LA RINASCITA SULLA SARTHE - Poche auto come l'Alpine hanno incarnato l'ideale della Voiture Bleue: francese dalla prima all'ultima vite, progettata da francesi e magari nelle mani di piloti transalpini. Forse la sola Ligier di inizio anni 80 in Formula 1 è arrivata su questi livelli, prima di aprirsi alle logiche cosmopolite del Circus. La casa di Dieppe, inattiva dal 1995, dal 1973 è di proprietà della Renault: l'ultima sportiva sfornata è la A610, una granturismo abbastanza distante dall'idea originaria di leggerezza e agilità degli albori rappresentati dalla A110.
60 ANNI - Adesso è il momento di rilanciare il brand, e quale migliore occasione di Le Mans poteva esserci per testimoniare questa volontà? Nessuna, viene da pensare, tanto più che quest'anno ricorre il sessantesimo anniversario della fondazione, avvenuta per mano di Jean Rédélé. Così nasce la Alpine Celebration, esposta nelle immediate vicinanze del circuito.
QUANDO LA 5 ERA ALPINE - Le della Alpine Celebration linee, semplici ma non banali, richiamano quelle della Vision realizzata per il videogioco Gran Turismo; non mancano certo omaggi stilistici al passato, A110 in testa - specie nell'andamento del tetto. Ampio l'uso del carbonio, e da tuffo nel passato il logo apposto sulla mascherina, sulle fiancate e in coda: difficile non ricordare, per noi italiani (magari sulla quarantina), le “A” che contraddistinguevano le Renault 5 più cattive, aspirate o turbo, dal 1978 al 1984.
NEL 2016? - La Alpine Celebration è frutto del lavoro di sole quindici persone: così ha voluto l'amministratore delegato Bernard Ollivier. Pare che lo sviluppo prosegua alacre in quel di Dieppe, nello storico stabilimento Alpine: si parla di un debutto per il 2016 (ma potrebbe slittare) e di un'architettura con motore centrale e trazione posteriore. Senza peraltro dimenticare che la A110-50 e la A450b hanno già segnato il ritorno alle competizioni, ormai da un triennio, di un marchio che vuole prepotentemente ritornare in auge - e nel cuore di chi ama la guida emozionale.