I VANTAGGI CI SONO, MA… - L’auto elettrica si prepara a scendere sulle nostre strade. I primi modelli saranno venduti alla fine di quest’anno, ma sono già partiti dei progetti pilota di Renault, Mitsubishi e Smart (foto in alto la Fortwo) in diversi città. L’obiettivo? Contribuire a ridurre inquinamento e rumore, e far risparmiare sul “pieno”: in media, con una spesa di un paio di euro si può ricaricare le batterie dalla presa di casa e percorrere così un centinaio di chilometri. Persino una citycar a gasolio fa spendere almeno tre volte tanto. Tuttavia una ricarica completa dura 6-8 ore: nessun problema per chi sfrutta la notte o il tempo trascorso in ufficio (ammesso che vi siano delle prese di corrente disponibili). Ma se non si può tenere l’auto ferma così a lungo sono guai: le colonnine di ricarica (vedi foto qui sotto) che aziende elettriche, come a2a ed Enel, hanno iniziato a installare sulle strade non abbassano il tempo rispetto alle prese di corrente di casa.
MANCA UNO STANDARD - L’ideale sarebbe avere delle colonnine che in una trentina di minuti rigenerino le batterie all’80%. Tutte le vetture elettriche prevedono questo tipo di ricarica, ma con tensioni che variano da costruttore a costruttore. Ad esempio, la Mitsubishi i-Miev (foto sotto) e le sue “gemelline” Peugeot iOn e Citroën C-Zero, che saranno in vendita entro fine anno, si ricaricano (all’80%) in trenta minuti con una tensione continua di 330 volt. Le Renault Fluence Z.E. e Kangoo Express Z.E. (già coinvolte in un progetto pilota a Milano e Brescia, e in vendita a metà del 2011) impiegano un sistema in corrente alternata trifase a 400 volt. Addirittura, la stessa Nissan che è partner della Renault, per la Leaf adotta caricabatterie rapidi ancora diversi: a 400 volt, ma in corrente continua. Difficile quindi pensare a colonnine che accontentino tutti, anche perché siamo solo all’inizio.
IN FUTURO DOVREBBE ANDARE MEGLIO - A mano a mano che i modelli aumentano, il problema si fa sempre più serio. Per questo ci sono già dei gruppi di lavoro che stanno definendo degli standard. Alle discussioni partecipano, oltre agli enti normativi, case automobilistiche, aziende energetiche e produttori di componenti. I primi risultati sono previsti a metà del 2011. Una volta definite “le regole” per la ricarica, tutti i nuovi modelli dovranno soddisfarle. Ma fino ad allora è “anarchia”.
SI PENSA A COME FAR PAGARE IL PIENO - Intanto i progetti pilota vanno avanti: a Milano e Brescia sono già partiti quelli con le Mitsubishi i-Miev e le Renault Fluence Z.E. e Kangoo Express Z.E. In questo caso le colonnine di ricarica (lenta) le sta installando la a2a. La Smart, invece, è al lavoro con Enel, a Roma, Milano e Pisa. L’obiettivo, in entrambi i casi, è mettere a punto i sistemi di ricarica e studiare come (e quanto) far pagare l’energia erogata dalle colonnine. Si parla di tariffe a consumo, o di contratti “flat”: si paga una quota fissa e si può ricaricare le batterie quante volte si vuole.