RIPARAZIONI ANOMALE - Lo scandalo Dieselgate sembra senza fine. Da un’inchiesta condotta da Auto Express nel Regno Unito risulterebbe che migliaia di proprietari delle auto del Gruppo Volkswagen sottoposte a interventi per riportare a norma le emissioni di NOx si lamentano di anomalie. Secondo lo studio legale Harcus Sinclair 5.052 dei 9.500 automobilisti sentiti avrebbero riscontrato problemi dopo la riconsegna delle vetture. Più della metà segnalano un aumento dei consumi, il 41% registra un calo di potenza e prestazioni, un altro 14% protesta per l’inserimento improvviso del “limp mode”, la modalità che costringe a viaggiare a bassa velocità per preservare le emissioni. Una serie di questioni che ha indotto lo studio legale a fare causa al costruttore tedesco per conto di decine di migliaia di utenti e a segnalare al Dipartimento dei trasporti le anomalie riscontrate.
DIFETTI ALL’EGR - A rimarcare le accuse contro Volkswagen sono arrivati altri studi. Il programma Watchdog della BBC ha dichiarato che l’entrata in funzione della modalità “limp mode” avrebbe causato pure incidenti e situazioni di pericolo per il repentino rallentamento dell’auto, nonché che il funzionamento del dispositivo per il ricircolo del gas di scarico (EGR) opera in modo più invasivo del dovuto penalizzando le prestazioni. Un’anomalia confermata pure dal 66,9% dei 542 automobilisti intervistati da Hypermiler.co.uk, una community di guida orientata al risparmio di carburante che hanno lamentato (14%) anche problemi al filtro antiparticolato. La questione riguarderebbe soprattutto le auto con più di 40.000 km, i cui proprietari dovrebbero spendere più di 800 sterline (circa 900 euro) per ripristinare il sistema.
LA DIFESA WOLFSBURG - La Volkswagen si difende con un comunicato nel quale chiarisce di avere effettuato interventi in oltre 720.000 vetture nel Regno Unito e in più di 5 milioni di auto in tutta Europa e che non si tratta di un problema generalizzato in quanto la stragrande maggioranza dei modelli ripristinati non ha riscontrato anomalie. La nota del costruttore tedesco, inoltre, sottolinea come gli interventi attuati non incidono sul funzionamento del “limp mode” e che le stesse autorità competenti hanno confermato che le misure tecniche adottate non hanno impatti negativi su consumi, potenza, coppia, rumore o rilascio di CO2, ma neppure sulla durata del motore o sul sistema di controllo delle emissioni.
LO STATO CHIEDE I SOLDI - A complicare il Dieselgate britannico è l’aspetto economico. Il Dipartimento dei trasporti non vuole che le spese generate dallo scandalo ricadano sui contribuenti, ma pretende che a pagare sia il Gruppo di Wolfsburg. Al momento l’organismo di Stato ha dichiarato di avere speso 1,1 milioni di sterline per il programma di controllo delle emissioni delle vetture di 20 marchi e un altro milione per istituire un’unità di sorveglianza che verifichi sui futuri modelli commercializzati nel Regno Unito. Dei 2,1 milioni di sterline (quasi 2,4 milioni di euro), però, il Dipartimento dei trasporti dichiara di avere ricevuto da Volkswagen soltanto l’importo riguardante il programma di controllo e ora vorrebbe un versamento anche per i test futuri in quanto ritiene il produttore tedesco responsabile della cattiva reputazione del settore che obbliga a predisporre le analisi preventive prima della commercializzazione delle auto. Un esborso, però, che Volkswagen non sembra intenzionata a effettuare come rimarcato da capo delle filiale inglese Paul Willis. Comportamento che, per altro, rende ancora più difficili i rapporti tra Governo e Willis, accusato in passato di avere dichiarato il falso ai parlamentari del Regno Unito sostenendo che le auto del Gruppo non avevano niente di anomalo e che il richiamo di 1,2 milioni di auto è stato effettuato soltanto per “rimuovere ogni dubbio” ai proprietari. Un dubbio per il momento “tolto” ai possessori di 470.000 auto (cifra che non coincide con quando dichiarato da Volkswagen) al quali si aggiungono altri 20.000 a settimana.
LA CAUSA DEI 100.000 - Il contenzioso economico non riguarda soltanto il rapporto con le istituzioni statali, ma pure con i proprietari delle vetture del Gruppo di Wolfsburg. Una prima richiesta per 1,2 milioni di sterline sarebbe stata rifiutata da Volkswagen, malgrado negli Stati Uniti abbia accettato di pagare 15,3 miliardi di dollari ai proprietari, nonché 4,3 miliardi al Dipartimento per la Giustizia statunitense. Il conto, però, ora potrebbe essere più salato. Alla causa lanciata dallo studio legale Harcus Sinclair avrebbero già aderito più di 35.000 automobilisti di Inghilterra e Galles, cifra che si arricchirebbe al ritmo di 500 proprietari al giorno tanto che i legali stimano di arrivare presto a rappresentare oltre 100.000 persone. Un numero che potrebbe portare Volkswagen a versare oltre 3 milioni di sterline considerato che i proprietari chiedono in media un risarcimento per i danni arrecati di 3.000 sterline a testa (3.400 euro).