EPPUR SI MUOVE - Con la velocità pachidermica che contraddistingue in generale l’operato delle istituzioni comunitarie, martedi scorso la Commissione europea ha emesso una sorta di guida destinata agli stati membri per aiutarli a combattere i comportamenti scorretti delle case costruttrici in materia di emissioni. L’iniziativa è una conseguenza dello scandalo Dieselgate Volkswagen scoppiato nel settembre 2015 negli Stati Uniti, con la denuncia da parte delle locali autorità per la protezione dell’ambiente della presenza su veicoli Volkswagen dell’ormai famoso sistema che modifica il funzionamento del motore a seconda che il veicolo stia facendo il test di omologazione o invece stia viaggiando su strada. Dopo oltre un anno di clamorose vicissitudini anche l’Europa sta affrontando fattivamente la materia e l’iniziativa della Commissione europea vuole essere un passo importante per fare chiarezza. Una chiarezza che evidentemente deve essere fatta sulla competenza in materia, visto che gli Sati membri hanno accusato l’Unione europea di immobilismo e di aver varato norme non chiare, mentre le autorità comunitarie hanno rimproverato i paesi membri di non aver fatto quello che potevano fare e di essere stati succubi dell’industria automobilistica, evidentemente per le preoccupazioni economiche-occupazionali.
FARE CHIAREZZA - La Commissione europea ha voluto sbarazzare il campo da equivoci e incertezze (per non dire pretesti). Ha infatti elaborato una serie di indicazioni su come i governi dovranno-potranno comportarsi per combattere i casi di scorrettezza in materia di interpretazione delle normative vigenti e individuare gli eventuali dispositivi illegali adottati sui motori. Va comunque sottolineato che il provvedimento non introduce vincoli o obblighi, ma rappresenta solo un contributo per il buon operare e la giusta lotta contro i dispositivi “furbi”. Questo perché la Commissione europea ribadisce che il compito di far rispettare le leggi è dei governi nazionali. Ciò detto, si prevede che il documento-guida potrà essere alla base di provvedimenti sanzionatori nei confronti dei paesi che si dimostrassero inattivi nella lotta alle “furbate”. Del resto istruttorie di questo tipo la Commissione le ha già prese nei giorni scorsi nei confronti alcuni paesi, in particolare Germania, Gran Bretagna, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Repubblica Ceca e Spagna.
UN METODO PER I CONTROLLI - Tra le idee-guida elaborate dalla Commissione europea ci sono le indicazioni su come individuare le auto da sottoporre a test, nonché sulle modalità da seguire per detti test in laboratorio e su strada. Tutto ciò per creare le migliori premesse atte a far emergere le anomalie che possono significare la presenza di dispositivi irregolari. A proposito di questi ultimi la Commissione tenta una definizione affermando che non sono consentiti sistemi che modificano il comportamento dei motori, se non in pochissimi casi, e che comunque la loro presenza deve essere dichiarata. In proposito va ricordato che nella vicenda legale americana ha pesato moltissimo il fatto che la presenza del software incriminato non era stato dichiarata dal costruttore, che per di più ha poi negato a lungo tale realtà.