APPUNTAMENTO IMPORTANTE - Giovedì 24 marzo il giudice di San Francisco Charles Breyer ha tenuto un’udienza relativa alla vicenda “
Dieselgate”, cioè lo scandalo che nel settembre del 2015 ha coinvolto il gruppo Volkswagen. Come noto, la casa tedesca è stata scoperta responsabile di aver montato su milioni di vetture (circa 600 mila vendute negli Usa) l’ormai famoso software capace di variare il funzionamento del motore. Il programma incriminato è in grado di dar luogo a consumi ed emissioni in regola con gli standard richiesti dalle norme quando la vettura è sottoposta alle prove previste dai test di omologazione, per poi passare a ben altro regime (e ben altre emissioni di ossido di azoto) quando il sistema rileva che il test è finito, dunque nel normale uso stradale. Per di più, l’irregolarità del software risultava come conclamata dal fatto che la Volkswagen non aveva dichiarato la sua presenza, come previsto dalla normativa Usa, anzi negandola fino all’ultimo.
PROROGA DELLA SCADENZA - L’udienza del 24 marzo era molto attesa perché rappresentava il termine ultimo concesso al gruppo Volkswagen per presentare una valida proposta di soluzione per i veicoli con il software incriminato venduti negli Usa. In base agli aggiornamenti della situazione illustrati dai rappresentanti della Volkswagen, il giudice Breyer ha riconosciuto che sono stati “compiuti progressi sostanziali” nel lavoro di ricerca e individuazione delle misure concrete per trovare una via di uscita.. Ciò detto, lo stesso giudice ha anche affermato che non c’è ancora stata una proposta concreta risolutiva e che la Volkswagen si è trovata di fronte a notevoli difficoltà tecniche nella ricerca della soluzione adeguata . Per questo insieme di cose, il giudice Breyer ha fissato una nuova scadenza entro cui la Volkswagen dovrà presentare l’attesa proposta: il 21 aprile. In pratica un mese in più di tempo.
IMPOSSIBILE REGOLARIZZARE LE AUTO? - Va detto che stando a quanto pubblicato in America, l’ipotesi a cui si starebbe lavorando non sarebbe tanto una soluzione tecnica sulle 600 mila vetture capace di riportarle alla regolarità. Secondo la stampa, tale eventualità viene ritenuta infatti impossibile tecnicamente. La via d’uscita alla vicenda sarebbe dunque una sorta di “agreement” con cui il gruppo automobilistico tedesco finanzierebbe iniziative ambientalistiche negli Usa come “compensazione” per i guasti provocati dalle auto diesel irregolari vendute. L’alternativa sarebbe la messa fuori legge delle 600 mila auto, con l’obbligo del ritiro dalla circolazione.
GLI ASPETTI ECONOMICI - Tutta la vicenda ha un aspetto economico finanziario di dimensioni enormi per le sorti del gruppo Volkswagen. Secondo le normative americane sarebbero infatti possibili sanzioni nell’ordine di diverse decine di miliardi di dollari (i calcoli sulla cifra esatta sono diversi da fonte a fonte). A ciò si dovranno aggiungere le sicuramente pesanti conseguenze delle tante cause legali intentate contro il gruppo automobilistico tedesco. In questa prospettiva, un accordo tra la Volkswagen e la Magistratura potrebbe portare a una dimensione meno onerosa delle sanzioni e dei costi complessivi della vicenda. Da ciò deriva l’importanza della specie di “trattativa” in corso tra il gruppo tedesco e i giudici Usa. In proposito, va anche detto che negli Usa non manca chi è contrario a una soluzione del genere e auspica una sanzione piena ed esemplare.