INIZIATVA MINISTERIALE - Il dipartimento di Giustizia - l’equivalente del nostro Ministero - ha avviato una causa civile contro la Volkswagen, l’Audi e la Porsche per “violazione delle norme antinquinamento” attraverso le pratiche illegittime messe in atto a proposito del controllo delle emissioni dei motori turbodiesel EA 189. L’iniziativa è stata presa assieme all’EPA, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente americano, cioè l’ente che nel settembre scorso ha fatto scoppiare lo scandalo dei motori che finito il ciclo di omologazione adottavano (e adottano tuttora, sino a che non saranno sottoposti al richiamo che dovrà essere deciso) automaticamente altri parametri di funzionamento diffondendo nell’aria molto più NOx (ossidi di azoto) rispetto a quanto fatto nella prova per essere omologati.
ATTENZIONE SU ALTRI ASPETTI - Dopo qualche settimana dallo scoppio del caso, avvenuto a metà settembre e ora noto anche come
Dieselgate, si è preso a parlare soprattutto della ricostruzione di che cosa era successo e di come fosse stata possibile una così grande azione scorretta in una azienda come la
Volkswagen (
nella foto sopra la Passat prodotta a Chattanooga). Poi hanno dominato la scena gli aspetti tecnici e le iniziative in cantiere da parte della casa tedesca per ovviare al problema e rifondare il proprio modo di esistere e lavorare. In pratica è parso che la vicenda strettamente legale stesse sfumando.
RISCHIO ENORME - Non era così, e l’iniziativa del Dipartimento di Giustizia americano riporta in primo piano quello che appena scoppiata la vicenda apparve come il rischio principale per la Volkswagen: una enorme condanna economica. In base all’accusa formalizzata contro Volkswagen, Audi e Porsche (per un totale nei soli Stati Uniti di 600 mila veicoli) la condanna possibile è infatti di 32.500 dollari per veicolo non in regola venduto sul mercato americano. E a questa ammenda si potrà aggiungere anche una sanzione di 2.750 dollari per ogni dispositivo illegittimo (il software che cambia la regolazione del motore). Il tutto per un conto totale nell’ordine di ben oltre 20 miliardi di dollari.
NIENTE CONDANNA PENALE - Ora la procedura civile ripropone la prospettiva con grande concretezza. C’è comunque da segnalare che negli Stati Uniti - nella fattispecie il New York Times - ha sostenuto che la causa civile intrapresa dal Dipartimento di Giustizia (l’unica entità considerata in grado di affrontare una causa contro un colosso come la Volkswagen) “può essere considerata una sconfitta per l’amministrazione Obama” che ancora una volta limita la sua azione a infliggere pesanti sanzioni economiche ma arriva a mettere in causa i dirigenti, evitando loro qualsiasi condanna penale. La cosa rende ancora più credibile l’ipotesi di uno sbocco della vicenda in una sanzione miliardaria.