ULTIMO ATTO? - Impennata di… temperatura nella vicenda Dieselgate Volkswagen. Fin quasi al calor bianco. E dire che dal settembre 2015, quando il caso è esploso, le notizie clamorose e i colpi di scena non sono certo mancati. Quando però la notizia ha per protagonisti l’ex numero 1 del gruppo, Martin Winterkorn, dimessosi pochi giorni dopo lo scandalo, e il patriarca della famiglia Porsche, Ferdinand Piech, allora le cose assumono un rilievo maggiore, molto maggior. Come se non bastasse la notizia proviene dagli uffici giudiziari, quelli della Procura di Braunschweig che stanno indagando sulla vicenda.
DEPOSIZIONE CLAMOROSA - La stampa tedesca ha infatti riferito di dichiarazioni fatte ai magistrati nel dicembre scorso da Ferdinand Piech, che oltre a essere nipote di Ferdinand Porsche ed ex amministratore delegato del gruppo VW dal 1993 al 2002 è il principale esponente della famiglia che detiene la maggioranza delle azioni del gruppo. Secondo quanto riportato dal settimanale Spiegel e dal quotidiano Suddeutsche Zeitung, Piech ha affermato che Winterkorn era al corrente dei problemi americani derivati dal software illegittimo dei motori diesel ben prima dello scoppio dello scandalo (settembre 2015). Le affermazioni di Piech aggravano notevolmente la posizione dell’ex amministratore delegato Martin Winterkorn. Ed essendo stato quest’ultimo al vertice della casa nel periodo delle pratiche illegali, ad aggravarsi è la posizione del gruppo stesso.
ACCUSE CIRCONSTANZIATE - Piech avrebbe riferito di avere avuto notizia dei problemi sorti negli Usa all’inizio del 2015 e di avere chiesto informazioni allo stesso Winterkorn nel marzo del 2015, in occasione del salone di Ginevra. Alla richiesta Winterkorn avrebbe risposto di non saperne nulla. Il quotidiano Suddeutsche Zeitung si è spinto sino a riportato anche il nome di chi avrebbe fatto la “soffiata” a Piech: l’ex ambasciatore di Israele in Germania, amico di lunga data di Piech. Il diplomatico avrebbe consegnato al “grande vecchio” della Volkswagen un dossier sulla vicenda. Alla richiesta di informazioni Winterkorn avrebbe risposto di non saperne nulla.
RISARCIMENTI IN BALLO - La questione di quando Winterkorn è venuto a conoscenza del software irregolare e delle accuse mosse dalle autorità statunitensi, è molto importante perché se fosse provato che il vertice della Volkswagen era al corrente di tutto, la questione non sarebbe più ascrivibile solo ad alcune persone, ma all’azienda stessa. Ciò significherebbe quasi inevitabilmente il riconoscimento del diritto di risarcimento avanzato da molti azionisti per le perdite subite con lo scandalo. Dunque la necessità di altri esborsi miliardari per la Volkswagen (si stima attorno a 8-9 miliardi di euro.
NON SOLO CAUSE LEGALI - Aspetti economici a parte, le dichiarazioni di Piech possono anche consentire di chiarire che cosa avvenne nel 2015 nei rapporti tra Piech e Winterkorn (sopra in una foto di repertorio), su cui finora c’è stata grande incertezza. Fino ad allora il carismatico capo della famiglia Porsche-Piech (o almeno di una sua importante fazione) aveva sempre sostenuto Winterkorn, tanto che quest’ultimo veniva definito come suo pupillo. Poi però Piech rilasciò delle dichiarazioni negative sul manager, ciò alla vigilia del rinnovo del suo incarico. Winterkorn però seppe manovrare bene tra gli azionisti e Piech fu messo in minoranza, con conseguente conferma del manager al vertice dell’azienda. La conclusione della vicenda non chiarì le cose e il cambiamento di opinioni di Piech è rimasto sempre un punto interrogativo.
LUCE SU UNO SCONTRO - Ora, le notizie sulle dichiarazioni al giudice di Piech alzerebbero il velo anche su questo aspetto delle vicende Volkswagen. I tempi dei vari fatti lasciano pensare che le informazioni riservate sulle vicende americane, negate dall’amministratore delegato, fecero perdere a Piech la fiducia in Winterkorn. Da lì la sua battaglia, vana, per estrometterlo dalla guida del gruppo. Dunque, la deposizione di Piech assume grande rilievo nella storia recente della Volkswagen, oltre che essere importante nelle indagini della magistratura e nelle conseguenti prospettive economiche.