INTERPRETAZIONE AUTENTICA - A dieci giorni dal comunicato della totale acquisizione del gruppo Chrysler da parte della Fiat, l’amministratore delegato Sergio Marchionne fornisce oggi una lettura “autentica” del fatto, indicando le prospettive che si sono aperte e le strategie di massima che la nuova realtà andrà a mettere in atto. La cosa avviene attraverso una lunga intervista pubblicata dal quotidiano la Repubblica, significativamente intitolata “Ecco il futuro della Fiat”.
INCONTRO DI CULTURE - Il lungo colloquio con il direttore di Repubblica, Enzo Mauro, affronta un po’ tutti gli aspetti della situazione, da quelli finanziari alla ricostruzione della vicenda Fiat-Chrysler, insistendo ovviamente sui destini della presenza industriale del gruppo in Italia. Le cose dette sono tante e di notevole rilievo. Curiosamente però ce n’è una, non rilevantissima, che salta fuori e suona un po’ strana. Per dire che con l’acquisizione è stata creata una realtà nuova, globale, incontro di due culture, qualcosa che va al di là dell’essere “padroni” della Chrysler, Marchionne esemplifica: «È qualcosa di più, di meglio. Abbiamo creato una cosa nuova. E da oggi il ragazzo americano che lavora in Chrysler quando vede una Ferrari per strada può dire: è nostra». Ecco, l’immagine scelta per descrivere la situazione sorprende e suona ambigua, perché si presta a diverse interpretazioni, dato che quel “nostra” può avere diversi significati. Si può intendere come sentimento di appartenenza, ma anche come senso di possesso. Bisognerebbe chiederlo al ragazzo americano…
STABILIMENTI-FANTASMA? - A parte questo particolare, che si fa cogliere perché c’è di mezzo la Ferrari, il gioiello d’Italia e degli italiani, sono interessanti alcune cose dette da Marchionne a proposito delle future produzioni. Intanto è detto con chiarezza e perfino forza che la Fiat non esiste più come “mass market”, cioè come costruttore di auto dai grandissimi numeri. La strategia del gruppo Fiat punta tutto sulla fascia Premium, cioè le auto di qualità, di immagine. In pratica su Alfa Romeo e Maserati. E all’obiezione che la cosa poteva essere avviata prima, Marchionne risponde con un piccolo colpo di teatro: «Lei cosa ne sa? Non sa che in capannoni fantasma, mimetizzati in giro per l’Italia, squadre di uomini nostri stanno preparando i nuovi modelli dell’Alfa Romeo che annunceremo ad aprile e cambieranno l’immagine del marchio, riportandolo all’eccellenza assoluta». La strategia non è una novità, ma quella degli stabilimenti-fantasma in cui si lavora tra segretezza e clandestinità, è un’immagine forte di cui sarà interessante vedere i frutti nel prossimo aprile.
EVITATA LA SITUAZIONE PSA - Più concreto ed esplicito è Marchionne a proposito delle valutazioni su questi ultimi anni di grave crisi del mercato europeo. All’osservazione che forse si doveva investire ugualmente investire in nuovi prodotti, l’amministratore delegato del gruppo (a proposito: la nuova entità avrà un nuovo nome, non ancora comunicato, per cui la denominazione Fiat-Chrysler è informale) ha sottolineato che chi ha deciso di investire comunque ora si ritrova a mal partito (e ha citato il nome della PSA) ricordando anche che i modelli invecchiano, e quelli lanciati all’inizio della crisi, al momento della ripresa non saranno certo più idonei ad affrontare il mercato.
NESSUNA PREOCCUPAZIONE - Non poteva mancare un riferimento alla decisione dell’agenzia di rating Moody di declassare la Fiat, a causa dell’impegno finanziario assunto per acquisire il 100% delle azioni Chrysler, a fronte di una situazione ancora negativa dei bilanci Fiat. Ma Marchionne sull’argomento si mostra tranquillissimo. «Capisco il loro ragionamento, ma ricordo che nel 2007 arrivammo a zero debiti, prima che scoppiasse quel bordello nei mercati. Bisognerà vedere con il piano di aprile dei nuovi modelli dove si posizionerà il debito. Io non sono preoccupato, proprio no». Una risposta che tranquillizza solo nella misura in cui si dà credito alla affermazione di Marchionne di non essere preoccupato.
UTILI CHRYSLER PER “COPRIRE LE SPALLE” - Più chiaro è invece il quadro delle ricadute dell’acquisizione della Chrysler sulle prospettive anche per l’attività in Italia. Ricadute che si fanno sentire sia nell’ambito industriale che in quello commerciale. A proposito su che cosa fare e perché non sia stato fatto prima, Marchionne infatti è abbastanza esplicito: «Mi servivano due cose: la capacità finanziaria, e oggi finalmente Chrysler come utili e come cassami copre le spalle, e un accesso al mercato mondiale. Oggi se mi presento con l’Alfa negli Usa ho una rete mia di 2.300 concessionari capaci di portare quelle auto dovunque in America, rispettandone il dna italiano». E finalmente in questo concetto ci sono probabilmente i cardini di tutta l’operazione: ancorché non sia possibile strillare che la Fiat rilancerà l’Alfa Romeo e i modelli Fiat con i quattrini guadagnati dalla Chrysler (se no il citato ragazzo americano che sente un moto di appartenenza di fronte a una Ferrari si potrebbe sentire turlupinato…) è ben evidente il percorso che si intende compiere. Così come la rete commerciale della Chrysler negli Usa rappresenta indubbiamente uno strumento valido per dare prospettive alle Maserati e alle Alfa Romeo di nuova generazione.
CIAO LANCIA - E la
Lancia? L’intervista non omette neanche questo capitolo, seppure ormai oggettivamente marginale. «La Lancia diventerà un marchio soltanto per il mercato italiano, nella linea Y». Insomma, la grande partita del gruppo Fiat si gioca sul marchio Alfa Romeo. E Marchionne lo dice esplicitamente: «Come vede la vera scommessa utilizzare tutta la rete industriale per produrre il nuovo sviluppo dell’Alfa, rilanciandola come eccellenza italiana».