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L’altra faccia del design automobilistico

08 aprile 2016

Non solo grandi e storiche realtà, il mondo del car design italiano è fatto anche da studi più piccoli: andiamo a conoscerne uno, la Camal.

L’altra faccia del design automobilistico
LONTANO DAI RIFLETTORI - La professione del disegnatore è fra le più blasonate e prestigiose nell’intero panorama automobilistico. I suoi interpreti più noti diventano il volto dei modelli che realizzano, guadagnando così il successo e la venerazione degli appassionati: noi italiani sentiamo più vicina l’influenza di Nuccio Bertone o Giorgetto Giugiaro, ma altrettanto famosi sono Alec Issigonis (padre della Mini) o Harvey Earl (storica matita della General Motos). Esistono però disegnatori costretti a vivere nell’ombra, dietro le quinte, in cambio della soddisfazione di collaborare al progetto di una vettura per conto terzi: il committente è di solito una grossa casa automobilistica, che vieta espressamente di far menzione della paternità del progetto. Uno di loro è Alessandro Camorali (in piedi nella foto qui sotto), fondatore della torinese Camal, azienda che si occupa di modellazione virtuale e design.
 
CAMBIANO GLI STRUMENTI - Camorali è nato nel 1980, ha iniziato la propria carriera alla Bertone e dopo sette anni si è trasferito presso una grossa azienda nel settore delle automobili sportive, che non viene citata per le questioni accennate poc’anzi. Qui rimane due anni e viene promosso a consulente. Abbiamo intervistato Camorali nel suo ufficio della precollina torinese, dove lavora insieme ad altri dieci dipendenti. “Ho fondato la società nel marzo 2008 scegliendo le iniziali del mio cognome e del mio nome. Oggi do lavoro ad altre dieci persone, molte delle quali sono ragazzi nati dal 1990 in giù”. Camorali possiede il diploma di perito industriale e racconta con soddisfazione di aver iniziato la propria carriera da modellatore puro, utilizzando il tecnigrafo. “Oggi si utilizza esclusivamente il digitale e stiamo iniziando a prendere confidenza con la realtà aumentata” le sue parole. “È per questo motivo che voglio circondarmi di ragazzi giovani, dalle competenze specifiche, capaci di tenermi aggiornato sulle ultime tendenze nell’ambito della progettazione”.
 
 
TUTTO VIENE AGGIUSTATO - La Camal è un’azienda specializzata principalmente nella realizzazione di modelli virtuali per conto di case automobilistiche o della nautica. Fornisce supporto e consulenza a realtà che hanno un bisogno specifico, legato per esempio allo stile di un componente. I committenti, in estrema sintesi, si rivolgono ad aziende come la Camal per ricevere ispirazioni da far poi rielaborare al centro stile interno. “I nostri clienti ci chiedono il massimo riserbo e non concedono quasi mai carta bianca” racconta Camorali. “Per loro è fondamentale l’orgoglio, quindi apporteranno sempre delle variazioni ai progetti che gli forniamo”. Camorali cita l'esempio di un’azienda inglese produttrice di mezzi per la raccolta rifiuti. “Ci hanno chiesto di disegnare un mezzo che piacesse anche ai bambini” le sue parole. “La nostra idea è stata apprezzata ed ha raggiunto la produzione, seppur diversa rispetto ai disegni: in questo modo abbiamo perso molti dettagli e la qualità del progetto ne ha risentito”. 
 
IL PROGETTO DELLA HYPER-SUV - Per necessità Camorali e la Camal lavorano lontano dai riflettori. L’unico vero momento di popolarità globale è sopraggiunto dopo aver mostrato i bozzetti della Ramusa (foto qui sotto), sportiva-suv dalle caratteristiche estreme realizzato sfruttando i principali organi meccanici della Bugatti EB110, coupé lanciata nel 1991 e considerata fra le automobili simbolo degli Anni 90. “Il progetto della Ramusa inizia quando veniamo contattati da un investitore italiano, che ci era stato descritto come persona seria e affidabile” ricorda Camorali. “Questa persona ci chiese il disegno di una suv basata sul telaio e sulla meccanica della EB110. Era un’impresa molto impegnativa ed ambiziosa, che abbiamo svolto con entusiasmo”. L’impresa non è facile. “Partendo da zero bastano tre giorni per definire i volumi di un’auto” spiega il fondatore della Caml. “A noi sono servite due settimane. Non è stato per niente facile, dal momento che una sportiva ha caratteristiche e vincoli totalmente diversi rispetto ad una suv”.
 
 
ANCHE IN VIDEOGIOCO - Il progetto naufraga quando l’investitore realizza che le sue previsioni di spesa erano state molto ottimistiche, facendo perdere le proprie tracce e non onorando più l’impegno (anche economico). “A quel punto ci siamo chiesti cosa fare” prosegue Camorali. “L’auto era pronta, definita, quindi abbiamo pubblicato online i disegni con il solo obiettivo di farci pubblicità”. L’idea è stata azzeccata. La Ramusa conquista l’interesse degli appassionati e si trasforma in argomento di discussione, soprattutto fra chi si domanda dove l’azienda avesse trovato la meccanica di una vettura rarissima come la EB110. “Gli accordi consistevano nel realizzare una serie di 25 unità” spiega Camorali. “Mi è stato detto che i 25 telai erano stati abbandonati dopo la chiusura dell’ex stabilimento della Bugatti a Campogalliano, nel modenese, dove la EB110 è stata costruita fra il 1991 ed il 1995”. Il nome Ramusa inizia a diffondersi fra gli appassionati e Camorali viene anche contattato da un’azienda specializzata nei videogiochi, che gli domanda il permesso di inserire l’auto all’interno di un loro titolo.
 
I TRUCCHI DEL MESTIERE - Camorali ed i suoi colleghi stanno curando in questi mesi anche il progetto di una vettura in esemplare unico, sulla base di una Corvette, che un collezionista statunitense ha mostrato interesse nell’acquistare. “Sono disegni molto rischiosi, perché non è raro che la persona cambi idea e ci lasci senza nulla in mano” il suo raccolto. “Allo stesso tempo vanno considerati molto redditizi, perché lo stile arriva a pesare fino al 10% del prezzo complessivo: sono cifre di rilievo per uno studio piccolo come il nostro”. Camorali ci ha poi rivelato che il peggior cliente è quello appassionato di quattro ruote, perché tende a credersi un esperto di design e a non lasciarsi consigliare. “Per questo motivo ho un trucco molto efficace” le sue parole. “In fase di capitolato ci vengono sempre richiesti più disegni. Io ho l’abitudine di farne tre: uno oggettivamente brutto, uno banale e quello che riteniamo più adatto, che poi suggeriremo al cliente”.
 
 
QUANTO COSTANO I MODELLI IN CLAY - Il perché del disegno brutto non va nemmeno spiegato. Quello banale serve invece per mettere il cliente di fronte ad una scelta. “Noi gli diciamo: ‘tu puoi avere quest’auto, ma sappi che ricorda altre vetture e non sarà del tutto originale’” ci racconta Camorali. “Il cliente finisce sempre con accettare la nostra proposta”. Questo non solo per motivi legati all’estetica, ma soprattutto perché eventuali modifiche sono molto costose ed impegnative da realizzare: un modello in clay a grandezza naturale può costare anche 80.000 euro, e gli esperti che ci lavorano devono essere pagati fino a 120 euro l’ora. Da qui la scelta di portare il cliente verso un’automobile che sia più facilmente modificabile e realizzabile. Anche da chi la produce fisicamente. “Non è raro che i nostri fornitori cambino dettagli per risparmiare o per velocizzare il loro lavoro” conclude. “Noi scegliamo il disegno migliore anche in funzione di queste variabili”.


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Ritratto di Montreal70
9 aprile 2016 - 13:25
Bella la Ramusa. Magari le sue linee non sono pulitissime ma a volte è meglio trovare il giusto equilibrio, specie per un'azienda simile, che ha bisogno di entusiasmare oggi e non fra 30 anni. È comunque molto più bella e raffinata della maggior parte delle sportive prodotte oggi. Auguro loro un futuro roseo, magari fra qualche anno la loro sarà una prestigiosa firma mostrata senza vergogna da qualche famosa casa. Oggettivamente, un conto è una Ferrari firmata da pininfarina, un altro è una firmata da camal. A livello di marketing potrebbe essere molto dannoso per l'immagine di un'azienda tanto prestigiosa.
Ritratto di caronte
11 aprile 2016 - 09:24
In un mondo dove aziende storiche del design chiudono ( bertone) o vengono cedute ( giuggiaro, pininfarina) vi è una piccolissima azienda che funziona e poi credo che anche le grandi case di design abbiano cominciato così.