INIZIO DALLA FINE - Si chiamava Lancia Delta S4 e, con la Delta che poi vinse sei Mondiali Rally di fila, aveva in comune solo il nome: ha ballato per poco più di una stagione, vittima dello stesso regolamento che l’ha partorita. Di se stessa, forse, ma non certo per causa propria. La sua leggenda è iniziata con le fiamme che avvolsero Henri Toivonen e Sergio Cresto in Corsica, il 2 maggio 1986: lei era l’auto da battere, Toivonen il suo migliore interprete. Comandava il Tour de Corse con 2’45” di vantaggio sui rivali, il finlandese, mentre affrontava una sinistra veloce in discesa con chiusura in uscita: una delle tante della PS18 che la S4 si apprestava a domare. Non si è mai saputo come sia andata veramente: vi fu un impatto tra il posteriore della Lancia e un muretto posto all’esterno, che causò il distacco della pompa della benzina e di un serbatoio.
STOP ALLE GRUPPO B - La Lancia Delta S4 continuò la sua corsa, nel sottostrada, tra gli alberi: già in fiamme, con pilota e copilota intrappolati nell’auto. Il primo ad arrivare fu Bruno Saby: Miki Biasion, sopraggiunto poco dopo, dovette tenerlo con tutte le forze, perché il francese voleva gettarsi tra le fiamme per salvare i colleghi. Di lì in poi il buio: metallo, plastica, urla. Di Tiziano Siviero, nello specifico, navigatore di Biasion: “Presto, bloccate la prova! Sono usciti e la macchina sta bruciando!”. Stop: la Lancia ritira le altre auto, la gara prosegue, la FIA vieta le Gruppo B a partire dal 1987. Mentre gli organizzatori, nel pieno della tragedia, trovarono tempo e faccia tosta per dichiarare che i soccorsi sono sopraggiunti in “soli 16 minuti”, quando in realtà l’unica cosa paragonabile a un aiuto fu l’elicottero Lancia con a bordo lo storico medico Bartoletti, che nulla poté fare se non assistere impotente alla scena.
UN ANNO DOPO BETTEGA - La Lancia ne era la miglior esponente: faceva parte di quella generazione, irripetibile e crudele ma di certo la più bella di tutta l’epopea del rallysmo, che metteva su strada 650 e più cavalli nelle mani di un pilota e nelle note del navigatore. Da domare su strade che le persone normali provano paura a percorrere alla velocità di tutti i giorni. Di margine proprio non ce n’era: neppure l’anno prima, quando Attilio Bettega sulla 037 trovò la morte anch’egli in Corsica - un anno e quattro ore esatte prima di Toivonen e Cresto. La Lancia Delta S4 nacque nell’estate del 1985 con la versione stradale, necessaria per omologare la Gruppo B: si partiva da un telaio a traliccio, un 1.8 con turbo e compressore volumetrico e da uno schema di trazione integrale con due possibili ripartizioni della coppia - sempre con prevalenza al retrotreno.
IN POCHI MESI - L’equipe Lancia chiamata a sgrezzarla era d’eccezione: Claudio Lombardi e Cesare Fiorio arrivarono a stretto giro di posta (nel 1989) alla Ferrari in Formula 1, ponendo le basi per il titolo sfiorato da Prost nel 1990. Dalle parti di Chivasso chiamavano la Lancia Delta S4 “il laboratorio viaggiante”: nel giro di pochi mesi Miki Biasion la sviluppò a tal punto che il debutto iridato fu una supernova. RAC, 1985, ultima gara dell’anno: primi Toivonen-Wilson, secondi Alen-Kivimaki. Uno champagne stappato cinque volte in dodici gare: Toivonen-Cresto al Monte nel 1986, Biasion-Siviero in Argentina, Alen-Kivimaki nel Sanremo e negli Stati Uniti. Quando ormai il destino della S4 era segnato: lei, la più bella e dannata tra un manipolo di belle e dannate.