ALI SPIEGATE - La lacrimuccia, stavolta, tocca a chi veleggia tra i 40 e i 45 anni e giusto un quarto di secolo fa sfogliava avido le riviste di settore, vivendo a pane e alettoni: la
Mercedes 190 E 2.5-16 Evolution II compie 25 anni in questi giorni. Era una versione, tirata in 502 esemplari, necessaria per omologare le appendici aerodinamiche da utilizzare nel campionato DTM, che allora forse più di oggi rivestiva grande importanza per le case tedesche: quasi inutile sottolineare come la Evo II sembrasse uscita dal paginone centrale di un magazine dedicato al tuning, che allora si chiamavano ancora “elaborazioni”. I cerchi da 17” alloggiati da passaruota al limite dell'ipertrofico, oggi appannaggio di qualche pepata utilitaria, per l'epoca erano tendenti all'extra-large.
LA FATA TURBINA - Sotto il cofano della Mercedes 190 E 2.5-16 Evolution II c'era un 2.5 a quattro cilindri, che sviluppava 235 rispettabilissimi cavalli: oggi la potenza potrebbe fare sorridere, ma non stona ricordare come la 190 Evo-II fosse priva di turbocompressore. Gli Anni 80 erano passati da un po', e il turbo era una soluzione abbastanza di nicchia, con l'eccezione dell'Italia, dove veniva utilizzato per creare leggende (si veda alla voce Lancia Delta Integrale) o, per usare una terminologia dell'epoca, “ammazzare l'Iva pesante”. Il prezzo della Mercedes era da amatore: 115.000 marchi e più con la traduzione in lire oltrepassava quota 100 milioni. Se si parlasse di euro, l'equivalente dei 59.000 di allora sarebbero oggi abbondantemente da rivalutare.
RIVALI DA SEMPRE - Le prestazioni dichiarate per la Mercedes 190 E 2.5-16 Evolution II parlavano di una velocità massima pari a 250 km/h: non certo limitata elettronicamente, quanto da raggiungere in qualche autobahn tedesca. Lo 0-100 km/h era “bruciato” in 7”1: tempo di tutto rispetto, pur se superiore di qualche manciata di centesimi rispetto al tempo della rivale dell'epoca, la BMW M3 Sport Evolution, il cui 2.5 aspirato erogava 238 CV. A ben vedere, in un quarto di secolo la rivoluzione è stata copernicana, è vero, ma il dualismo BMW-Mercedes, giocato su scala mondiale, appare ancora sempiterno.