L'ACCUSA - Il 23 marzo, Luca Lillo, un 32enne che utilizza quotidianamente per gli spostamenti casa-ufficio una delle biciclette di bikeMi, il servizio di bike sharing del comune di Milano, se lo ricorderà per un po' di tempo. Come riporta oggi il Corriere della Sera, al signor Lillo è stato notificato un verbale di ben 345 euro per aver commesso tre infrazioni al Codice della Strada. Le forze dell'Ordine gli hanno contestato di aver “bruciato” un semaforo (154 euro) di via Melzi d'Eril, aver imboccato contromano via Cesariano (152 euro), il tutto mentre pedalava con delle cuffiette nelle orecchie (39 euro).
LA DIFESA - Il signor Lillo si difende dicendo che ha attraversato l'incrocio quando il semaforo era ancora giallo, di aver svoltato subito a sinistra, in via Cesariano, in senso vietato, per liberare al più presto l'incrocio visto il sopraggiungere delle auto e che le cuffie erano quelle del cellulare e non di un lettore mp3. Secondo il signor Lillo si tratta di accanimento contro chi va in bici e annuncia che farà ricorso, con l'appoggio dell'associazione Ciclobby.
STESSI DIRITTI E DOVERI - Il fatto di cronaca che ha coinvolto il signor Lillo getta luce su un problema ben noto nelle grandi città italiane come Milano, dove la rete di piste ciclabili è molto scarsa. Chi sceglie una bicicletta per muoversi senza inquinare si ritrova a pedalare in mezzo al traffico, con i rischi che ne derivano. Come dichiara il signor Lillo, "muoversi a Milano è come avventurarsi in una giungla tra auto in doppia fila, veicoli che sfrecciano ben oltre i 50 km/h e automobilisti che aprono le portiere senza guardare se sopraggiunge qualcuno". D'altra parte, la convivenza tra auto e bici non è semplice, considerato che troppo spesso i ciclisti sembrano scordarsi, o ignorare completamente, le più semplici regole del Codice della Strada. Dite la vostra attraverso il sondaggio (sotto) e i commenti.