I RISVOLTI DI UNA BUONA NOTIZIA - Gli scenari mondiali di economia e politica sono alle prese con l’abbassamento del prezzo del petrolio. Quello che si è sempre considerato come un fenomeno positivo in realtà questa volta sta suscitando inquietudini per le implicazioni geopolitiche che ha assunto. E il prezzo, a quanto pare, è destinato a rimanere basso almeno fino al 2016: pochi giorni fa l'Opec, l'organizzazione che raggruppa alcuni dei maggiori Paesi produttori, ha deciso in questo senso. Il motivo? Stando alle indiscrezioni sarebbe una politica volta a spiazzare il principale concorrente degli stati aderenti all'Opec e cioè gli Usa, che negli ultimi anni hanno incrementato molto la produzione di petrolio fino a divenire il secondo produttore mondiale dietro all'Arabia Saudita.
RAGIONI INCOMPRENSIBILI. O PREPOTENZA? - Ma oltre agli scenari mondiali c’è un altro aspetto controverso della riduzione del prezzo del cosiddetto “oro nero”: il fatto che alle quotazioni sempre più basse (si è a quota 70 dollari il barile, da circa 100 che si era; 105-115 dollari per il petrolio Brent, quello del Mare del Nord) non ha fatto e non fa seguito una analoga tendenza al ribasso dei prezzi di benzina e gasolio. Un certo calo dei prezzi c’è stato ma non certo delle dimensioni di quello del petrolio. Ancora una volta l’automobilista ha la percezione di essere schiavo delle compagnie petrolifere.
RIDUZIONE INFERIORE AL POSSIBILE - Uno studio del dipartimento dell’autorevole centro studi Nomisma ha rilevato che negli ultimi tempi il prezzo medio della benzina avrebbe dovuto scendere di 4,2 centesimi al litro in più di quanto calato, mentre quello del gasolio sarebbe stato corretto se si fosse ridimensionato di ulteriori 2,6 centesimi/litro. All’origine di questa apparente contraddizione ci sono diverse ragioni, tutte collegate con la struttura e la prassi che regola la distribuzione dei carburanti in Italia.
STATO SANGUISUGA - Pesa non poco il forte carico di imposte e balzelli gravante sui prodotti petroliferi: l’Italia “vanta” un prelievo fiscale sui carburanti tra i più elevati al mondo. Ciò porta a ridurre l’incidenza percentuale del variare del prezzo industriale dei derivati dal petrolio.
IL NUMERO DEI DISTRIBUTORI - C’è poi chi punta il dito contro la “nebulizzazione” dei distributori, che da noi sono più numerosi rispetto agli altri paesi europei. La cosa in parte ha una sua giustificazione con la morfologia del territorio, ricco di valli e vallette, e comunque offre la comodità di poter rifornirsi senza percorrere tanti chilometri e senza fare “code” estenuanti. Senza contare che è tutto da provare la tesi secondo cui i distributori che smerciano grandi quantitativi di carburante praticano anche prezzi più bassi. Il dubbio è più che lecito di fronte alle stazioni di servizio autostradali - che vendono molto - le quali hanno spesso prezzi più elevati rispetto a quelli delle pompe non lontane ma sulla viabilità ordinaria.
I PREZZI BASSI DELLA FRANCIA - Frequentemente viene anche portato l’esempio di altri paesi in cui i distributori sono meno numerosi (la più citata è la Francia) ma si omette di fare presente i disagi che tale rarefazione ha portato. In Francia, dove ci sono una decina di migliaia di distributori contro i circa 30 mila in Italia, si parla di “desertificazione” tanto che recentemente è stato cassato una progetto normativo che tendeva a ridurre ulteriormente il numero di stazioni di servizio. In realtà in Francia pesa molto la presenza di distributori annessi ai grandi supermercati, laddove il prezzo basso dei carburanti è utilizzato come mezzo di richiamo commerciale più generale. Inutile dire che in quei distributori effettuare il “pieno” richiede la pazienza imposta a una lunga attesa in “coda”. E se ci si rivolge ai distributori lontani da queste realtà il divario di prezzo con l’Italia è molto meno evidente.
QUANTO PESA IL VINCOLO DI FORNITURA - Ma c’è un’altra questione che porta l’irrigidimento in alto (tutto a vantaggio dei petrolieri) dei prezzi: la clausola di esclusiva di rifornimento che la stragrande maggioranza dei distributori devono rispettare nei confronti con la rispettiva compagnia petrolifera (la quale nella maggior parte dei casi è la proprietaria dell’impianto). Il gestore in pratica nel firmare il contratto per la propria area di servizio si vincola con una compagnia per l’acquisto dei carburanti da rivendere. Solo una minima parte di gestori sono indipendenti, cioè senza vincoli - i distributori “bianchi” - e ha la libertà di scegliere, e non a caso praticano prezzi sensibilmente più bassi.