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Producono in Messico, esportano negli USA: chi si deve preoccupare?

07 gennaio 2017

Donald Trump punta il dito contro la Toyota, ma in realtà è la Nissan ad assere più esposta anche di Honda e Mazda.

Producono in Messico, esportano negli USA: chi si deve preoccupare?

MINACCE DI TASSE - È sempre più d’attualità l’atteggiamento che il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, avrà nei confronti dell’industria dell’auto. Dopo aver messo sulla graticola Ford e General Motors (qui per saperne di più) è toccato alla Toyota essere rimbrottata via social network da Trump. Il ragionamento è stato sempre lo stesso: se importerete negli USA auto costruite all’estero, saranno applicati pesanti “tasse doganali” (si parla del 35%). 

APPARENTE TRANQUILLITÀ DI GHOSN - Nei giorni scorsi, in occasione dell’apertura del CES di Las Vegas, il presidente dell’Alleanza Renault Nissan, Carlos Ghosn, si era detto molto tranquillo sulla questione: “A proposito di quel che sarà la politica del presidente eletto Trump non bisogna preoccuparsi prima che siano prese iniziative concrete. Aspettiamo di vedere che cosa succederà il 20 gennaio (quando Trump si insedierà alla Casa Bianca). Noi operiamo a livello mondiale, in oltre 160 paesi e dappertutto ci adattiamo alla situazione normativa locale. E quasi dappertutto i governi ci dicono che per vendere dobbiamo costruire in loco; non è una novità. In Cina il 95% delle vetture vendute sono prodotte nel paese; in India addirittura il 97%. Noi, e non intendo noi di Nissan, ma noi costruttori siamo molto pragmatici: ci adattiamo alle varie realtà che incontriamo nel mondo. Sarà così anche negli USA di Trump, sempre che le novità valgano per tutti”. Ma se Trump metterà in pratica le sue idee ripetutamente espresse (revisione del trattato Nafta di libero scambio tra USA, Canada e Messico con introduzione di pesanti tasse doganali sui veicoli importati negli Stati Uniti), forse le case e soprattutto la Nissan avranno poco da star tranquille. 

I NUMERI DI UN GRANDE BUSINESS - Il Messico vanta una grande produzione automobilistica (è il settimo produttore mondiale: 3.223.720 unità da gennaio a tutto novembre 2016); l’82,7% della produzione viene esportata: il 72% negli USA, il 10,5% in Canada. La Nissan di Carlos Ghosn produce in Messico, dove ha stabilimenti da 50 anni, oltre 800 mila veicoli (791.437 unità da gennaio a novembre), soprattutto Versa e Sentra. Poco meno della metà di questi veicoli (371.705 tra auto e veicoli commerciali) sono esportati negli Stati Uniti, dove peraltro ha altre fabbriche. Tali veicoli rappresentano circa un quarto delle vendite Nissan negli USA. E con numeri di tali dimensioni, la prospettiva di un nuovo regime doganale non può che inquietare. 

GLI ALTRI SULLA GRATICOLA - In situazioni analoghe possono considerarsi la General Motors, la Ford e la FCA. La GM nei primi undici mesi del 2016 ha prodotto in Messico 649.823 veicoli, sportandone 424.668 nel Nord America. La Ford è arrivata a 363.396 unità prodotte e a 338.293 esportate nel Nord America. Il gruppo FCA conta 425.498 veicoli prodotti nei mesi da gennaio a novembre, con 391.515 veicoli esportati nel Nord America (in prevalenza “commerciali” leggeri: 382.100. Mazda e Honda, anch'esse presenti i Messico con fabbriche, sono dipendenti dal mercato statunitense per il 30 e il 10%, rispettivamente, della loro produzione. Anche la Toyota, messa all'indice da Donald Trump, esporta circa il 10% della sua produzione messicana negli USA (i pick-up Tundra e Tacoma), quindi sarebbe solo marginalmente colpita dalla tassa doganale.



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Ritratto di nicktwo
7 gennaio 2017 - 22:34
per tutto il resto, se mi informassi, magari potrei pure risultare in disaccordo col neo presidente ma su questa questione ha, per il momento, la mia piena concordanza: pur con tutta la simpatia (non fosse altro che per tutta la serie di wrestler acrobatici che hanno generato) ma davvero non si puo' sentire che il mexico e' il settimo produttore automobilistico mondiale (cioe' vuol dire che meta' delle nazioni quali usa (che comprende una cinquantina di stati), cina, russia, india, giappone, korea, germania, italia, francia, inghilterra, brasile, spagna le sta dietro!)... saluti
Ritratto di Davelosthighway
8 gennaio 2017 - 18:06
Per violazione della policy del sito.
Ritratto di luperk
8 gennaio 2017 - 22:26
davvero secondo te il messico dovrebbe produrre meno auto della insignificante spagna? Davvero nicktwo? Davvero???
Ritratto di MAXTONE
9 gennaio 2017 - 09:38
Di tutti i costruttori è proprio Toyota a doversi preoccupare meno come fa giustamente notare l'articolo: I modelli che realizzano i numeri più consistenti sono da sempre realizzati sul suolo americano ma la cosa più significativa è che la Camry è da anni eletta come la più americana di tutte le auto vendute negli states perché oltre ad essere prodotta in loco è quella che vanta il maggior numero di componentistica, intorno al 97 per cento addirittura, che viene da fornitori americani.
Ritratto di AMG
8 gennaio 2017 - 11:00
L'idea in principio di Trump è pienamente condivisibile. Gran parte delle grandi industrie, quindi anche l'industria dell'automobile "sfrutta" i paesi meno sviluppati per rivendere nei paesi più sviluppati con minori costi. Un connazionale (capo di stato) che si impegna affinché diminuisca questo arricchimento delle grandi industrie e viene incontro ai lavoratori nazionali che sono gli stessi che acquistano i suddetti prodotti, è soltanto pienamente condivisibile. "Fa bene", se può farlo senza svantaggi economici per la nazione, fa solo bene, perché non lo fanno anche qua?...
Ritratto di Asburgico
8 gennaio 2017 - 11:04
Condivido pienamente.
Ritratto di autolog
8 gennaio 2017 - 13:49
I prezzi delle auto ora importate naturalmente aumenteranno, forse questo piacerà meno ai soliti populisti di turno. Ma non è che puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Ritratto di autolog
8 gennaio 2017 - 14:01
Quanto all'Europa, la percentuale di import è molto bassa. Quasi tutto quello che compriamo è made in Europe, quindi non credo cambierebbe granché se introducessero dazi doganali. I pochi esperimenti di import da Corea (Opel) e India (Nissan) sono finiti maluccio, fra l'altro.
Ritratto di nicktwo
8 gennaio 2017 - 14:34
penso che chi paventa un tale appriccio anche alle nostre latitudini, intendeva a livello non solo continentale ma piu' strettamente nazionale, che da una parte ammetto che sembrerebbe un'idea superata e non piu' rientrabile gia' da qualche decennio ma poi vedo che molti stati europei (non il nostro) quando vogliono riescono a frenare i flussi di persone e quindi presumo che sarebbe certamente, oltre che piu' fattibile, soprattutto molto meno eticamente scorretto mettere un freno alla circolazione indiscriminata di merci da un paese all'altro... saluti
Ritratto di nicktwo
8 gennaio 2017 - 14:27
penso era proprio l' interesse del neopresidente... indurre un aumento dei prezzi delle auto estere (o teoricamente di marchi americani ma prodotte all' estero) per indurre a comprare i prodotti locali.. ora e' vero che da una parte il consumatore giocoforza si ritrovera' con un ventaglio di offerte minore (nel senso che le auto nel complesso restano quelle ma alcune diventeranno anticonvenienti) pur tuttavia in u.s.a c' e' una industria automobilistica abbastanza estesa da coprire tutti i loro gusti... fermo restando che molte aziende anche estere possono comunque organizzarsi per (nel momento in cui le auto che fanno le vendono in u.s.a.) andare a produrre in u.s.a... saluti
Ritratto di spidilino
8 gennaio 2017 - 11:09
Ma quando si sono inventati la globalizzazione , sti Fenomeni,ste cose non le sapevano? o pensavano di essere in una Botte di Ferro? La storia Maestra di Vita si vede che Non insegna niente a Nessuno....... e meno male che sta gente è abituata a pensare e fare strategia almeno con una Visuale di 10 Anni Avanti......
Ritratto di Fr4ncesco
8 gennaio 2017 - 11:12
2
Come dice il presidente della Nissan le case non si fanno problemi dove produrre. Certo vorrebbero come tutti spendere il minimo e ottenere il massimo, ma si adattano e si devono adattare anche alle realtà geopolitiche ed economiche locali. Basta la volontà politica di un governo per cambiare le cose. Mi auspico che Trump rimanga su questa linea e che l'Europa in mezzo a due potenze quali USA e Russia venga influenzata dal riscatto popolare affinché anche noi potremmo avere leader vicini ai cittadini e ai problemi reali quali lavoro e sicurezza.
Ritratto di Fr4ncesco
8 gennaio 2017 - 11:49
2
Dobbiamo andare oltre il concetto di sinistra e destra che a mio avviso non esiste più, si sono invertite di ruolo e si sono annullate. Ciò che rimane è una sorta di società politica che non è parte del popolo ma una casta superiore. Come ci sono state le rivoluzioni borghesia vs aristocratici e operai vs borghesia adesso ci deve essere una rivoluzione popolo vs classe dirigente.
Ritratto di spidilino
8 gennaio 2017 - 13:51
HA ragione Lei chi parla di SX o di DX è sicuramente da Molto che non vive piu' su questo Pianeta, sicuramente non lo Vede e figuriamoci se in queste condizioni puo' insegnare qualcosa a Qualcuno...
Ritratto di autolog
8 gennaio 2017 - 13:54
Mamma mia quando leggo certi commenti mi si gela il sangue... popolo contro classe dirigente? Semmai il problema è che la ns classe dirigente è mediocre e poco meritocratica, mettere la Sora Lella come ministro del bilancio più che una soluzione è la definitiva rinuncia ad affrontare i problemi. Ma col clima da libera tutti che c'è anche il meno esaltato si sente legittimato a spararle sempre più grosse, senza nessun senso della misura. I social non ci hanno aiutato, la peggiore immondizia umana trova pascoli fioriti e ormai sconfina ovunque felice ed arrogante di trovare sempre meno freni inibitori.
Ritratto di Fr4ncesco
8 gennaio 2017 - 16:51
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Chiamasi libertà di pensiero e parola, tolte quelle questa democrazia non si può palesare in quello che è, una dittatura elitaria ed è l'elite che fa rabbrividire. Voce al popolo e abbasso la prepotenza e l'arroganza della casta!
Ritratto di NeroneLanzi
9 gennaio 2017 - 11:27
Francesco, una cosa è la democrazia, un'altra è il rutto libero. Ci sono molti paesi democratici nei quali banalmente chi si rende conto di essere ignorante in una data materia, sta zitto. Da noi ormai è stato sdoganato il principio per cui chiunque può parlare di tutto e per "informarsi" si intende aver letto qualche meme su Facebook sul genere "Vergogna!!!1!1!! Massima condivisione, queste cose i media pakati dalla kasta con ve le dicono!!1!!". Le baggianate che si leggono sui social a proposito di Trump e il mondo automotive sono solo un esempio, ma vale per molti altri temi.
Ritratto di Fr4ncesco
9 gennaio 2017 - 13:16
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Però è anche errato accostare determinanti argomenti a termini molto in voga come populismo ecc, come se il popolo reagisse solo di pancia e fosse tutto ignorante il che non è affatto vero. Tra la popolazione ci sono persone altamente competenti e qualificate che non trovano spazio semplicemente perchè qui c'è una casta politica/dirigenziale che ha occupato varie cariche e non si smuove. Quelli che citi sono una classe poco istruita e che viene da contesti culturali bassi che in ogni caso avrà limiti nel raggiungere posizioni di leadership in un contesto complesso. Accostare al popolo questo stereotipo è solo una mossa per sminuire il malessere del popolo e un tentativo di rivalsa di tanti concittadini seri che vengono dalla vita reale e vogliono equlibrare un po' la situazione.
Ritratto di AlexTurbo90
10 gennaio 2017 - 00:37
@Fr4ncesco Condivido pienamente!
Ritratto di Angi0203
8 gennaio 2017 - 12:29
Il Sig. Trump in questo caso (non è che tutte le sue esternazione siano da cestinare) punta il dito perché ce l'ha. Storicamente la gente di un paese è stata meglio quando intorno al paese non sono stati costruiti muri.
Ritratto di spidilino
8 gennaio 2017 - 13:37
nei commenti si legge di sinistra, di destra come se fossero ancora realtà viventi e non mi sembra che a furia di commentare il passato, anzi il Trapassato NON si Veda la Realtà ATTUALE......fa passare la voglia di commentare qualsiasi cosa !!!!!!!!!!! BASTA Così è Solo una Perdita di Tempo
Ritratto di Asburgico
8 gennaio 2017 - 15:29
Esatto. Nel 2017 chi parla ancora di sinistra e destra sta vivendo in un mondo che non esiste più da anni.
Ritratto di leomar
8 gennaio 2017 - 14:59
Comunque un pochino di malumore viene a pensare che il messico, privo di arche automobilistiche proprie, produca quasi 4 milioni di vetture a fronte di appena un milione prodotto in italia che invece di marchi automobilistici ne ha molti.
Ritratto di william_riker
8 gennaio 2017 - 20:54
Molto ma molto malumore
Ritratto di Racing75
8 gennaio 2017 - 15:03
BRAVO TRUMP!! Finalmente una persona che tiene davvero al suo paese, altro che stare li a osannare quel cre..ino di Obama che non ha fatto NULLA! Trump sta semplicemente riportando LAVORO nel suo paese, gli operai statunitensi ringraziano! Detroit era diventato un deserto e cosi altre città, colpa di una politica scellerata tipica dei Democratici, buoni solo a parlare di proletariato dall'alto dei loro salotti, esattamente come avviene qui in Europa! Basta con questa globalizzazione (ma i no global della sinistra radical-chic che fine hanno fatto con Obama?!), basta con questa economia che pensa solo a creare profitti senza guardare il popolo! Altro che inneggiare a Obama e alla sua vecchia amministrazione di CIALTRONI, uomini che ci stavano portando dritti al terzo conflitto mondiale con la Russia (e i pacifisti sinistroidi che fine hanno fatto tra l'altro??). Avessimo anche qui un presidente come Trump... Dunque AVANTI tutta, Messico, Cina e tutti sti paesi del cavolo si arrangino, pensino a fare profitto da soli invece di rubarci posti di lavoro!
Ritratto di Fr4ncesco
8 gennaio 2017 - 16:54
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Quoto ogni singola parola!
Ritratto di Luzo
8 gennaio 2017 - 16:59
Cioè non ho capito , NAFTA promosso da Reagan e firmato da Bush e la colpa è dei democratici?
Ritratto di AlexTurbo90
10 gennaio 2017 - 01:20
@Luzo Se posso... SI! La colpa è assolutamente dei democratici: non è che dopo l' ex attore fallito (entrato grazie a chissà chi, nei salotti buoni della politica) che ha promosso il NAFTA, e lo scellerato Bush senior che lo ha firmato, si siano succeduti solo Repubblicani. Quindi... si: la colpa è dei Democratici (mediamente senza p4lle) che sono venuti dopo. Perché (ti sto parlando da ex comunista eh), se ti definisci anche solo vagamente "di sinistra", avresti abolito quella p0rcata di NAFTA in un secondo. O almeno ci avresti provato con tutte le tue forze, andando anche contro alcuni poteri forti, se necessario. Invece ai vari Clinton & co. non è mai importato un fico secco di NULLA. In un primo momento si sono rivelati i classici Democratici americani senza attributi, in seguito hanno accettato tutto passivamente perché si sono accorti (o lo sapevano da subito ma hanno fatto finta di niente) di avere forti interessi personali affinché tutto restasse così com' era.
Ritratto di superblood
9 gennaio 2017 - 15:36
Quindi, finchè si va a depredare il petrolio e risorse altrui TUTTO OK, ma dar loro lavoro è anti americano e anti patriottico?
Ritratto di Luzo
8 gennaio 2017 - 16:53
Secondo me si sta confondendo il fatto che già esistono stabilimenti in messico con il fatto di costruirne di nuovi. Non a caso i tweet di Trump sono stati rivolti a Ford e Toyota che intend(eva)no costruirne di nuovi, e non ad altri ( o a loro stessi) che lo hanno fatto a suo tempo. Del resto se poi estendesse il ragionamento a tutto e a tutti, come potrebbe non 'punire' colossi come Apple ma anche l'industria aeronautica che producono tutto o in parte all'estero ( anche in Italia). Ovviamente il 'perché non lo fanno anche qui in Italia'non ha molto senso,perché la pressione politica e commerciale che l'Italia ( ma anche ogni singolo stato europeo) è marginale rispetto a quella che può esercitare ad esempio un colosso come la Cina ( che sappiamo essere un grande creditore degli stati uniti-> oltre 1000 miliardi debito pubblico americano sono in mano alla Cina, oltre ad essere un enorme mercato) : qua da noi al massimo danno incentivi ai costruttori per restare, come del resto fanno hanno fatto Alabama south Carolina tennessee
Ritratto di Strige
8 gennaio 2017 - 17:44
Ma tutti che si preoccupano di trump e degli Stati Uniti, ma vi siete scordati che c'e' una nazione a due passi da noi che rischia il medesimo trattamento? Giusto per conferma, parlo del Regno Unito. Pure loro, una volta usciti, si beccheranno il buon 35% imposto dal WTO....eppure nessuno si e' mai allarmato. Nonostante in UK ci sia la Nissan, Ford, GM, Mini, Rolls Royce (ok, questa e' da ricchi), Aston Martin e via dicendo....
Ritratto di Fr4ncesco
8 gennaio 2017 - 20:26
2
Penso che la GB dovrà finanziare/agevolare non poco i produttori presenti, la questione però è fino a quando? In Australia hanno tirato per oltre un decennio così, poi hanno capito che era solo uno spreco di denaro pubblico. E la GB? Potrebbe essere la fine dell'industria automobilistica inglese, già Jag-LR ha aperto uno stabilimento in Slovacchia. La differenza con gli USA però è che questi sono il secondo mercato mondiale, il Regno Unito ha una vendita di auto misera a confronto e infatti non sono d'accordo con chi accosta Trump è Brexit, sono situazioni completamente diverse.
Ritratto di nicktwo
8 gennaio 2017 - 21:02
piu' che altro (mi permetto di sottolineare quanto gia' annotato nel commento) e' del tutto diverso il rapporto dare ricevere (auto) di u.s.a. e g.b... le case americane coprono tutti i segmenti e potrebbero benissimamente limitarsi al solo mercati interno che e' vastissimo (trattandosi di un continente) invece le case sia tradizionali locali (anche se oggigiorno di proprietà estera) che di marchi stranieri con impianti in loco, risultano troppo ridotti e segmentati e quindi devono necessariamente portare il prodotto anche all' estero... saluti
Ritratto di Strige
8 gennaio 2017 - 21:12
Io mi sono espresso forse male, ma mi rriferivo alla GB come messico, non come paese produttore. Pure noi in europa copriamo tutti i settori, ma e' anche vero che le case costruiscono li per via delle tasse basse. UK come Messico, Trump come UE.....dimezzo i 35% di dazi
Ritratto di Fr4ncesco
8 gennaio 2017 - 21:17
2
Sì infatti, gli USA sono così vasti, popolati e sviluppati che possono tranquillamente assorbire tutta la produzione interna e anzi giocandosi il primato di mercato più grande assieme alla Cina fa a tutti gola. La GB non conta niente come non conterebbe alcun Paese europeo preso singolarmente, difatti l'Europa è competitiva con il resto del mondo solo unita. Inoltre è una realtà ben diversa dalla Brexit, gli USA con Trump non escono da nulla e gli elettori di Trump non hanno votato contro un sistema sovra-nazionale ma solo un nuovo presidente.
Ritratto di Strige
8 gennaio 2017 - 21:12
Io mi sono espresso forse male, ma mi rriferivo alla GB come messico, non come stati uniti. Pure noi in europa copriamo tutti i settori, ma e' anche vero che le case costruiscono li per via delle tasse basse. UK come Messico, Trump come UE.....dimezzo i 35% di dazi
Ritratto di Fr4ncesco
8 gennaio 2017 - 21:19
2
Ah ok, in effetti è una situazione paragonabile anche se mi dispiace per gli inglesi ma se la sono cercata loro.
Ritratto di Strige
8 gennaio 2017 - 21:26
vivo in inghilterra e spero che affondi....che dici, con questa frase riesci a capire come la penso? :) Se il mio datore dovesse dirmi che mi deve licenziare per colpa della brexit, sarei non molto contento, ma di piu'.....significa che meta' inghilterra e' allo sfascio.
Ritratto di Fr4ncesco
8 gennaio 2017 - 21:58
2
Proprio oggi leggevo di uno chef inglese che era costretto a chiudere la sua catena di ristoranti italiani perchè il costo delle materie prime provenienti dall'Italia iniziava ad essere troppo alto.
Ritratto di Strige
9 gennaio 2017 - 00:07
Il problema non e' che era uno chef qualsiasi, ma e' il miglior chef del regno unito (Ramsey e' bravo a spiegare e fare show, oltre che essere un grandissimo chef, questo e' un gradino sopra) e si chiama Jamie Oliver. Letto la notizia due giorni fa o ieri.
Ritratto di AlexTurbo90
10 gennaio 2017 - 02:10
Uddio! Sono sempre stato fan di Jamie, e diverse volte è venuto in italia per trarre spunti interessanti per la su cucina... man non ero a conoscenza del fatto che in GB addirittura possedesse una catena di ristoranti italiani! Che gran peccato...
Ritratto di Giorgiotheone
8 gennaio 2017 - 18:28
Se i prodotti messicani (e cinesi e di altri stati) impongono dazi ai prodotti made in USA non vedo perchè gli USA non dovrebbero comportarsi allo stesso modo. Le aziende sono come le prostitute,vanno cioè dove si possono ottenere maggiori profitti MA i governi devono TUTELARE prima di tutto il benessere dei propri cittadini, mi sembra tanto banale quanto scontato. Trump applica del semplice BUON SENSO. Chi dice poi che l'Italia non può farlo mi fa sorridere oltre che inca.. perchè oramai diamo per scontato che tutto ciò che può portarci benessere non si può fare. Con questo ragionamento ci sodomizzano e continueranno a farlo, vedi bollo, passagi di proprietà, IVA tasse varie e accise di cui siamo fantastici campioni a livello mondiale..
Ritratto di Luzo
8 gennaio 2017 - 18:52
il messico mica impone dazi ai prodotti americani, c'è un trattato di libero scambio fra usa canada e messico, e da un bel pezzo pure. Ma poi,l'eventuale 35% di dazio dal messico verso gli usa secondo te chi lo paga? Il produttore o l'utente finale? E se lo dovesse pagare ( hai voglia se lo pagherà) l'utente finale, in che maniera questo si sentirà maggiormente tutelato dalla strategia economica del suo governo?
Ritratto di nicktwo
8 gennaio 2017 - 19:44
(senza offesa ma stavolta sono in disaccordo...) lo paga l' utente che se se lo puo' permettere si sente particolarmente ispirato a prendersi necessariamente un prodotto "estero" la dove comunque la produzione interna americana di auto in verita' non ha alcuna carenza in nessun segmento (dalle berline ai suv alle sportive ai pickup alle limousine alle ibride e elettriche)... in contemporanea pero' il cugino e il vicino di casa del suddetto utente (che ahilui ha dovuto sborsare il 35% in piu' per togliersi lo sfizio dell' auto esotica) magari hanno (re)iniziato a lavorare in una fabbrica automobilistica (o nell' enorme indotto che sempre genera), cosi' quando il suddetto utente porta i figli al parco puo' finalmente incontrare i suddetti cugino e vicino di casa che hanno lo stesso suo sorriso stampato in faccia anziche' l'aria dimessa da disoccupato... saluti
Ritratto di Luzo
8 gennaio 2017 - 21:20
si mo la cruze la fit la corolla sono la auto esotiche
Ritratto di nicktwo
8 gennaio 2017 - 21:37
ci saranno di certo fior fior di berlintte chrysler, dodge, ford, gm (che produsse la ampera da piu' o meno quando inventarono la corolla) e chissa' quantaltro del tutto equivalenti... penso... saluti
Ritratto di Giorgiotheone
8 gennaio 2017 - 19:51
Luzo Vedo non sei ferrato sull'argomento, se ti riferisci al nafta dovresti sapere che non vengono eliminati dazi in maniera totale... sulle altre domande non so se stai scherzAndo. Se un'auto che prima pagavi 20 ora la trovi a 27 FORSE va fuori mercato e nessuno se la compra quindi non lo paga l'utente finale che può scegliere un bene nazionale. Gira il mondo è vai in Asia a vedere cosa costano auto europee...saluti.
Ritratto di nicktwo
8 gennaio 2017 - 20:14
giusto anche questo elemento... fra l'altro va sottolineato che produrre in mexico e poi trasportare in u.s.a. difficilmente penso fara' risparmiare il 35% rispetto a produrre in u.s.a., quindi con tale dazio cosi' massiccio che astutamente piazzerebbe trump poi probabilmente le aziende non ci penserebbero 2 volte a preferire produrre direttamente in america, e sembra dunque scontato che a fine attuale modelli in produzione (quando le linee vanno ridefinite con grandi costi da investire) si sposerebbero senza dubbio in u.s.a... saluti
Ritratto di Luzo
8 gennaio 2017 - 21:13
non vengono eliminate ( ma per le auto si - duty free - , se ha altre info poco male, sarebbero cmq uguali per tutti) , Anche andare fuori mercato è un rischio in pratica nullo visto che tutti in pratica producono in messico e avrebbero lo stesso problema ( accentuato sui modelli di massa, per giunta) del quale stai sicuro che non si farebbero carico. In Asia le auto import sono solo alcune (extra)lusso e il problema degli iperdazi cinesi non si pone , e le case oltretutto los tanno aggirando con i motori più piccoli ( vedi motori <4000cc che li abbattono , i dazi) , in ogni caso però la Cina può permettersi di imporli senza paura, visto che non teme ritorsioni di nessun genere . Per me trump più che a ste menate spesso controporducenti potrebbe imporre alle case un miglioramento salariale degli operai messicani : inciderebbe meno sui prezzi delle auto ( e i profitti delle aziende) e magari riduce i fenomeni migratori
Ritratto di nicktwo
8 gennaio 2017 - 21:50
permettendomi la battuta... la cosa dei salari penso diverrebbe fattibile solo se trump fosse scelto eletto contemporaneamente come presidente anche dai mexicani, e a quel punto molti da nazioni europee finirebbero per richiederlo anche loro come proprio capo di stato / primo ministro ("piu' trump per tutti", parafrasando...) saluti
Ritratto di Luzo
9 gennaio 2017 - 10:27
meglio "aiutiamoli a casa loro" sarebbe più attuale e in linea con un certo pensiero
Ritratto di studio75
9 gennaio 2017 - 09:06
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Fca investe 1 miliardo negli Usa per disinnescare il rischio Trump - Il Sole 24 ORE DETROIT - Fiat Chrysler ha annunciato un investimento da 1 miliardo di dollari per la produzione di tre nuovi modelli Jeep negli Usa: la produzione delle Jeep Wagoneer e Grand Wagoneer e di un nuovo pick up (furgone scoperto) a marchio Jeep negli stabilimenti di Warren (Michigan) e Toledo (Ohio) vedrà la creazione di 2mila nuovi posti di lavoro. Alla vigilia dell'apertura del Salone dell'Auto di Detroit, Sergio Marchionne ha giocato dunque d'anticipo per evitare le critiche del presidente eletto Donald Trump allo spostamento di parte della produzione statunitense verso il Messico: non a caso, specifica la nota di Fca, “l'investimento a Warren permetterà alla fabbrica di produrre il furgone scoperto Ram Heavy Duty, attualmente prodotto in Messico”. La campagna di Trump contro la produzione in Messico Trump si insedierà alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio ma dopo le bordate contro Ford in campagna elettorale - per la produzione in Messico di auto destinate al mercato statunitense - ha rilanciato la sua politica protezionistica criticando anche General Motors e Toyota, minacciando “grossi dazi” sulle vetture importate e ottenendo per una dalla Ford la cancellazione di un maxinvestimento per una fabbrica oltre confine. Anche Fca rischiava gli strali del presidente, in quanto proprio nel 2016 ha deciso - nell'ambito di una riorganizzazione della produzione nordamericana - di spostare in Messico dagli Usa la produzione della Jeep Compass; Fca è il terzo esportatore di veicoli dal Messico verso gli Usa, dopo General Motors e Nissan. La riorganizzazione delle fabbriche Fca Nell'annuncio in realtà c'è molto di già previsto: i tre nuovi modelli Jeep erano già stati inseriti nel piano prodotti, come erano note le rispettive localizzazioni produttive. Il miliardo di dollari servirà a ristrutturare ed attrezzare le due fabbriche. Per lo stabilimento di Warren, in particolare, l'arrivo del pick up Jeep servirà a compensare la perdita dei pick up Ram, il cui spostamento a Sterling Heights è stato annunciato l'anno scorso. La logica della riorganizzazione - come spiega una dichiarazione attribuita dal comunicato a Marchionne, è di “rispondere al cambiamento dei gusti dei consumatori verso Suv e pick up, e di rafforzare il ruolo degli Usa come polo produttivo globale per i veicoli chiave di quesi segmenti”. L'altra faccia dell'operazione è il trasferimento in Messico o la cancellazione dei veicoli di minor successo e a più bassi margini, come le berline Dodge Dart e Chrysler 200 la cui produzione è stata fermata nel 2016. Il tutto dovrebbe permettere un consistente aumento dei margini di profitto; un obiettivo applaudito dagli analisti finanziari, molti dei quali hanno di recente rivisto al rialzo gli obiettivi per il titolo Fiat Chrysler.
Ritratto di nicktwo
9 gennaio 2017 - 09:39
ringraziando per l'informazione... come volevasi dimostrare (e gia' predetto sopra) al primo riorganizzo dei piani industriali relativi a quella parte del mondo, i costruttori piu' o meno ufficialmente in accordo / disaccordo con la disposizione di trump (e quindi piu' o meno con comunicati in bella vista, che comunque faranno presa sui potenziali clienti u.s.a., piuttosto che in sordina per non ammettere la propria "sottomissione" se inizialmente preso l'atteggiamento di sfida verso trump) troveranno la nuova "convenienza" ad andare a produrre in u.s.a. controdelocalizzando dal mexico... chi sa se anche a queste latitudini prima o poi qualcuno... ... ... saluti
Ritratto di nicktwo
9 gennaio 2017 - 09:54
* qualcuno = qualche politico locale
Ritratto di Luzo
9 gennaio 2017 - 09:58
cmq erano piani annunciati almeno un anno fa
Ritratto di nicktwo
9 gennaio 2017 - 10:10
meglio, molto meglio... cosi', oltre a trovare la quadratura industriale, ci fa anche la figura di chi non ha agito per imposizione (o meglio nuova convenienza) ma ci teneva e ci tiene (nei limiti del possibile in tema di delocalizzare o meno) al reddito dei cittadini della nazione fondamentalmente destinata a comprare le auto in questione... saluti
Ritratto di Luzo
9 gennaio 2017 - 10:25
ma cosa vuoi che gli importi.....ha già lì le sue fabbriche e deve sistemarle perché al posto di dart e c200 deve farci suv e fuoristrada STOP oltretutto negli stati uniti la disoccupazione è meno la metà di quella europea e ancora meno di quella italiana ( e vabbè...) ma mica ha chiuso le fabbriche in polonia
Ritratto di nicktwo
9 gennaio 2017 - 10:49
non concordo, perche' purtroppo la macroeconomia non e' cosi' semplice... al ceo moderno deve inportare anche il piu' apparentemente infinitesimale dei fattori altrimenti non avremmo letto piu' e piu' volte cose tipo "non ci sara' una bravo sw perche' non sarebbe renumerativa", cioe' che ci vorra' tecnicamente e economicamente a mettere la coda sw a una 5 porte? eppure al tempo si era valutato che non conveniva e non venne fatto, figuriamoci se non prende in considerazione il dictat di trump (se poi gia' da prima avevano deciso meglio per loro che la fortuna e' sempre la prima alleata degli audaci)... sul fatto della disoccupazione, che e' ancora argomento piu' complicato, presumo bisognerebbe vedere stato per stato (o distretto economico per distr.econ. ancora meglio) con le relative propensioni lavoristiche... detroit, per dire, se non ricordo male attualmente viaggia ancora intorno al 10% di disoccupazione che e' peggio della media europea, ma arrivo' un lustro fa a circa il 30%... saluti
Ritratto di nicktwo
9 gennaio 2017 - 10:50
* detroit e' il loro polo automobilistico storico e per eccellenza universalmente riconosciuto tale
Ritratto di frcciaverde37
9 gennaio 2017 - 12:58
Il dazio dovrebbe pagarlo anche il gruppo Agnelli, visto che importano le loro cinesate, a parte Maserati e Ferrari che vengono assemblate qui da noi.In USA se la prendono con gli stranieri, vedi art. ma è peggio un voltagabbana, fiat alfa lancia, almeno costruissero auto decenti, il bello che son rottami e le fanno pagare anche troppo e x di più fatte in altri paesi, questo è il peggio del peggio, almeno li si tratta di auto japan e non case automobilistiche americane che scappano all'estero con agevolazioni statali dei contribuenti, cosa che succede solo qui in italia.
Ritratto di GerryOne
9 gennaio 2017 - 13:10
Questa dinamica voluta da Trump secondo me e' un passo indietro - se le auto non sono piu' prodotte in Messico ma negli Stati Uniti - cosa succedera' con le persone in Messico? E quanti posti di lavoro potranno essere creati negli Stati Uniti - e quanto costeranno di piu' le macchine per gli Americani? Cosa succede con l'introduzione dei robot? Invece di cambiare il trattato Nafta che e' un bene per tutti i paesi coinvolti dovrebbero puntare piu' su educazione, lo sviluppo di nuove industrie e non introdurre dazi (o minacciare di fare altretanto). Non tutti vincono con la globalizazzione - vero - ma senza tutto costerebbe di piu', avremmo meno scelta e il mondo sarebbe piu' povero - e meno sicuro.
Ritratto di nicktwo
9 gennaio 2017 - 13:24
il fatto e' che trump e' il presidente degli americani e non dei mexicani... altrimenti secondo la tua (giusta dal punto di vista etico) logica tutti i presidenti e primi ministri di tutte le nazioni del mondo dovrebbero darsi da fare, invece che per i propri connazionali che li hanno eletti a rappresentarli, innanzitutto per chi vive nei paesi del terzo mondo (ancor prima che del mexico)... ... ... dopodiche' e' pure vero che tot anni fa il paese accumulava debito pubblico ma le prospettive economiche che hanno vissuto i nostri padri noi, e penso di poter scrivere "grazie" anche e soprattutto alla globalizzazione, ce le sogniamo... potersi comprare lo smartphone che preferiamo in mezzo a migliaia o il televisore a soli 200e (quando ai tempi ci voleva il classico milione di lire) non mi sembra un grande traguardo se siamo costretti a farlo coi soldi della pensione di nonno (che noi un posto di lavoro se lo si sogna)... saluti
Ritratto di GerryOne
9 gennaio 2017 - 14:03
Grazie per il commento, nicktwo, sono d'accordo con te - bisogna avere un posto di lavoro per poter avere una vita decente. E questo e' anche la responsabilita' dei governi, che giustamente, come dici tu, devono governare nel interesse di tutti gli elettori (tra l’altro non solo quelli che gli hanno eletti ma tutti i residenti dei loro paesi). Comunque non credo che introdurre dazi incrementi il numero dei posti di lavoro disponibili a corto, medio o lungo termine, giustamente perche’ rappresenta un passo indietro. Per aggiungere dei posti di lavoro bisogna consentire un commercio aperto, e avere strutture economiche robuste – che sfortunatamente in Italia in parte mancano. Perche’ c’e’ meno disoccupazione in Gran Bretagna, Olanda o Germania che in Italia? Non perche’ hanno un sistema piu’ chiuso e obbligano che la produzione di beni industriali si faccia nelle loro frontiere, e neppure perche’ sono piu’ in gamba o piu’ intelligenti degli altri – anzi – ma perche’ le strutture (trasparenti) in questi paesi sono adatte per l’investimento, esiste un quadro legale robusto che funziona, un sistema educativo aperto, e strutture (finanziarie) per aiutare a tutti di accedere all’universita’ o a dei corsi che desiderano intraprendere. E’ per quello che dico che chiudere le frontiere al commercio introducendo dei dazi non aiuta – e’ il quadro generale che deve essere adatto all’attivita’ industriale, artigianale, innovativa e cosi’ via. E Trump (e sfortunatamente tanti altri politici) tutto questo non considera e non spiega.
Ritratto di nicktwo
9 gennaio 2017 - 15:35
sul fatto che hai ben scritto relativamente all'italia mi sento di dire che concordo nettamente ossia che il modo giusto qui da noi di gestire l'attuale emergenza di lavoro non sarebbe quasi sicuramente una soluzione tipo questa di trump in america ma bensi' sistemare tutta la serie di aspetti che hai citato e in cui siamo carenti, aspetti che pero' personalmente devo dire e' piu' che male invogliano i grandi gruppi a venirsi a installare qui in italia che i medio-piccoli a delocalizzare all'estero e cosi' pure che buona parte del lavoro perso in italia non finisce in germania o uk ma nell'est europa... ad ogni modo tornando a bomba... pero' nel caso degli u.s.a oserei (seppur da relativamente profano di tali loro questioni) ipotizzare che i suddetti aspetti di preparazione studentesca, infrastruttre, poli tecnologici a supporto, organizzazione giuridica efficace eccedera la' ci sono e anzi spesso gli u.s.a sono leader mondiali in essi,,, quindi se una casa automobilistica va a produrre fuori dagli u.s.a mi sembra molto piu' appariscente che lo fa solo perche' altrove trova manodopera a prezzi stracciati, e allora il presidente americano penso e' tuttaltro che criticabile se decide delle contromisure nette e dure, diciamo pure poco moderne... salute
Ritratto di GerryOne
9 gennaio 2017 - 16:22
Grazie nicktwo, sono d’accordo con te che i politici amano attrarre i grandi nomi mentre le ditte medio-piccole contano molto meno per loro, bensi’ sono normalmente la fonte di ricchezza di un paese (specie quelle piccole) – e cio’ lo fanno perche’ e’ semplice farlo e crea dei grandi titoli nei giornali – fanno la “bella figura”. L’infrastruttura negli u.s.a non e’ uniforme (abbastanza scadente in generale) e l’accesso a corsi di formazione e’ tutto a pagamento – tant’e’ vero che tanti non possono permettersi gli studi (anche quelli non universitari). Il livello di educazione negli u.s.a e’ molto piu’ basso in generale di quello in Europa. Nei paesi europei (dico solo in generale – la tendenza e’ anche in Europa che i ricchi diventano sempre piu’ ricchi, a differenza dei mortali comuni) la situazione e’ piu’ uniforme dal punto di vista qualita’ della vita, che negli u.s.a. Li trovi dei posti bellissimi e proprio avanzatissimi – tra i posti piu’ sviluppati del mondo (ma sempre meno belli che in Italia e meno curati che a Singapora, in Giappone o in Australia), ma accanto a questo ci sono posti pieni di criminalita’ e squallore (e non parlo neanche della cultura di armi e segregazione razziale). Questo per me e’ gravissimo, e sono questi i problemi principali degli u.s.a – e il nuovo presidente non fara’ nulla per cambiare lo stato quo. Anzi, fara’ tutto per aiutare ai ricchi (tramite loro anche lui) diventare ancora piu’ ricchi, mentre non riuscira’ con la sua politica di migliorare la qualita’ della vita nei posti che lui stesso diceva voler aiutare durante la sua campagna elettorale. Sfortunatamente non credo proprio che le sue misure “poco moderne” funzionino – purtroppo non penso ci siano soluzioni semplici a questi problemi anche se i politici ce lo vogliono far credere... Ci sara’ sempre meno bisogno di mano d’opera (anche a causa dei robot) ma sempre piu’ per servizi, design, sviluppo e artigianato… Salute!
Ritratto di caronte
28 gennaio 2017 - 22:01
Il via al protezionismo.