SCULTURA - Statuaria: se non fosse una semplice auto (pur se col marchio Rolls-Royce), si potrebbe parlare con buona ragione di una scultura di metallo, tessuto, gomma e plastica (ben poca, a dire il vero). La Rolls-Royce Dawn in mostra a Francoforte è la versione scoperta della coupé Wraith: 529 cm di imponenza e leggiadria per 195 di larghezza, 150 di altezza (come certe crossover), 311 di passo (nelle curve strette forse è meglio non esagerare) e 2.560 kg di sostanza con l’immancabile Spirit of Ecstasy sul lungo cofano. I nababbi potranno acquistarla (a un prezzo non ancora definito); i comuni mortali si limiteranno ad ammirarla.
SEMPLICE E AFFASCINANTE - Poco da dire sulla linea della Rolls-Royce Dawn: esprime un fascino impareggiabile o quasi. La mascherina (sempre che così si possa definire un elemento di dimensioni a dir poco mastodontiche) è realizzata e rifinita a mano; le forme sono classiche, con poche curve e la sensazione che l’auto sia ricavata dal pieno. Lo sbalzo anteriore è visivamente ridotto; quello posteriore più pronunciato, con la coda che lascia spazio alla capote in modo morbido, ricordando (secondo i designer inglesi) la poppa delle barche. Caratteristiche le porte con apertura conrtrovento. I cerchi in lega sono di 20” o 21”; il parabrezza inclinato regala un’insospettabile leggerezza a una linea che sembra già in fase di presentazione senza tempo, con nervature evidenti solo nel cofano e quasi nascoste in coda.
ARTIGIANATO ESTREMO - Per gli interni della Rolls-Royce Dawn, è forse meglio che siano le foto a parlare: legno, pelle di vario colore, metallo sono accoppiati in modo certosino, accogliendo i quattro occupanti in modo regale, facendo la gioia di chi ha la passione del dettaglio: per evitare usura e scarsa ergonomia, i cadenini orizzontali dei sedili terminano con un rivestimento metallico arrotondato. I battitacco in alluminio spazzolato con inserti in gomma non meriterebbero nemmeno di essere calpestati per la qualità realizzativa.
POTREBBE ANCHE CORRERE - Per certi versi è quasi marginale ricordare che, sotto il cofano della Rolls-Royce Dawn, c’è un V12 biturbo di 6,6 litri da 570 CV e 780 Nm di coppia (che potrebbe spingere da 0 a 100 km/h la Rolls in 4”9, secondo la casa): come accadeva per la Corniche DHC, di cui la Dawn può a buona ragione essere considerata l’erede spirituale, non veniva dichiarata. Un piccolo snobismo che aggiungeva un ulteriore quarto di nobiltà alle Rolls-Royce dell’epoca. Al massimo, si poteva dire che fosse “sufficiente in ogni circostanza”: perché con le Regine, anche se in questo caso meno austera e più sbarazzina della Phantom (rispetto alla monumentale Phantom Drophead) e quindi “reginetta”, si va al passo e non si corre.