BASTA CHIACCHIARE - “La Fiat ha avuto dall’Italia tutte le certezze che chiedeva per avviare gli investimenti del suo programma”. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, risponde seccato al presidente del Lingotto, John Elkann, che ieri, intervenendo al Meeting di CL a Rimini, ha posto un pesante interrogativo al governo: “L’Italia dica se vuole continuare a fare auto”, aveva chiesto il rampollo di casa Agnelli (leggi qui la news). Parole che, secondo alcuni osservatori, metterebbero in dubbio gli annunciati investimenti della casa torinese nel nostro paese. Secca la replica di Sacconi. “Il tempo degli interrogativi deve essere sostituito da quello delle decisioni”, ha fatto sapere il ministro in una nota ufficiale, sottolineando come “la stessa norma inserita nella manovra relativa all’applicazione erga omnes (“a tutti”) degli accordi sottoscritti è il segno evidente di un clima inequivoco di favore per gli investimenti e l’occupazione. Ora le chiacchiere stanno a zero”. E pazienza se la norma, a detta di diversi giuristi, sia a rischio d’incostituzionalità nella parte in cui prevede un effetto retroattivo (tale cioè da comprendere gli accordi già siglati negli stabilimenti della Fiat a Pomigliano e Mirafiori).
I SINDACATI NON CI STANNO - Le parole di Elkann hanno messo in agitazione i sindacati italiani. “Forse la Fiat deve rivolgere quella domanda a se stessa, noi abbiamo già deciso che in Italia debbano esserci importanti produzioni automobilistiche”, ha detto Luigi Angeletti, segretario della Uil. “Ci siamo già impegnati per fare in modo che si confermi l’obiettivo di triplicare in cinque anni la produzione automobilistica nel nostro paese”, ha sottolineato il segretario generale aggiunto della Cisl, Giorgio Santini. Dura la presa di posizione della Fiom che, a suo tempo, non ha sottoscritto gli accordi separati negli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori. “Negli stabilimenti italiani l’unica cosa che aumenta è la cassa integrazione, mentre aspettiamo ancora prodotti veri per il mercato europeo fatti in Italia”, ha dichiarato Giorgio Airaudo, responsabile nazionale auto del sindacato dei metalmeccanici della Cgil. “La Fiat deve smetterla di usare i lavoratori per coprire la sua ritirata industriale”.
MA LA BORSA APPREZZA - Le parole di Elkann sembrano tuttavia essere piaciute alla Borsa: ieri il titolo della Fiat è uscito dalle secche del segno meno in cui era impantanato da settimane, guadagnando il 6,63%, mentre oggi, a un paio d’ore dall’apertura di Piazza Affari, è in rialzo del 5,27%.