CONSEGUENZE - Il mese scorso i vertici della Suzuki avevano confessato che dal 2010 la casa aveva effettuato i test di consumo e di emissioni in maniera non corretta (qui per saperne di più), così da poter dichiarare valori più favorevoli. La vicenda era stata spiegata con una politica non trasparente e mossa da una logica distorta, nella gestione della ricerca e sviluppo. Ieri l’ammissione ha avuto la sua conseguenza più clamorosa: il “grande vecchio” della Suzuki, Osamu Suzuki (86 anni, nella foto) ha dato le dimissioni dalla carica di amministratore delegato, conservando soltanto quella di presidente. Assieme a Osamu Suzuki si è anche di dimesso il vice Osamu Honda (66 anni). Le dimissioni diventeranno effettive dopo che saranno accettate dall’assemblea degli azionisti della società, convocata per il 29 giugno. Da qui ad allora si dovrebbero anche conoscere i nomi dei successori, che ieri non sono stati comunicati.
ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ - Dunque la vicenda delle pratiche inappropriate in sede di test ufficiali ha avuto le conseguenze più radicali per la Suzuki. La cosa rappresenta un atto di assunzione di responsabilità per come è stata guidata l’azienda, che è la quarta casa automobilistica giapponese. E le misure avviate per rimediare ai danni derivati dallo scandalo non si limitano soltanto alle dimissioni del binomio di vertice della società. Sono state infatti anche decise misure di pesante decurtazione dei compensi dei due amministratori. Per Osamu Suzuki da luglio ci sarà infatti un taglio del 40% dei suoi emolumenti, questo per la durata di 6 mesi. E appunto altri tagli sono previsti per i bonus e i compensi di tanti altri super dirigenti in particolare del settore ricerca e sviluppo.