PRONTO INTERVENTO - Il pilota semi-automatico della Tesla avrebbe svolto un ruolo fondamentale nel salvare la vita ad un 37enne statunitense, Joshua Neally, colpito da un malore in autostrada ma trasportato vicino al pronto soccorso dalla sua Tesla Model X (nelle foto). L’episodio ha ottenuto ampio risalto fra i media d’oltreoceano e giunge poche settimane dopo una vicenda di tutt’altro genere, costata la vita al guidatore di una Model S (qui per saperne di più): la funzione di guida semi-autonoma, chiamata Autopilot, ha risposto in maniera errata dopo una situazione particolare e non ha evitato un incidente (ma su questa vicenda è in corso un'inchiesta che deve chiarire bene le circostanze dell'accaduto). La Tesla in ogni caso raccomanda espressamente di mantenersi vigili, perché l’Autopilot non è abbastanza evoluto e affidabile per sostituire il conducente, che dev’essere pronto ad intervenire in caso di malfunzionamento.
SOLO IN AUTOSTRADA - Neally stava guidando dal posto di lavoro alla sua casa di Branson, in Missouri (Stati Uniti), lungo un tragitto di circa 45 minuti. Dopo circa 8 chilometri ha avvertito forti dolori al costato, che i medici dell’ospedale di Branson avrebbero poi definito un’embolia polmonare. Secondo il racconto dell’uomo, pubblicato dal sito Slate, l’Autopilot sarebbe stato messo in funzione lungo la Highway 68 e avrebbe gestito la Model X per una trentina di chilometri, fino all’uscita autostradale più vicina al pronto soccorso, dove Neally avrebbe nuovamente assunto il controllo della vettura: l’Autopilot, infatti, funziona lungo strade di scorrimento e non in ambienti cittadini. La vicenda dev’essere ancora confermata da fonti ufficiali, ma rivela uno sviluppo finora non previsto del sistema: la tecnologia potrebbe gestire un’automobile quando il suo guidatore perde conoscenza dopo un malessere fisico, evitando che l’auto si trasformi in proiettile impazzito.