VOLANTI… INCROCIATI - Sciopero dei tassisti in vista: il 23 marzo 2017 le auto bianche si fermeranno, in tutto il Paese, dalle 8 alle 22. La protesta è stata proclamata dal “parlamentino” della categoria, dopo una riunione caldissima, a Roma, durata quasi quattro ore. Uno sciopero contro il governo: che, dicono quasi tutti i sindacati, “non è stato in grado di fornire alcun tipo di risposta a semplici domande, nascondendosi dietro la sovranità del Parlamento”. Così la pensano Fit Cisl taxi, Uil Trasporti taxi, Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Usb taxi, che hanno indetto lo sciopero assieme a Uti, Unica Cgil e Unimpresa. Non hanno invece firmato il documento Uri, Uritaxi, Cassartigiani e Confartigianato, mentre alcune sigle si sono riservate di aderire in seguito. Stando ai promotori della protesta, verranno comunque assicurati il rispetto delle fasce di garanzia e i servizi sociali, come il trasporto di anziani, di portatori di handicap e di malati.
PER STRADA O IN RIMESSA? - Il problema ha un nome preciso: Uber, l’app californiana che mette a disposizione degli utenti un servizio di taxi alternativo. Che, oggi, si traduce sostanzialmente in un servizio di noleggio con conducente (Ncc) basato su una rete di vetture e di autisti che, tra una corsa e l’altra, sostano in strada; i tassisti sostengono invece che le auto di Uber dovrebbero stazionare solo all'interno delle rispettive rimesse (il che basterebbe a metterle fuori gioco, almeno come concorrenti del taxi tradizionale). E chiedono ancora al governo, dopo le promesse fatte dall’esecutivo ai tassisti il 21 febbraio 2017 (vedi qui) una legge chiara, che spazzi via ogni dubbio una volta per tutte.
UBER: “PARLIAMONE…” - La decisione arriva poche ore dopo la lettera inviata da Uber a tutte le sigle sindacali dei taxi per proporre “un incontro a porte chiuse” lunedì 20 marzo 2017: idea rifiutata dai tassisti. “Credo sia giusto tentare la via del dialogo aprendo una porta a un confronto civile e onesto”, aveva scritto ai tassisti il general manager di Uber Italia, Carlo Tursi. “Troppo tempo è stato speso su un confronto che non guarda al futuro ma solo al passato, penalizzando così anche i consumatori. Noi vogliamo guardare al futuro e vorremmo farlo anche con voi”. Duro Federico Rolando, portavoce nazionale di Federtaxi: “Solo un imberbe cadrebbe ancora in questi giochetti comunicativi”.
CHE NE DICE L’ANTITRUST? - Come già in passato (vedi qui), l’Antitrust dice la sua sulla questione: “Il settore dalla mobilità non di linea (taxi e Ncc) è regolato da una legge vecchia di 25 anni e richiede una riforma complessiva”. In quest’ottica, il Garante ha inviato a parlamento e governo una segnalazione per sottolineare la necessità di mettere la normativa “al passo con l’evoluzione del mercato”. Secondo l’Authority, occorrerebbe garantire una maggior flessibilità operativa ai titolari di licenza taxi, e al tempo stesso eliminare le disposizioni che limitano l’attività degli operatori Ncc.