MEGLIO PASSARE ALLE GOMME ESTIVE - Anche se l'inverno è passato, in primavera o in estate pioggia e acquazzoni non sono rari. Ed è proprio sul bagnato che, con pneumatici usurati, si rischia di più: gli spazi d’arresto si allungano, la tenuta di strada peggiora e aumenta il rischio-aquaplaning (in velocità, il battistrada consumato, con canali meno profondi rispetto a quelli di una gomma nuova, non riesce più a smaltire l’acqua e perde il contatto con l’asfalto, rendendo l’auto ingovernabile). Se quattro “scarpe” nuove sono l’ideale per viaggiare in sicurezza, questo è il momento giusto anche per rimontare le gomme estive (se in buone condizioni) in luogo delle “termiche” usate d’inverno. Queste ultime si possono utilizzare tutto l’anno (ma non è consigliabile farlo, perché col caldo gli spazi d’arresto si allungano), a patto che il loro codice di velocità sia uguale o superiore a quello riportato sulla carta di circolazione; altrimenti, vanno tolte entro il 15 maggio, pena una sanzione da 422 a 1.695 euro (articolo 78 del codice della strada). Chi deve acquistare pneumatici nuovi può risparmiare chiedendo più preventivi (ai gommisti o su internet): anche a parità di prodotto, le differenze non mancano.
POCHI MILLIMETRI FANNO LA DIFFERENZA - Nella progettazione di un pneumatico lo studio dei canali per il drenaggio dell’acqua è fondamentale per la sicurezza: simulazioni al computer aiutano a trovare profili sempre migliori per numero, forma e inclinazione degli intagli. Ovviamente, la massima efficacia si ha con il battistrada nuovo (spessore 6-7 millimetri), mentre via via che questo si consuma la sicurezza sul bagnato si riduce: già sotto i 3-4 millimetri sarebbe opportuno cambiare le gomme per non cominciare ad avere problemi. Per una verifica immediata, basta inserire in verticale, tra i tasselli, una moneta da 1 euro: se la parte dorata “scompare” nei solchi, si può stare tranquilli. Alcune gomme, come le Nokian iLine, hanno impressi dei numeri (corrispondono ai millimetri residui di battistrada e scompaiono via via che lo si consuma) che ne segnalano lo spessore. Sono imposti dalla legge, invece, gli indicatori d’usura: quando i tasselli scendono al loro livello, il “pit stop” è obbligatorio. Ma sporgono solo di 1,6 mm: pochi per guidare sicuri sul bagnato.
ATTENZIONE: QUI SBAGLIARE È VIETATO - Scegliere da soli un pneumatico, soprattutto se lo si acquista su internet, non è difficile, ma richiede attenzione: oltre che nell’individuare quello più adatto alle proprie esigenze (in termini di comfort, stile di guida, chilometri percorsi ogni anno), anche nel determinare la misura corretta. Le “taglie” giuste sono riportate nella carta di circolazione. Per esempio, 205/55 R 16 indica una gomma larga 205 mm e con fianco alto 113 mm (il 55% di 205), da montare su un cerchio di 16 pollici di diametro. Dopo questi valori si trovano un numero e una lettera. Il primo è l’indice di carico, cioè il peso massimo che il singolo pneumatico può sopportare, mentre la seconda corrisponde al codice di velocità (cioè, l’andatura massima permessa). Entrambi sono definiti da tabelle internazionali che li associano a un valore in chilogrammi e in km/h: per esempio, un pneumatico marchiato 91H è omologato per 615 kg e per 210 km/h (le lettere finali sono due solo nelle gomme ZR, omologate oltre i 240 km/h). Vietato sgarrare sulle dimensioni (la sanzione parte da 422 euro), e occhio a quelle seguite nel libretto dalla sigla M+S, riservata alle gomme invernali. Per i due codici finali, sono invece ammessi valori superiori: come, nel “nostro” caso, 94V (670 kg, 240 km/h) in luogo di 91H.
OCCHIO ALL’OMOLOGAZIONE - Le gomme vendute in Europa devono riportare il numero di omologazione e una “E” seguita dal codice del paese che l’ha rilasciata (per esempio,1 sta per la Germania, 2 per la Francia, 3 per Italia). La “CCC”, invece, è l’ok per la Cina.
LA PRESSIONE VA CONTROLLATA SPESSO - I pneumatici non hanno bisogno di molta manutenzione: la convergenza è da controllare se l’auto non va bene diritta o se il battistrada si consuma in modo non uniforme, mentre la bilanciatura è da monitorare ogni 10.000-15.000 km (o se si avvertono vibrazioni in velocità). Ma c’è un valore da controllare almeno una volta al mese ed è la pressione di gonfiaggio. Dev’essere quella indicata dal costruttore dell’auto nel libretto d’uso e manutenzione o in un adesivo vicino alla porta del guidatore o al bocchettone di rifornimento. Viaggiare con pneumatici sgonfi è pericoloso (peggiorano tenuta di strada, stabilità e spazi di frenata) e penalizza i consumi di carburante, perché aumenta la resistenza al rotolamento. Ma anche avere le gomme troppo gonfie non va bene: il comfort diminuisce (il pneumatico assorbe male le irregolarità dell’asfalto), la tenuta di strada pure. Inoltre, sia in caso di “sovragonfiaggio” sia di pressione insufficiente, l’usura del battistrada non sarà uniforme. La pressione va controllata a pneumatici “freddi”: dopo che l’auto è ferma da qualche ora, senza aver percorso più di una decina di chilometri (ovviamente ad andatura tranquilla). La verifica è semplice e si può fare anche da sé, purché si sia certi della taratura del manometro: talvolta quelli delle stazioni di servizio perdono precisione, a causa degli urti che ricevono da utilizzatori poco attenti. Piuttosto, meglio usare (se c’è) il compressore del kit “gonfia e ripara” gomme della propria auto, sempre che consenta il solo gonfiaggio (alcuni non funzionano se non collegati alla bombola del sigillante). La scelta più comoda, ovviamente, è andare dal gommista.
PER ALLUNGARE LA LORO “VITA”- Oltre a una corretta manutenzione, per far “vivere” il più a lungo possibile i pneumatici è necessario guidare con accortezza: accelerazioni brusche e frenate “all’ultimo metro” aumentano l’usura del battistrada. E anche percorrere le curve a velocità sostenuta ne peggiora il consumo, soprattutto nella parte esterna. Non solo: alle gomme non fa bene neppure viaggiare con l’auto troppo carica. Lunghe soste sotto il sole cocente possono far invecchiare precocemente la gomma, causandone screpolature. Ma anche chi tiene l’auto ferma in garage deve stare attento: se non la utilizza per diversi mesi si rischia di far deformare i pneumatici. Meglio, in questo caso, aumentarne la pressione di un bar, per ripristinarla al valore corretto prima dell’utilizzo. E, nelle manovre, serve ulteriore attenzione: per esempio, urtando contro un marciapiede si rischia di danneggiare il fianco del pneumatico (procurando un taglio o un rigonfiamento), mentre sterzando le ruote con l’auto ferma aumenta l’abrasione nella zona di contatto col suolo (fatelo, se possibile, muovendo un poco la vettura).
LE DEVE DARE IL VENDITORE - All’acquisto pretendete i valori dell’etichetta europea, un’autocertificazione del costruttore con tre parametri: resistenza al rotolamento (incide sui consumi di carburante), frenata sul bagnato e rumorosità. Non esauriscono tutti gli elementi di valutazione di un pneumatico, ma sono importanti nella scelta. Il venditore può inserirli in fattura o consegnarvi una brochure. Per far valere la garanzia (che è di due anni) conservate la fattura e lo scontrino. Questi devono specificare pure l’imposta per lo smaltimento dei pneumatici: circa 3 euro per ciascuno, anche se non ci sono vecchie gomme da riconsegnare.
L'INDICE DI CARICO
È il numero che indica il carico massimo, cioè il peso, che il singolo pneumatico può supportare ed è riportato sul fianco subito dopo la misura: in 175/65 R15 84H il numero 84 indica appunto l'indice di carico. Nella tabella qui sotto la corrispondenza con il peso supportabile.
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CODICI DI VELOCITÀ
Indica la velocità massima per la quale il pneumatico è omologato. Anch'esso si trova nell'indicazione della misura sul fianco della gomma: 175/65 R15 84H indica che questo pneumatico è omologato fino a 210 km/h
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