MEGLIO LA DIFFERENZIATA - Le discariche sono destinate a “morire”: merito della raccolta differenziata, ma non solo. Già da parecchi anni, in alcune città, esistono inceneritori in grado di generare energia elettrica bruciando i rifiuti al posto di metano o olio combustibile. La scommessa per il futuro, invece, è di ricavare carburanti dall’immondizia.
LA GENERAL MOTORS CI CREDE - Proprio come si fa già con gli scarti delle lavorazioni agricole (legno incluso), dai rifiuti solidi urbani è possibile estrarre etanolo: miscelato alla normale benzina si può utilizzare per i motori delle auto (foto a destra). Un “sogno” non troppo lontano: in America, da ottobre dell’anno scorso, è operativo un impianto pilota della Coskata (società che dal 2008 ha tra i suoi soci anche la General Motors). Comunque, sono tante le strade per ridurre gli sprechi, a partire dal recupero dei vecchi pneumatici per la produzione di asfalto, e non solo. Dal 2006 una norma europea impone che l’80% dei materiali che compongono un’auto sia riciclabile per dare vita a nuove materie, e che il 5% sia trasformabile in energia. Dal 2015 queste percentuali saliranno.
Come dai rifiuti, anche dalle vetture da rottamare si ricavano nuove materie, e sarà così sempre di più. La Direttiva europea 2000/53/EC impone, dal 2006, che l’ottanta per cento del peso di un’auto sia costituito di materiali riciclabili, mentre il 5% dev’essere trasformabile in energia (per esempio, bruciandolo in centrali elettriche). E dal 2015 queste percentuali saliranno all’85% e al 10%. Ma i materiali che si ottengono non sono più come quelli di prima metalli e plastiche, però, perdono in qualità una volta riciclati; perciò nella loro seconda vita sono destinate a scopi meno “nobili”, che spesso nulla hanno a che fare con le automobili. D’altra parte, la norma non prevede una quota minima di materiali riciclati da riutilizzare nelle vetture. E, dove vengono usati, come nella Renault Mégane che ha il 12% di plastica riciclata (in verde, nel disegno), è per parti nascoste.
RIUTILIZZO - In Italia, ogni anno, c’è il problema di smaltire circa 320.000 tonnellate dei cosiddetti pneumatici fuori uso (PFU), non trasformabili in gomme ricostruite. Di queste, circa 180.000 tonnellate vengono usate come fonte energetica in cementifici e centrali elettriche; 70.000 tonnellate vengono invece sminuzzate in appositi centri di recupero (foto in alto a destra) per separare i vari componenti: tele, metalli e gomma. Quest’ultima può essere utilizzata per migliorare le proprietà dell’asfalto o per costruire suole di scarpe, campi da tennis e parchi giochi.
È LOTTA ALLE DISCARICHE ABUSIVE - Il dramma, e non solo nel nostro Paese, è costituito dalle tonnellate di PFU (circa 70.000 in Italia) che si stima finiscano nelle discariche illegali. Per evitarlo, la Direttiva europea 2004/35/CE ha imposto la nascita di consorzi senza fine di lucro che vigilino sul corretto smaltimento dei pneumatici. Quello italiano, l’Ecopneus, è stato costituito nel 2009 da sei dei maggiori produttori di gomme.