Turbo e diesel, coppia vincente

Tecnologia
03 ottobre 2016

L’applicazione del turbocompressore ai motori a gasolio è ormai un fatto acquisito. Meno scontato è che questa tecnologia è ancora lontana dall'avere esaurito le sue potenzialità.

UNA STORIA LUNGA UN SECOLO - Il turbocompressore è nato nel 1905 dall’intuito dell’ingegnere svizzero Alfred Büchi, che ne equipaggiò il motore diesel di un camion della Sulzer, l’azienda per cui lavorava. L’evoluzione del turbocompressore, dallo stadio di prototipo a quello di componente affidabile e regolarmente accessibile per l’industria motoristica, è però avvenuta grazie alla General Electric, che ne ha sviluppato versioni sempre più efficienti ed affidabili non solo per impiego su motori Diesel (le prime applicazioni regolari negli anni 20 su camion, navi e locomotori ferroviari), ma anche su propulsori a benzina, molto più impegnativi in relazione alle più elevate temperature dei gas di scarico. Già negli anni 40, la General Electric realizzava turbocompressori per i grandi “stellari” Pratt&Whitney, come gli R-2800 dei bombardieri B17 e dei caccia P47 e F8U, e il Wright R-3350, quello del mitico B29. 

UN “COLPO D’ACCELERATORE” - Ed è stata proprio la turbo-sovralimentazione a fornire la prima chiave utile ad aprire ai propulsori Diesel la porta di prestazioni davvero consistenti, risolvendo in modo fondamentale quei limiti di efficienza volumetrica che questi motori, in modalità aspirata, hanno evidenziato da sempre. In questi ultimi 30 anni, i propulsori a ciclo Diesel hanno rivelato potenzialità straordinarie, rispondendo in modo estremamente positivo a ogni aggiornamento della tecnologia e della tecnica (e ripagando del 1000% gli investimenti in ricerca e sviluppo che l’industria vi ha profuso). Prima dell’avvento su larga scala della turbo-sovralimentazione, si può dire che i Diesel “non respiravano abbastanza”: questa tecnologia li ha radicalmente trasformati in propulsori di grande consistenza prestazionale, soprattutto in termini di densità ed erogazione della curva di coppia. 


Un turbocompressore della Garrett.

ANTISPRECO - Funzione primaria del turbocompressore è recuperare e mettere a buon uso una parte dell’ingente quantità di energia che il tradizionale motore a ciclo Diesel spreca attraverso il sistema di scarico. Alcuni grandi esperti del settore considerano il turbocompressore non come un accessorio, ma come un elemento fondamentale dello stesso ciclo termodinamico del Diesel. Una tecnologia molto interessante, che potrebbe trovare sempre più ampia applicazione grazie all’avvento (prossimo venturo) di nuovi materiali a matrice ceramica che non solo ne ridurranno il peso, e quindi l’inerzia giroscopica e il conseguente ritardo di risposta, ma anche le temperature operative: consentendo a quel punto di realizzare turbocompressori a geometria variabile di normale impiego non solo (come accade già da diversi anni) sui motori a gasolio, ma anche su quelli a benzina (tra i quali fanno eccezione, per il momento, solo alcune Porsche). 

INIEZIONE DI POTENZA - La seconda chiave dello sviluppo del motore Diesel, ovviamente, è rappresentata dal sistema di iniezione common rail, che non solo ha ulteriormente esaltato il potenziale prestazionale di questi motori, ma ne ha affinato le caratteristiche di combustione contribuendo ad abbattere i livelli delle loro emissioni. Il ciclo Diesel continua a sbattere contro il muro dei 4.000 giri del regime di rotazione massima, considerato insormontabile perché, salendo oltre, il tempo a disposizione diventa insufficiente per il completamento della combustione della carica inalata, che quindi non è in condizione di trasformare pienamente la sua energia termica in energia propulsiva. Questo limite, peraltro, viene ampiamente compensato dalle capacità che la massiccia struttura del Diesel possiede di gestire pressioni di combustione superiori a 200 bar, e quindi di realizzare ugualmente potenze elevate anche nel rispetto forzato dei citati congeniti limiti di rotazione. La potenza, infatti, è la risultante di questa semplice equazione: 

HP= (cilindrata x giri x MPE) / 900

Cilindrata e giri sono termini dall’ovvio significato e agevolmente identificabili nelle relative entità numeriche. L’acronimo PME rappresenta la Pressione Media Effettiva: in termini semplici, è il prodotto, espresso in bar, dell’efficienza volumetrica e dell’efficienza termodinamica. Nel caso del Diesel, l’incremento delle prestazioni (ferma restando la cilindrata e fermo restando entro i 4000 il numero dei giri) passa necessariamente attraverso l’innalzamento della PME: e qui l’evoluzione dei turbocompressori (e dei sistemi di intercooler) ha svolto un ruolo fondamentale. Quasi altrettanto rilevante è stato il contributo derivato dalla crescita dei sistemi di iniezione common rail: che, oltre a operare oggi con pressioni di oltre 2000 bar, sono arrivati a perfezionare la loro capacità di suddividere la fase di iniezione in sequenze di impulsi che consentono di raggiungere pressioni di combustione di oltre 200 bar, ma senza i picchi di sovraccarico che sarebbero generati da un impulso singolo. 


Il recente motore Drive-E D5 della Volvo. 

LA PRESSIONE? MEGLIO BASSA - Un ulteriore momento evolutivo, che sottolinea la sempre più positiva integrazione del turbocompressore nel ciclo Diesel, è rappresentato dalla progressiva riduzione del rapporto di compressione dei moderni turbodiesel a iniezione diretta al fine di contenere le emissioni di NOx (risultante secondaria della combustione ad alta pressione che avviene nei cilindri di ogni motore alternativo, e che favorisce la sintesi dell’azoto e dell’ossigeno presenti nell’aria). Più elevato è il rapporto di compressione, maggiore è la quantità di ossidi di azoto emessi allo scarico. Ai tempi in cui i motori automobilistici a ciclo Diesel, per ridurne la gracidante rumorosità di combustione, erano necessariamente del tipo “a precamera”, il rapporto di compressione superava largamente il valore di 20:1. Quando i motori Diesel a “precamera” hanno passato le consegne ai moderni “iniezione diretta”, il valore del rapporto di compressione è sceso decisamente sotto quel valore, stabilizzandosi attorno a 17-19:1. Ora assistiamo a una ulteriore riduzione, con i propulsori più aggiornati che sono scesi sotto il limite di 16:1. È il caso dell’ultima versione del Volvo 2.0 D5 della nuova S90, che oggi rappresenta il picco più avanzato della tecnologia: per ridurre le emissioni di NOx, esso opera con un rapporto di compressione di soli 15,8:1 ma, grazie al suo sistema di sovralimentazione a doppio turbocompressore sequenziale, realizza una potenza di ben 235 CV agli usuali 4000 giri, e soprattutto una coppia massima di 480 Nm già a partire da 1750 giri. Il tutto con un consumo medio normalizzato di 20,4 km/l e con soli 129 g/km di emissioni di CO2. Gli svedesi non barano: è il propulsore all’apice della categoria, un vero picco di eccellenza ingegneristica.



Aggiungi un commento
Ritratto di anarchico2
4 ottobre 2016 - 08:46
Finalmente un commento sensato, ricordiamoci che l'auto per il 99% delle persone è un mezzo di trasporto ed un costo, il piacere viene dopo, se ce lo si può permettere, senza contare le esigenze di carico. La stupidaggine che per andare fuori città occorra almeno un duemila è proposto dalle case automobilistiche, fate un giro su autostrade e superstrade per vedere la classe delle auto in circolazione. A parole sono tutti ferraristi, come gli sportivi da divano.
Ritratto di Zot27
4 ottobre 2016 - 23:33
E allora perché la maggior parte dei taxisti usa le ibride Toy? Le statistiche sulle spese di manutenzione straordinaria riferite al gruppo T/L dicono ben altro
Ritratto di lucios
5 ottobre 2016 - 17:53
4
Quoto al 100%. In casa abbiamo due auto. Una tdiesel e una gpl. La seconda, quando devo fare strade in salita, non la considero proprio. Ottima solo per viaggi autostradali (ma solo perché il gpl costa 0,52 euro al litro), la mia compagna, rispetto alla vecchia 1.1 a benzina che aveva, spende solo 15 euro a settimana per andare al lavoro, a fronte dei 40 euro di prima. Benzina? Maddeche'?
Ritratto di Gianluka1973
4 ottobre 2016 - 08:49
Posso capire che molti odiano il Diesel perchè convinti che inquini di più solo per la "puzza" o per il fumo ... ma se le case petrolifere mettessero sul mercato solo Diesel speciali con zero zolfo e più cetano almeno sui 60 punti vedrete che primo non si sentirebbe più il cattivo odore dei diesel anni 80-90 e secondo inquinamento minore anche dei benzina e i filtri DPF o FAP nè si intaserebbe nè farebbero continue rigenerazioni in città. E cmq le macchine a benzina anche se sulla cara vengono dichiarati che consumano poco nella realtà per avere un consumo accettabile devi guidare con il piede di fata e mantenere velocià costanti, la resa termodinamica del motore a Gasolio è superiore anche io vorrei una macchina a benzina ma dopo perderei il piacere di fare molte gita fuori porta a causa dei consumi specialmente se vai in zone collinari
Ritratto di ziobell0
4 ottobre 2016 - 10:00
il Tdiesel fa consumare meno e fa andare più forte. Logico che la gente lo preferisca al benzina. Solo che dopo qualche decennio di diesel nei polmoni il conto sarà salato...ecco allora che sarà definitivamente bandito dalle nostre città
Ritratto di Gianluka1973
4 ottobre 2016 - 12:11
Cmq non penso che dallo scarico dei benzina esca ossigeno o aria respirabile... anzi so che è aria più velenosa infatti per i suicidi si usano le macchine a benzina e non quelle a gasolio ... e poi prima di accusare solo gli autoveicoli che influenzano poco rispetto alle emissione di caldaie, bruciatori, forni a gas, forni a legna centrali a carbone centrali a kerosene, etc etc ...
Ritratto di troy bayliss
10 ottobre 2016 - 13:42
1
anche la merd@ puzza però è un fertilizzante
Ritratto di oretaxa
4 ottobre 2016 - 10:58
Prima o poi arriverà il conto da pagare alle polveri sottili... Bisognerebbe imparare a guardare oltre un palmo dal proprio naso.
Ritratto di Zot27
4 ottobre 2016 - 23:29
Straesatto. Tutti a discutere di potenza, coppia, consumi, costo alla p., stupidaggini, e la salute che è la cosa più importante ..
Ritratto di oretaxa
5 ottobre 2016 - 09:59
L'esempio già lo diamo non comprando un diesel. Poi non ho camini e stufe, ma solamente una caldaia a metano. Quindi il mio lo faccio. Ma fammi capire, ti pagano per difendere così a spada tratta il diesel? Quando inizieranno i blocchi del traffico, allora sì che vi darete una svegliata.

DA SAPERE PER CATEGORIA

listino
Le ultime entrate
  • Hyundai Bayon
    Hyundai Bayon
    da € 21.100 a € 27.300
  • Hyundai i20
    Hyundai i20
    da € 20.000 a € 30.450
  • Hyundai i10
    Hyundai i10
    da € 17.100 a € 20.950
  • Cupra Leon Sportstourer
    Cupra Leon Sportstourer
    da € 36.400 a € 51.850
  • Cupra Leon
    Cupra Leon
    da € 35.550 a € 54.000

PROVATE PER VOI

I PRIMI CONTATTI

  • Hyundai Ioniq 5 84 kWh N Performance AWD
    € 76.900
    La Hyundai Ioniq 5 in versione sportiva ha prestazioni “esagerate” e impressiona per frenata e velocità in curva, a dispetto del peso elevato. Realistico e intrigante il software che simula il sound e le cambiate di un’auto a benzina. Poi, certo, è vistosa: può piacere. Oppure no.
  • Skoda Superb Wagon 2.0 TDI Laurin&Klement DSG
    € 54.950
    La nuova Skoda Superb, in vendita in Italia solo nella versione Wagon, è una famigliare spaziosa, silenziosa e ricca di accessori. Lunga ben 4,90 metri, punta più sul comfort che sull’agilità; com’è giusto che sia…
  • Suzuki Swift 1.2 Hybrid Top
    € 22.500
    Profondamente rinnovata, la Suzuki Swift unisce ingombri ridotti a interni ampi. Col 1.2 mild hybrid da 83 CV la guida è fluida, ma non molto brillante, e il baule è scomodo da caricare. Allettante il prezzo, che include tutto il necessario.