Ultima evoluzione della fuoristrada "dura e pura" 469B del 1972, destinata all'uso militare quando ancora in Russia c'era il socialismo reale, la 4x4 della Uaz (che oggi si chiama Hunter) non è cambiata poi molto da allora. Le linee tondeggianti sono simpaticamente rétro, la capacità di affrontare i tracciati impegnativi è indubbia: ci sono un robusto telaio a longheroni, sospensioni ad assale rigido (davanti con molle elicoidali, dietro con balestre), la trazione integrale inseribile e il cambio, di origine Hyundai, è abbinato a un riduttore. Tuttavia, non sono neppure paragonabili a quelli delle moderne suv la guidabilità sull'asfalto, il comfort e i consumi (per non spendere troppo c'è comunque una versione a Gpl, con impianto prodotto dalla Lovato). Il motore è un 2.7 a quattro cilindri con 135 cavalli, l'abitacolo è spazioso ma di difficile accesso e assai spartano; presente di serie il servosterzo, optional la radio e i sedili anteriori riscaldabili (fondamentali nel paese d'origine di questa 4x4) ma non sono previsti l'aria condizionata e gli airbag. In Italia è importata ufficialmente solo la versione con il tetto rigido (e non quella con la capote in tela).