SOMMA “ESTREMAMENTE ESIGUA” - I gestori autostradali usano per la manutenzione di 7317 ponti, viadotti e cavalcavia una somma “estremamente esigua” (il 2,2%) della spesa prevista nei piani economico-finanziari: sono i primi risultati dell’indagine conoscitiva dell’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione), che ha preso spunto dal crollo del ponte Morandi dell’agosto 2018 e che viene segnalata a governo e parlamento attraverso un documento di 14 pagine. Nel mirino, le concessionarie per le quali si era riscontrata una percentuale di investimenti realizzati inferiore al 90% rispetto a quelli previsti, come emerso nel 2016.
SECONDO PROBLEMA - L’Anac fa notare che c’è disomogeneità nella gestione delle concessioni da parte delle concessionarie. A essere diverse sono le modalità di calcolo adottate per accertare che vengano rispettati i vincoli normativi relativi alle percentuali minime di lavori da affidare a terzi: esistono metodologie differenti, “nonostante l’unicità del concedente” (lo Stato, proprietario della rete).
COME SI GIUSTIFICANO - Per lo scostamento fra le spese previste e quelle effettuate, i gestori, però, accampano scuse: dalla necessità di differimento dei lavori per non interferire con alcune manifestazioni (tipo Expo 2015); alla ritardata conclusione delle procedure espropriative; passando per la necessità di caratterizzazione e smaltimento di rifiuti interrati; fino al prolungarsi della tempistica necessaria per gli iter approvativi e autorizzativi preordinati all’avvio dei lavori.
BACCHETTATA AL GOVERNO - L’Anac riserva una stoccata anche al governo. Quindici anni fa, veniva emanata l’ordinanza del presidente del Consiglio 3274/2003 sulle verifiche da effettuarsi sulle opere infrastrutturali strategiche. Continuamente prorogata, la direttiva è scaduta il 31 dicembre 2018. Alla luce dei risultati dell’indagine, l’Anac ritiene opportuna una norma che fissi tali verifiche “con una determinata frequenza, a esempio biennale, perché ciò consentirebbe di attivare un meccanismo costante di monitoraggio”. Si tratta di uno degli ultimi atti del presidente dimissionario dell’Anac, Raffaele Cantone, che lascia per il “clima mutato”.
VECCHIA QUESTIONE - Quella del rapporto fra investimenti e pedaggi è una vecchia questione. Di recente, l’Aiscat (l’Associazione italiana società concessionarie autostrade e trafori) aveva ribadito che “l’Italia presenta tariffe autostradali tra le più basse in Europa a fronte dei maggiori investimenti per ammodernare la rete autostradale, costruita per la maggior parte negli Anni 50 e 60”. Vedi qui.