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Auto elettriche: il presidente della Toyota lancia l’allarme

Pubblicato 18 dicembre 2020

Akyo Toyoda mette in guardia la politica: una transizione troppo rapida verso l’auto elettrica rischia di far crollare l’industria.

Auto elettriche: il presidente della Toyota lancia l’allarme

TRANSIZIONE TROPPO VELOCE - Tutti i costruttori stanno investendo massicciamente per realizzare una gamma di vetture elettriche che consenta loro di rispettare le sempre più restrittive normative imposte un po’ in tutto il mondo. Ma è tutto oro quello che luccica? No, a quanto pare. E a sostenerlo è una voce certamente autorevole, quella Akio Toyota (nella foto) presidente della Toyota, uno dei più grandi costruttori al mondo. In occasione di una conferenza stampa della Japan Automobile Manufacturers Association, il manager sembra rivolgersi alla classe polita del suo Paese (che ha manifestato la volontà di eliminare le auto con motore a combustione dal 2035), affermando che: “Quando i politici fanno sapere di volersi liberare di tutte le auto che usano benzina capiscono cosa significherebbe tutto questo? Più veicoli elettrici produciamo, più salgono le emissioni di anidride carbonica”. Parole pesanti che poi diventano macigni, quando Toyoda afferma che “una eccessiva velocità nella transizione verso l’auto elettrica rischia di far collassare l’attuale modello di business dell’industria”.

L’INFRASTRUTTURA ENERGETICA - E non si può dire che tali dichiarazioni arrivino dal capo di un’industria automobilistica arretrata: la Toyota è stata una delle prime a credere nell’elettrificazione (sin dal 1997) con i suoi motori ibridi e nel 2019 ha annunciato un programma investimenti miliardari per lanciare sei nuove auto elettriche entro il 2025 sulla base di una nuova piattaforma sviluppata appositamente (qui e qui per saperne di più). Inoltre l’azienda punta a vendere un milione di veicoli completamente elettrici all’anno entro il 2030. Nonostante ciò, le preoccupazioni di Akio Toyota diventano più chiare quando parla delle cifre relative al Giappone, la cui infrastruttura energetica non produce elettricità che in minima parte da fonti rinnovabili (ecco perché aumentare la produzione significherebbe maggiori emissioni di CO2) e inoltre non sarebbe in grado di sostenere l’eventuale carico richiesto, nel periodo estivo, da un parco auto circolante completamente a batteria; per adeguarla servirebbe un investimento tra i 165 e 358 miliardi di dollari che, evidentemente, non si può fare in pochi anni.



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Ritratto di Flynn
22 dicembre 2020 - 21:30
Bhe chiamali scemi i cinesi.