CHE FARE? - Un veicolo a guida autonoma dovrebbe avere la facoltà di sacrificare il proprio occupante, saltando giù da una scogliera per evitare uno scuolabus pieno di bambini? La domanda, che adesso sembra tanto retorica quanto pleonastica, potrebbe riproporsi in futuro con sempre più crescente attualità. Gli sforzi attuali si concentrano sul realizzare logiche di funzionamento compatibili con un’auto in grado di affrontare la normale circolazione in modo efficace - portando a destinazione gli occupanti e guidando cioè nel rispetto delle leggi vigenti; eppure c’è già chi si domanda cosa accadrà quando si dovrà passare a una fase ulteriore - quella della scelta autonoma.
ASIMOV ANTESIGNANO - Vengono in mente le tre leggi della robotica teorizzate a Asimov già negli anni 40 (senza dimenticare che si trattava di letteratura fantascientifica, non certo scientifica), e in particolare la prima: un robot non può recare danno a un essere umano né permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Già, ma questo non risolve la domanda d’apertura, che è di natura etica ma che va coniugata con una realizzazione pratica.
LE CASE GIA’ CONSAPEVOLI - Non è un mistero che varie case attive nella sperimentazione della guida autonoma (da Ford a General Motors, da Audi a Renault o Toyota) facciano riferimento al centro di ricerca specifico dell’università statunitense di Stanford. Stando al responsabile Chris Gerdes - che di recente ha discusso la cosa con i dirigenti Ford e GM - “la questione è nel mirino: i dirigenti sono a conoscenza delle sfide e delle implicazioni connesse, perché i propri tecnici stanno già provando oggi a prendere decisioni”. Già, perché bisogna prevedere che i veicoli a guida autonoma debbano anche contravvenire al codice della strada per svariati motivi - superare una linea continua nel caso di manovra improvvisa per evitare un ostacolo repentino o per superare un’auto parcheggiata in doppia fila.
L’ULTIMA PAROLA - Inevitabile che, oltre all’etica, l’approccio tenda a diventare sociologico: secondo gli analisti del Boston Consulting Group, le auto a guida autonoma saranno in grado di circolare entro una decina d’anni. Verosimilmente, contribuiranno a peggiorare la guida degli esseri umani a causa della mancata abitudine a “prendere i comandi”: in prospettiva, siamo proprio sicuri che un guidatore in carne e ossa, chiamato a una repentina correzione dell’ultimo momento, sia in grado di farlo senza causare danno? La questione è aperta e - pur tra mille scenari - già oggi sembra d’attualità.