DOV’È FINITA L’AUTOMOBILE? – Pare che siano rimasti inascoltati gli allarmi ripetutamente lanciati alla politica dal mondo dell’auto. L’ultimo, quello del presidente dell’Aci: “L’alleggerimento del carico fiscale per l’auto dovrebbe essere una delle prime voci dell’agenda politica di qualsiasi candidato alle prossime elezioni, perché l’intero comparto è allo stremo delle forze”, ha dichiarato Angelo Sticchi Damiani all’inizio di gennaio. Parole al vento? A giudicare dai programmi elettorali delle principali forze politiche che il 24 e 25 febbraio si contenderanno il governo dell’Italia, sembra proprio di sì. E dire che il comparto italiano dell’auto, a cui si deve l’11% del Pil nazionale, sta attraversando la più grave crisi della sua storia.
LA FORMULA MAGICA È: MOBILITÀ SOSTENIBILE - Il programma del Partito Democratico (in ato il segretario Bersani) si limita a sfiorare l’argomento nel capitolo dedicato allo Sviluppo sostenibile, dove si legge: “Immaginiamo un progetto-Paese che individui grandi aree d’investimento”, una delle quali è costituita da “mobilità sostenibile, risparmio ed efficienza energetica”. Si va un poco più nel dettaglio nel programma degli alleati di Sinistra Ecologia e Libertà, che dedica un capitolo al tema della mobilità, dove si leggono proposte come la “riconversione del parco mezzi (auto e bus) da benzina e gasolio a biocarburanti” e lo spostamento su rotaie di “almeno il 15% del traffico merci”. Anche qui, a predominare sono le tematiche verdi: “Le auto tradizionali devono cedere il passo a vetture alimentate da energie alternative e questa può essere una buona occasione occupazionale”. Si propone cioè di “recuperare le innumerevoli competenze in cassa integrazione dando loro una funzione verso il nuovo mercato occupazionale dell’ibrido e dell’elettrico”. Infine, si precisa che “il futuro dell’auto urbana è rappresentato da mezzi piccoli e leggeri in luogo degli attuali, in gran parte grandi e pesanti”, e si definisce come “priorità” il tema della sicurezza stradale.
IL PDL VUOLE IL TAGLIO DELLE ACCISE - Dall’altra parte della barricata, il principale partito della coalizione avversaria, il Popolo della Libertà, nell’ambito di un generale “riordino delle priorità” del Paese, pone in pole position, tra le altre cose, “turismo, infrastrutture e ambiente”. Inoltre, accenna alla necessità di sviluppare “meccanismi concorrenziali e di vigilanza per contrastare accordi di cartello nel settore assicurativo”. Sul fronte delle infrastrutture, poi, la proposta è quella di un “piano generale per la mobilità urbana sostenibile”, mentre qualche pagina dopo si parla di “diminuzione delle accise che incidono sul costo dell’energia”.
M5S CONTRO L’USO DELL’AUTO IN CITTÀ - La new entry più significativa di questa tornata di elezioni politiche, ovvero il Movimento 5 Stelle (qui sopra Beppe Grillo), non usa invece mezzi termini. Il primo punto del programma, al capitolo “Trasporti”, è costituito dal “disincentivo dell’uso dei mezzi privati motorizzati nelle aree urbane”. Inoltre, si parla di “introduzione di una forte tassazione per l’ingresso nei centri storici di automobili private con un solo occupante a bordo” e della “proibizione della costruzione di nuovi parcheggi nelle aree urbane”, promuovendo “un sistema di collegamenti efficienti tra diverse forme di trasporto pubblico” e incentivando le “imprese che utilizzano il telelavoro”. Si limita invece a un piccolo accenno “ecologista” la lista Rivoluzione Civile del magistrato Antonio Ingroia, nel cui programma, al capitolo intitolato “Per l’ambiente”, parla di un piano “per una mobilità sostenibile che liberi l’aria delle città dallo smog”.
MONTI PUNTA SULLA GREEN ECONOMY - Da ultimo, non va dimenticato il programma di Scelta Civica, la lista del premier uscente Mario Monti (foto qui sopra) che si presenta in coalizione con forze politiche come Udc e Futuro e Libertà e che potrebbe essere l’ago della bilancia nel caso nessuna coalizione raggiungesse una solida maggioranza al Senato. Chi cercasse una proposta più concreta e strutturata da quella che viene comunemente chiamata “Agenda Monti” resterebbe deluso: al paragrafo “Sfruttare tutto il potenziale dell’economia verde”, infatti, non si va oltre al solito “incentivare la mobilità a basso impatto ambientale”.