GINEPRAIO NORMATIVO - La questione del “bollo” per le auto storiche con età tra 20 e 29 anni è da tempo fonte di confusione normativa, ma forse la Corte costituzionale vi ha ora messo ordine. Per parecchi anni tali vetture hanno beneficiato dell’esenzione dalla tassa in quanto considerate auto “storiche” per il semplice fatto di essere vecchie appunto di almeno 20 anni. Poi alla fine del 2014 il governo ha legiferato sulla materia stabilendo che l’esenzione doveva valere solo per le auto con 30 anni e oltre. Ovviamente c’era stata una levata di scudi da parte dei possessori delle “ventenni” e delle varie associazioni che raggruppano gli appassionati di auto storiche.
LE INIZIATIVE DELLE REGIONI - Ciò aveva portato alcune regioni a prendere iniziative di legge miranti a reintrodurre l’esenzione. Di fronte a queste iniziative il governo l’anno scorso reagì portando la questione davanti alla Corte costituzionale, sostenendo che la Costituzione attribuisce agli organi statali la materia fiscale e che le regioni non possono contraddire quanto dallo stato stabilito. La questione è arrivata finalmente a sentenza, pubblicata appunto l’altro giorno e con cui la Corte dà sostanzialmente ragione al governo, invalidando le norme regionali che introducono l’esenzione dal “bollo” per le auto ventennali.
SOLO PER UMBRIA E BASILICATA - La sentenza della Corte costituzionale si riferisce al ricorso governativo relativo alle leggi in materia varate dalle regioni Umbria e Basilicata. Resta ora da capire come l’orientamento della Corte sia da intendere nelle altre regioni dove pure c’erano stati orientamenti favorevoli all’esenzione per le auto da 20 a 29 anni. Una di queste regioni è la Lombardia dove era stato messo a punto un sistema articolato basato su forme di riconoscimento di “storicità” dei veicoli, riconoscimento demandato alle organizzazioni che si occupano di auto storiche.
PROSPETTIVE INCERTE - Se questo principio fosse ritenuto in grado di bypassare il principio sancito dalla sentenza della Corte costituzionale, si assisterà probabilmente all’introduzione di norme analoghe anche nelle altre regioni. Va però detto che l’impostazione dell’esenzione in base alla certificazione di storicità rilasciata dai vari registri storici presenta una particolarità formale non da poco: le associazioni, i registri, i club del collezionismo di auto storiche sono tutte organizzazioni a carattere privato e dunque ci si troverebbe di fronte alla gestione di una normativa fiscale basata su atti di soggetti estranei alle istituzioni pubbliche e per loro natura interessatI a riconoscere il maggior numero di veicoli storici, e quindi esenti dal “bollo”.
LUNGA STORIA DI CONFUSIONE - Volendo cercare di spiegare come si sia arrivati alla situazione attuale forse si può mettere il punto di partenza al varo del Codice della strada del 1992, laddove all’articolo 60 si legge che “Rientrano nella categoria dei motoveicoli e autoveicoli di interesse storico e collezionistico tutti quelli di cui risulti l'iscrizione in uno dei seguenti registri: ASI, Storico Lancia, Italiano FIAT, Italiano Alfa Romeo, Storico FMI”. Questo per poi introdurre regole che tali veicoli devono rispettare per circolare. Come già accennato i registri chiamati dal Codice a certificare la “storicità” dei veicoli sono tutti privati e dopo l’entrata in vigore del Codice è partita una forte ondata di contestazione di questa esclusiva affidata ai pochi registri indicati dall’articolo 60. Intrecciandosi la questione con quella dell’esenzione dal pagamento del “bollo” anche altre organizzazioni hanno preteso di certificare i veicoli, sulla base dell’esenzione vigente già a partire dai 20 anni di età, cosa che aveva portato alla diffusione di “auto storiche” esclusivamente per cercare l’esenzione fiscale. Realtà che poi ha portato il governo a alzare la soglia a 30 anni.
INTERVIENE L'ACI - Sulla questione è intervenuto il presidente Aci, Angelo Sticchi Damiani. Secondo cui, dopo la sentenza della Corte costituzionale, “permangono discriminazioni territoriali con orientamenti difformi da parte delle istituzioni, che penalizzano non pochi automobilisti rispetto ad altri”. Sticchi Damiani ribadisce la “necessità di provvedimenti omogenei che portino ordine in tutto il comparto, con strumenti efficaci e appropriati, come la lista chiusa di veicoli di interesse storico e collezionistico, redatta dall’Aci e consegnata alle compagnie assicurative”. Serve, insomma, “uno strumento oggettivo di individuazione delle auto storiche meritevoli di tutela”. Ricordiamo comunque che, oltre alla lista dell’Aci, esiste anche quella dell’Asi (Automotoclub storico italiano).