NEWS

Brexit: il grido di dolore del settore auto

Pubblicato 23 settembre 2019

Le conseguenze di un “no deal” per l'industria automobilistica sarebbero gravi: si temono i dazi e lo stop della produzione.

Brexit: il grido di dolore del settore auto

VERSO IL NO DEAL? - Manca poco più di un mese alla fatidica data del 31 ottobre 2019 quando il Regno Unito non farà più parte dell’Unione Europea. In mancanza di un accordo tra le due parti la cosiddetta Brexit senza accordo (no deal) sembra una scenario sempre più probabile e questo crea grande apprensione nel settore dell’automobile, che rappresenta uno dei maggiori fattori di scambio tra le due sponde della Manica. Senza un nuovo accordo, che vada a regolare i rapporti tra UE e Regno Unito, sarebbero valide le convenzioni internazionali del commercio, con l’innalzamento di barriere doganali e dazi che, secondo alcuni calcoli, ammonterebbero a 5,7 miliardi.

COSTI ALTISSIMI - Una vera e propria stangata per un sistema che si basa sulla libera circolazione delle merci per l'approvvigionamento “just in time”, cioè nel momento in cui servono, delle componenti provenienti dal Continente necessarie alle fabbriche per l’assemblaggio delle vetture. Dazi e dogane rischiano di mandare in tilt il sistema e provocare blocchi della produzione che potrebbero rivelarsi catastrofici in termini economici: ogni minuto di stop costerebbe 54.700 euro, secondo alcuni calcoli.

TUTTI PREOCCUPATI - A confermare la gravità delle conseguenze di una Brexit senza accordo è una dichiarazione congiunta dei capi di 23 associazioni imprenditoriali automobilistiche europee, ivi compresi le associazioni europee dei costruttori e dei fornitori automobilistici e 17 associazioni nazionali, i quali sottolineano che oltre ai miliardi di euro sono a rischio milioni di posti di lavoro. Sono diverse le aziende automobilistiche che operano nel Regno Unito; la Honda, che produce la Civic nella città di Swindon, in Inghilterra, ha minacciato di sospendere la  produzione qualora non venisse raggiunto un accordo commerciale tra la Regno Unito e Bruxelles, così come la Toyota, che possiede lo stabilimento di Burnaston, dove viene prodotta la Corolla, e uno nel Galles che realizza motori. Fanno eco alle aziende giapponesi anche le tedesche BMW, proprietaria dei due marchi inglesi Rolls-Royce e Mini, e Volkswagen, oltre al gruppo PSA.



Aggiungi un commento
Ritratto di Fr4ncesco
23 settembre 2019 - 17:07
2
Potrebbero sfruttare il commonwealth per il libero scambio e trattati bilaterali con i Paesi con cui gli conviene, anziché stare con dei competitors interni dal salario più basso. Sfruttare i marchi di prestigio per l'export. Ugualmente i marchi generalisti hanno delocalizzato o sono rimasti lì solo con interventi statali. Con 50mln di abitanti Honda, Nissan PSA e Ford avendo comunque una buona fetta di mercato potrebbero produrvi in ckd. Gli scenari non sono scontati.
Ritratto di Blueyes
23 settembre 2019 - 17:39
1
I britannici sono pragmatici e sicuramente cadranno in piedi.
Ritratto di pierfra.delsignore
3 ottobre 2019 - 16:07
4
Da quello che sta succedendo direi proprio di no
Ritratto di NeroneLanzi
23 settembre 2019 - 18:46
Ma infatti, potrebbero concentrarsi sull’esportazione di McLaren e Aston alle Bahamas e assemblare auto cinesi in kit come Di Risio per il mercato interno. Se hanno problemi a procurarsi i materiali possono sempre usare le copertine dei passaporti (rigorosamente blu) per foderare i sedili.
Ritratto di Fr4ncesco
23 settembre 2019 - 20:22
2
Ahahaha
Ritratto di Fr4ncesco
23 settembre 2019 - 20:28
2
Ti ricordo che il commonwealth britannico va un po' oltre le "Bahamas" e JLR ha volumi di vendita un po' superiori ad Aston e McLaren, che comunque fanno parte della filiera componentistica e non sono certe fatte d'oro. Poi perché Di Risio e non Pomigliano? Non mi risulta che la Panda risulti al primo posto nella top ten dei mercati esteri.
Ritratto di NeroneLanzi
23 settembre 2019 - 23:58
Infatti gli mdc della Panda farebbero schifo pure a Tesla. Non mi pare proprio il migliore augurio che si possa fare ad un costruttore. Comunque tranquillo, son solo tutta la filiera e tutti gli operatori del settore che si sono espressi sul tema. Sicuramente sarà una forma di allarmismo. Per contro ci sono un sacco di persone che lavorano nell’IT o nell’agricoltura che sono convinte che il mondo automotive britannico se la caverà a meraviglia dopo la Brexit, roba da nuova rinascita economica.
Ritratto di Fr4ncesco
24 settembre 2019 - 13:11
2
Eppure la Panda traina le vendite della Fiat, almeno europea, e giustifica l'impianto di Pomigliano, uno dei più avanzati d'Europa tra l'altro, quando è risaputo che le auto economiche conviene farle nei paesi in vds. Diciamo che un 50% è una buona dose di allarmismo da fine del mondo, da guerre nucleari post elezioni Trump. Ho forti dubbi che un paese come la Gran Bretagna dopo la Brexit diventi la Yugoslavia dei giorni nostri tra guerre civili con gli scozzesi e deficit economici stellari. Male che vada diranno addio alla grande produzione di auto ed impiegheranno la forza lavoro in altro. È l'Inghilterra, mica il sud Italia.
Ritratto di Marco_Tst-97
25 settembre 2019 - 10:21
Sarà l'Inghilterra, ma non è certo scevra dalle leggi del mercato né dai disordini interni. Parliamo del Paese che meno di 250 anni fa si è fatto sconfiggere da un gruppo di rivoluzionari d'oltreoceano (sebbene questi ultimi aiutati, ma quasi di nascosto, dai francesi) e che meno di un centennio fa quasi ha rischiato di essere soggiogata dalla Germania nazista, e se non avesse avuto altri aiuti da URSS E USA oggi lo UK non esiterebbe più. Gli scozzesi poi sono molto regionalisti, guardano gli inglesi quasi con scherno, non è difficile che vi siano disordini interni; è la prima volta dopo tanti anni che vi sono disordini all'interno del Parlamento britannico, ed è la prima volta che vi sono tutte queste rimostranze contro le decisioni del Primo ministro; dell'Irlanda del Nord non ne parliamo, quella praticamente gli Inglesi se la tengono solo per puro caso, e io movimento irredentista irlandese non è certo morto... Il Sud Italia se formasse Stato a parte probabilmente potrebbe al contrario tornare ai fasti del Regno delle due Sicilie, altroché; e lo dico da persona nata e cresciuta in centro Italia.
Ritratto di Strige
24 settembre 2019 - 09:04
Vivo a londra da 5 anni ormai, rispetto la tua idea, ma, prendendo te come esempio, posso notare come la fate semplice. Sul serio pensi che il commonwealth possa essere equiparato all'UE? Comunque anche dentro il commonwealth a chi vuoi vendere? Sono tutti stati definiti terzo mondo. Il canada e l'australia hanno accordi commerciali che non rientrano nel Commonwealth. Il CETA, per dirne una, la voleva l'UK.
Ritratto di Fr4ncesco
24 settembre 2019 - 13:18
2
Nessuno la fa semplice visto che i diretti interessati e il fior fiore degli esperti non ne escono, ipotizzo soluzioni diverse da scenari apocalittici, anche quelli la fanno troppo facile. E sicuramente è più semplice disperare che trovare piano B o C. Giustamente hai parlato del CETA, ma il Canada non è forse extraeuropeo eppure in accordo di libero scambio con l'UE? Idem il Giappone e la Corea? (questi ultimi con gli USA, non facendo parte del NAFTA). Esistono gli accordi bilaterali tra singoli paesi. Non è scritto da nessuna parte che la Brexit renda la GB Cuba, anche perché sono il primo partner della Germania che vi ha interessi ad esportarvi.
Ritratto di Challenger RT
25 settembre 2019 - 01:59
Infatti credo che un accordo bilaterale tra UK e USA sia già pronto. Del resto Bentley, Rolls-Royce e McLaren stanno meglio sulle strade americane che su quelle europee (Montecarlo esclusa)...
Ritratto di Marco_Tst-97
25 settembre 2019 - 10:42
Credo che vi sfugga una cosa: non si tratta certo dei prodotti extralusso quando si parla di produzione automobilistica industriale: questi prodotti sono artigianali o semi-artigianali; si tratta delle varie Honda, Mini, anche le Land Rover più "popolari" come la Discovery Sport, le Nissan e le Toyota. I modelli extralusso non trainano l'economia, ma al contrario sono trainati da essa; e questo per ogni tipo di prodotto. L'Inghilterra non ha neanche produzioni agroalimentari particolarmente apprezzate, non può reggersi nemmeno con il primario in autonomia.
Ritratto di pierfra.delsignore
3 ottobre 2019 - 16:08
4
E le altre fabbriche che hanno volumi diversi e vendono in UE come la mettiamo..
Ritratto di NeroneLanzi
25 settembre 2019 - 16:06
Il problema sorge però quando l’approccio diventa “va beh, vorrà dire che riconvertiranno il settore industriale impiegando i lavoratori in altro”. Direi che può rientrare senza problemi nel “farla semplice”. Quale altro? E come reimpiegarli tutti quanti? O anche solo un 80%. Il lusso, come veniva sottolineato, non solo non ha un peso così significativo, ma neppure lo puoi espandere all’infinito. I mercati che potevi sfruttare con JLT li hai già sfruttati, non è che Chandrasekaran stia lì seduto sui talloni. A meno di non abbandonarci a deliri stile “nuovo miracolo economico britannico con la green economy” (già letta)
Ritratto di lucios
23 settembre 2019 - 23:20
4
Io però mi chiedo. Se con Amazon un prodotto che proviene da Taiwan e sicuramente attraversa dogane varie, fornito da un negozio che non conosco che lo invia ad un cliente che non conosce arriva tranquillamente in pochi giorni, come non si può rendere efficiente lo stesso sistema per le aziende automobilistiche britanniche, aldilà delle dogane, visto che i rapporti fornitore-cliente sono coninui, affidabili e integrati? Mica è il solito catastrofismo in typical european mind?
Ritratto di Marco_Tst-97
24 settembre 2019 - 08:57
Mi sa che ti è poco chiaro che Amazon quei prodotti che ti fornisce in fretta li ha già in stock, probabilmente proprio sul territori nazionale in questione. Io dovrei far arrivare un supporto da tastiera da computer (proveniente dall'estero) per scrivania da aprile, la consegna era prevista per luglio; ancora aspetto...
Ritratto di Strige
24 settembre 2019 - 09:07
Il tuo commento? Typical Italian mind. Perchè non vi informate prima di scrivere? Esiste mamma google. Marco Tst ti ha già risposto
Ritratto di lucios
24 settembre 2019 - 21:24
4
@Strige e Marco TST. Cercherò di rispondere ad entrambi. Fortunatamente esistono anche libri e giornali specializzati e non solo google per informarsi sulle cose. Anzi, spesso su google si rischia di trovare molta robaccia. Ad ogni modo, l'esempio di Amazon è per renderci conto che proprio la possibilità di fornitura è oggi un problema superato e le politiche just in time che prevedono alla base rapporti commerciali su base 1 to 1 credo che garantiscano la fornitura sempre immediata e concreta. Non ho voluto fare l'esempio di Amazon prime perché avvalora ancora di più la mia tesi: se un pincopallino qualunque ha la possibilità oggi di compare una mazza da baseball ed averla il giorno dopo a casa secondo voi per la Jaguar, avere un dado per il semiasse delle sue berline dal suo unico fornitore che sta a Sofia (esempio) secondo voi avrebbe difficoltà con la Brexit? Secondo me no! Proprio perché le forniture integrate hanno canali particolari!
Ritratto di Marco_Tst-97
25 settembre 2019 - 10:36
Continui a partire dal presupposto sbagliato: quei prodotti che ti arrivano in pochi giorni Amazon gli ha fatto GIÀ passare la dogana PRIMA dell'ordine; per i prodotti come quello che (ancora) sto aspettando io, che non sono molto richiesti e quindi non sono in stock, ne passano di mesi fra ordinazione e consegna... le forniture integrate di fatto sono fuffa, perché neanche loro possono aggirare i controlli che tutti i prodotti devono seguire ai passaggi di confine.
Ritratto di Andre_a
25 settembre 2019 - 14:43
Secondo me esagerate entrambi: da Taiwan in pochi giorni non é possibile, allo stesso modo, la tastiera in attesa da luglio, non dico sia impossibile, ma di certo é un caso raro e per cui un negozio serio almeno in parte ti rimborsa. Difficile che merce di valore modesto stia piú di due settimane ferma in dogana.
Ritratto di lucios
25 settembre 2019 - 16:08
4
Il sistema Just in Time può prevedere delle corsie preferenziali che saltano la dogana. Addirittura si possono prevedere dei controlli a campione direttamente nei luoghi d'arrivo. Quindi, ciò che riporta l'articolo quando dice ".....dazi e dogane rischiano di mandare in tilt il sistema e provocare blocchi della produzione che potrebbero rivelarsi catastrofici in termini economici....", a mio avviso, è un problema che può essere facilmente superato, altrimenti tutta la componentistica che arriva dai paesi orientali, africani e mediorientali anche nel nostro paese sarebbe un delirio! Amazon era sol un esempio per far comprendere come oggi è molto facile, sicura e continua la fornitura di qualcosa! Poi, se acchiappi chi manda un libro dopo un mese può capitare. Ma il mio discorso era relativo a quanto definito nell'articolo.
Ritratto di pierfra.delsignore
3 ottobre 2019 - 16:09
4
Compro spesso su ebay ed amazon, stai dicendo un sacco di stupidaggini o compri con desidenza .it o vai incontro a tutte le problematiche doganali, sto aspettando da 1,5 mesi una maglietta comprata su ebay USA
Ritratto di probus78
24 settembre 2019 - 09:31
Il regno Unito sta rischiando ben di più dei meri danni al settore automobilistico... Il rischio più grave è la disgregazione con Scozia e Irlanda del Nord. Gli scozzesi in particolare sono molto europeisti. Tornare ai dazi doganali con l UE nn credo sia vantaggioso poi, in qualunque settore economico, non solo quello automobilistico..
Ritratto di money82
24 settembre 2019 - 09:58
1
Si sarà l'economia in generale a risentire, chiaramente l'europa ha chiuso le porte perchè deve far capire a tutti che chi esce è un "nemico", giusto per delineare una certa politica di terrore, sia nei popoli che nelle istituzioni.
Ritratto di probus78
24 settembre 2019 - 10:23
Chi esce nn è nemico ma semplicemente non può più godere dei benefici Dell Unione senza sottostarne ai vincoli. Sarebbe troppo comodo.
Ritratto di money82
24 settembre 2019 - 19:30
1
I benefici mi pare siano esclusiva soltanto di poche persone e pochi paesi purtroppo. L'egemonia franco-tedesca e le speculazioni finanziarie contro il nostro paese per esempio, non mi fanno certo propendere ad una comunità felice e pacifica. Ricordo bene la Merkel quando parlò di austerity nei nostri confronti...quando in germania un operaio medio guadagna 2500 euro, cioè esattamente il doppio rispetto a noi. Le tasse maggiori le abbiamo noi...i servizi più scadenti li abbiamo noi...le spese del carburante maggiori le abbiamo noi...chissà perchè siamo sempre in recessione.
Ritratto di Marco_Tst-97
25 settembre 2019 - 10:33
Le scelte su tasse, costi dei carburanti, eccetera non le prende l'UE, ma lo Stato italiano; che poi le debba prendere per rientrare nelle politiche economiche UE è un'altra storia. L'egemonia franco-tedesca resiste perché non c'è nessun altro Paese che sia in grado di prendere un'iniziativa, compreso il nostro.
Ritratto di money82
25 settembre 2019 - 23:15
1
siamo e saremo sempre burattini...tanto a chi prende 20.000 euro al mese cosa vuoi freghi di noi. Giusto qualche giorno fa si è assistito all ennesimo scambio di poltrone vergognoso.
Ritratto di Paolo-Brugherio
24 settembre 2019 - 16:06
6
Gli inglesi (non Scozia, Irlanda e Galles) fin dagli anni '70 sono stati scettici nei confronti del'EU, vuoi perchè si sono sempre ritenuti un'élite e vuoi perchè, con l'obbligo della precedenza a prodotti europei rispetto a quelli del commonwealth, molti generi (per es.: lo zucchero) sono diventati per loro più cari. Certo che se la BMW, proprietaria del marchio Mini, decidesse di spostare la produzione in Germania, molti separatisti si pentirebbero della scelta fatta. Ma comunque non la vedrei così tragica: la Norvegia è fuori sia dall'EU che dall'euro e non mi pare che navighi in cattive acque...
Ritratto di probus78
24 settembre 2019 - 16:54
La Norvegia però è il Paese col reddito pro capite più elevato, anche grazie al petrolio. Anzi potremmo quasi dire che hanno deciso di stae fuori all UE per non dover condividere con altri la loro ricchezza. Quindi non mi sembrano francamente paragonabili Regno Unito (65 milioni di abitanti) con la Norvegia (4 milioni e reddito pro capite superiore alla Svizzera)
Ritratto di Marco_Tst-97
25 settembre 2019 - 10:28
La Norvegia però non è mai stata nell'UE, non ha mai avuto politiche economiche guidate dal Parlamento europeo. Il problema non è che l'Inghilterra sia fuori dall'UE, quanto che prima ci sia stata DENTRO, e sin da quando si chiamava CEE. Non è facile riprendere politiche economiche che non siano basate sugli scambi coi Paesi europei quando per 50 anni è stato invece così. Il Commonwealth nel frattempo si è adattato, ha altri mercati, l'Inghilterra non ne ha più il privilegio; potrebbe sopravvivere di rendita dalle ex colonie, ma bisognerà vedere quanto queste siano disposte ad accettare di sostenere un "disoccupato"; l'unica fortuna dei britannici è quella di non aver mai accettato di entrare in zona euri: quella sarebbe stata la mazzata definitiva. Per concludere, ci sono molti che inneggiano alla Brexit, ma anche molti altri che manifestano contro: per la prima volta in decenni, e forse in centinaia di anni, sono gli stessi Inglesi a non essere affatto uniti.
Ritratto di Paolo-Brugherio
25 settembre 2019 - 11:32
6
Più che tra gli stessi inglesi, le divisioni interne sono dovute - a mio avviso - agli immigrati che, fin dai tempi delle colonie, i signorotti non disdegnavano nelle loro dimore. Ricordo che negli anni '90 in metropolitana a Londra il convoglio si fermò per qualche minuto in galleria... guardandomi attorno mi sono reso conto che gli inglesi erano una minoranza, in mezzo a cinesi, indiani, africani...
Ritratto di Marco_Tst-97
25 settembre 2019 - 11:42
L'Inghilterra è un Paese cosmopolita, spesso quelli che tu dici siano cinesi, indiani, eccetera sono in realtà cittadini inglesi.
Ritratto di Paolo-Brugherio
25 settembre 2019 - 12:25
6
Sì, inglesi che in casa loro parlano cinese, pakistano, arabo... Anche noi abbiamo i figli di sudamericani, africani, indiani, cinesi, arabi che sono nati in Italia e quindi considerati italiani. Ma il loro comportamento, il loro modo di vivere e di alimentarsi, il loro linguaggio, sono della loro estrazione culturale. E lo stesso discorso vale per molti "inglesi"...
Ritratto di Marco_Tst-97
25 settembre 2019 - 13:01
Rimangono sempre cittadini, punto. Quindi vanno ascoltati e le loro rimostranze hanno valore. In più, vorresti forse dire che i figli di Italiani di seconda o terza generazione che vivono in USA non parlerebbero italiano fra di loro?!
Ritratto di Wikowako
25 settembre 2019 - 17:37
Ti racconto un episodio di vita reale, che forse ti aiuta a capire meglio circostanze e persone. Una dodicina di anni da, tornando a casa dopo il lavoro (venerdì sera) trovo la solita strada intasatissima, allora cambio tragitto e passo davanti ad un minuscolo ristorante cinese take away da cui mi servivo saltuariamente molti anni prima. Visto che s'era fatta quasi ora di cena e un po' spinto dalla curiosità parcheggio e vado nel ristorantino (5 o 6 posti interni). Ci trovo il solito cinese, la solita moglie e il figliolo, che nel frattempo è un po' cresciutello e lo stimo, mentre sta seduto, almeno 1 metro e 80 x 110-120kg. Mentre aspetto che il padre mi prepari il cibo da asporto gli chiedo come mai lui si stia scofanando un piatto di pastasciutta invece di mangiare involtini primavera. Mi guarda perplesso e poi mi fa, con smaccato accento romanesco "E che so matto!" :-)
Ritratto di Marco_Tst-97
26 settembre 2019 - 00:05
Quindi stai sostenendo quanto ho scritto, ovvero che sono cittadini del Paese in cui sono nati a tutti gli effetti.
Ritratto di Spock66
24 settembre 2019 - 17:26
Ma, fatemi capire una cosa, parlando di automobili..ma tutte le Kia, Hiunday, Honda, Toyota..mica sono fatte tutte in EU, o sbaglio? E mi pare che siamo pieni di queste marche..adesso sembra che causa Brexit comprare una Rolls Royce (eh si, magari) diventi un dramma..ma siamo sicuri o è la solita fuffa-propaganda ?? Io un'idea ce l'ho...
Ritratto di Challenger RT
25 settembre 2019 - 02:07
Honda, Nissan, Toyota producono annualmente circa 850.000 auto nel Regno Unito, metà delle quali per il mercato dell'Unione Europea. I modelli giapponesi di nicchia (quelli più belli e costosi come Nissan GT-R e Suzuki Jimny) sono invece importati direttamente dal Giappone.
Ritratto di Spock66
25 settembre 2019 - 10:32
Beh, quindi confermi che Kia, Hyunday, sicuramente Subaru NON sono fatte in EU e non mi pare che comprare una Kia sia più problematico o costoso che comprare una Fiat..che poi il Jimny sia un modello costoso, non mi sembra, neanche tutte le Subaru, che sono made in Japan..
Ritratto di Marco_Tst-97
25 settembre 2019 - 10:48
Sbagliato: Kia e Hyundai le per l'Europa le producono in vari stabilimenti europei. Mi pare la i30 la producano in Ungheria, ad esempio; le Kia Sportage viene costruita a Zilina, in Slovacchia, come anzi TUTTE le Kia europee. Le Toyota per l'Europa vengono costruite in Turchia, niente popò di meno come la Tipo. Insomma, ogni costruttore ha interesse, per i modelli che vendono di più, a delocalizzare per costruire sul territorio per evitare dazi d'importazione europei.