MAXI INTESA PANGERMANICA - I costruttrori tedeschi sarebbero protagoniste di un colossale cartello per regolare e uniformare i propri comportamenti a proposito della regolazione delle emissioni. A sollevare la questione è il settimanale tedesco Der Spiegel che nel suo sito Internet ha anticipato un articolo che apparirà nel prossimo numero in edicola. Parte di questo cartello sarebbero le case tedesche “doc”, cioè Volkswagen, Audi, Porsche, BMW e Daimler-Mercedes. Sono escluse Opel e Ford, la prima oggi del gruppo PSA e per decenni della General Motors, le seconda, ovviamente americana ma con una importante presenza in Germania con fabbriche e centri di sviluppo.
RICERCA DI ACCORDI A 360 GRADI - L’azione di cartello sarebbe iniziata ancora negli Anni 90 e avrebbe riguardato svariati aspetti dell’attività dei costruttori, come i rapporti con i fornitori, la progettazione delle auto, fino ai sistemi per la riduzione delle emissioni inquinanti delle auto diesel. L’accusa è chiara: “L’industria automobilistica tedesca ha concertato la propria attività dagli Anni 90, attraverso dei gruppi di lavoro segreti su temi diversi, come la tecnica impiegata sulle auto, i costi, i fornitori, i mercati, le strategie e anche sulla riduzione delle emissioni delle vetture diesel.
AUTODENUNCIA - Sempre secondo lo stesso articolo - presentato come una anticipazione che sarà maggiormente argomentata e sostanziata nell’edizione cartacea - le informazioni riportate sono state attinte da un documento ufficiale che il gruppo Volkswagen scrisse nel luglio dell’anno scorso alle autorità della concorrenza tedesche come forma di autodenuncia di fronte all’avanzare di una inchiesta in corso da parte dell’autorità della concorrenza. Nel mese di giugno ci furono infatti delle perquisizioni nelle sedi della case, nell’ambito di una indagine a proposito di un possibile cartello negli acquisti di acciaio. Va infine detto che secondo Der Spiegel anche la Mercedes seguì la via dell’autodenuncia.
DECINE DI RIUNIONI - Le riunioni dei gruppi di lavoro sarebbero state una sessantina, con la partecipazione di oltre 200 tecnici. Uno dei temi discussi sarebbero state (fin dal 2006) le misure dei serbatoi dell’AdBlue, l’additivo utile per ridurre le emissioni di NOx dai motori diesel. In discussione è stato il fattore costi dei serbatoi: quelli più grandi sarebbero stati idonei alla bisogna ma avrebbero avuto costi maggiori. Quello piccolo avrebbe avuto costi più abbordabili economicamente ma sarebbe stato parecchio meno costoso.