Tra le debuttanti della kermesse svizzera c’è anche la Chevrolet Corvette Stingray Convertible, la versione scoperta della leggendaria sportiva americana (leggi qui per saperne di più). Un concentrato di tecnologia (motore V8 con disattivazione dei cilindri, telaio in alluminio e cofano in carbonio), ma con forti richiami al passato: dalle forme, al nome che era stato usato (ma si scriveva staccato, Sting Ray) negli anni 60 per la seconda generazione della Corvette. Abbiamo parlato con il responsabile del progetto, Tadge Juechter, che ci ha illustrato come è riuscito a far convivere storia e innovazione.
Mister Juecther, dopo la Corvette Stingray presentata a Detroit, arriva qui la versione scoperta.
La versione con capote in tela fa parte della nostra storia, e non poteva mancare. Anche se già la cosiddetta coupé dà la possibilità di viaggiare con il vento tra i capelli, grazie al tettuccio rigido rimovibile manualmente.
La Convertible si rivolge a un pubblico meno esigente in fatto di prestazioni?
No, nella parte bassa le due auto sono identiche, eccetto per la zona alla base del parabrezza. Anche per la Convertible la struttura è molto rigida, persino più della coupé di vecchia generazione. Inoltre, la distribuzione dei pesi è molto simile tra la cabrio e la coupé. Chi guida quasi non si accorge della differenza È semplicemente una questione di gusti.
E sulla sicurezza? Non vediamo sistemi tipo dei roll-bar a scomparsa.
Non ci sono perché abbiamo ottenuto la protezione in caso di ribaltamento irrigidendo i montanti ai lati del parabrezza: reggono fino a due volte il peso della vettura.
A proposito di peso, la riduzione delle masse è sempre stata uno dei punti di forza della Corvette…
Sì, e va in favore delle prestazioni, oltre che dei consumi. E con l’ultima generazione della Corvette oltre al telaio in alluminio, utilizziamo diversi particolari in carbonio. Come il cofano anteriore che copre l’otto cilindri a V da 450 cavalli.
Un motore che promette forti emozioni…
Sì, ma che è anche attento ai consumi. Oltre all’iniezione diretta di benzina, può contare sulla disattivazione di metà dei cilindri quando è richiesta poca potenza.
Parlando di consumi, qui a Ginevra alcune supersportive hanno abbracciato la strada dell'ibrido. Voi ci state pensando?
No. La Corvette non è un’auto a cui si può applicare lo schema dell’ibrido. Ne andrebbe rivista l’architettura, ma non sarebbe più una Corvette. E poi l’aggravio di peso andrebbe a scapito delle prestazioni senza grossi benefici per i consumi. Preferiamo puntare sulla disattivazione di parte dei cilindri.
Altre “chicche” tecnologiche?
Il differenziale posteriore a controllo elettronico. È la prima volta che lo utilizziamo. Una frizione elettroidraulica, che viene azionata in meno di un decimo di secondo, distribuisce la coppia tra le ruote posteriori in base a diversi parametri (dalla velocità, all’angolo di sterzo, alla posizione del pedale dell’acceleratore). Sarà in un pacchetto chiamato, non a caso, Performance.
Può darci un’idea del vantaggio che dà, magari in un giro al “Ring”?
I test sono ancora in corso e comunicheremo i dati ufficiali solo a prove ultimate. Del resto, la Convertible non arriverà in Europa prima di un anno e la coupé solo a fine 2013. Negli Stati Uniti, dove l’auto viene prodotta, i tempi sono anticipati solo di un trimestre.
Parlando del futuro, come vedrebbe una “baby-Corvette”?
Attualmente non è nei nostri programmi. La Corvette è lunga 450 centimetri, che non sono poi molti. Alcune concorrente, come la Porsche 911, col passare degli anni si sono allungate e ora hanno dimensioni confrontabili con la nostra sportiva.
E ma la Porsche ha la Boxster e la Cayman…
Nel nostro caso non si può pensare a un’auto più corta dotata di un motore a otto cilindri. Il V8 è imprescindibile per una Corvette..