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Il crollo del ponte di Genova ricostruito in virtuale

06 settembre 2018

Una simulazione ricostruisce ciò che è avvenuto al ponte Morandi. Con l’aiuto di un apposito programma elaborate anche alcune ipotesi sulle cause.

Il crollo del ponte di Genova ricostruito in virtuale

SIMULAZIONE VIRTUALE - Nel lungo elenco delle parole dette e scritte sul crollo del ponte Morandi sul Polcevera a Genova mancava la simulazione grafica. Ci ha pensato la tedesca Kostack Studio, azienda che opera nel settore della grafica video. La Kostack ha lavorato sulle informazioni relative alla progettazione del ponte e su quanto appurato del crollo di metà agosto. Ne è nato un filmato le cui immagini ricostruiscono virtualmente il crollo (qui sotto). 

SOFTWARE SPECIALIZZATO - Ma lo studio tedesco non si è limitato a tentare la ricostruzione per immagini di quanto verificatosi. Impiegando un programma appositamente creato per l’analisi dei cedimenti strutturali (Bullet Constraints Builder il suo nome), lo studio Kostack ha elaborato cinque ipotesi di possibili cause del crollo. Il software Bullet Constraints Builder consente infatti di compiere queste considerazioni.

MATERIALE UTILE PER L’INCHIESTA - Per ognuna delle ipotesi è stata realizzata la sequenza virtuale, così da poter valutare quale delle ipotesi sia la più probabile, soprattutto alla luce dello stato delle macerie del ponte. Quello che appare sicuro è che l’innesco del crollo sia stato il cedimento di uno strallo, cioè di una delle strutture costituite da cavi di acciaio con rivestimento di calcestruzzo. Le fasi successive sono rappresentate in maniere diverse, appunto cinque. Un materiale che potrà essere utile a chi sta investigando sull’accaduto.

 



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Ritratto di Leonal1980
6 settembre 2018 - 21:47
4
Fa impressione a dir poco....
Ritratto di studio75
7 settembre 2018 - 08:45
5
Chi ha considerato sicuro il passaggio sul quel ponte? Qual Ente ha deciso che un ponte nato per il passaggio di un tot numero di auto fosse ancora sicuro quando quelle auto sono più che decuplicate? Forse ad un certo punto, anche con la manutenzione fatta, la struttura non ha potuto più reggere. Se nel progetto iniziale c'è scritto da qualche parte che la struttura può sopportare un carico X e il carico teorico cui è stato permesso i passaggio nel 2018 lo supera....forse Autostrade la può scampare così. Sarebbe colpa dei governanti che non hanno predisposto un passaggio apposito per i Tir andando a defatigare il carico di quel ponte.
Ritratto di Prrrrr
8 settembre 2018 - 01:41
Anche tu con sta Storia stai... un Ponte è progettato x sostenere il proprio peso, che paragonato al traffico di oggi, di ieri, di domani ha una percentuale infinitesimale. Un Ponte (ripeto) è progettato x sostenere il proprio peso che è enorme, in più i calcoli vanno fatti all'eccesso... il traffico non centra niente. Quel Ponte x il tipo di tecnologia sfruttata è durato anche troppo, se dici che ci sono delle colpe, assolutamente, da parte di tutti dal Progettista in giù.
Ritratto di opinionista
7 settembre 2018 - 11:53
2
Affidare a Renzo Piano il progetto credo che sia la scelta più azzeccata
Ritratto di mimmo25
7 settembre 2018 - 12:29
Pienamente d'accordo.
Ritratto di Prrrrr
8 settembre 2018 - 01:43
Si ma alla fine non sarà fatto da Renzo Piano, avrà pure il Progetto ma chi farà il Ponte sarà un Ingegnere non un Architetto!
Ritratto di mimmo25
7 settembre 2018 - 12:28
V'è una sola soluzione per tale crimine: La galera a vita, senza altre scusanti.
Ritratto di Tymmy
7 settembre 2018 - 13:05
Per andare da una parte all'altra del Polcevera (da come ho visto in cartina/maps) si poteva anche usare la statale n1 più a sud verso la foce. Quindi il Morandi si poteva benissimo chiudere per i lavori. Un'altra cosa da dire è l'uso stupido dei jersey in cemento pesantissimi sulla linea di mezzeria!! Imperdonabile!!!
Ritratto di Prrrrr
8 settembre 2018 - 01:51
Lavori dici? Quel Ponte era un "lavoro" continuo e a metà degli Anni 90' quando fu ripristinato un pilone con relativi tiranti etc, il costo raggiunse l'80% di quello che fu l'intera opera.... non andavano fatti lavori, quel Ponte andava buttato giù e rifatto nuovo. Certo una cosa andava fatta, rimandare, "rattoppare" una struttura di questo tipo quando tutti sapevano... insomma la Galera mi sembra il minimo. Senza dimenticare che la Notte prima sotto il diluvio molte squadre (con tanto di lampeggianti) sono state ore proprio nella Zona poi crollata, evidentemente avevano avvertito un qualcosa di anomalo, e questo aumenta ancora di più la colpa.
Ritratto di omnia
7 settembre 2018 - 13:13
La tragedia si è ormai consumata e mentre si accertano le responsabilità mi domando con quale tranquillità posso continuare a percorrere le strade e i viadotti italiani sapendo lo stato di degrado delle strutture. Si è capita una cosa sola, le nostre infrattrutture sono ormai al collasso, ci sono anche i viadotti ferroviari che andrebbero verificati, ma i soldi per la messa in sicurezza non ci sono e ogni qualvolta si verifica una tragedia annunciata come questa, il costo sulla collettività è altissimo, pensiamo solo a tutti i risarcimenti per le vittime (giustamente) e la necessità di dare nuovi alloggi a quelli che abitavano nei dintorni. La triste verità è che siamo eredi di una politica scellerata e non vedo prospettive per i miei figli :(
Ritratto di DRUIDI PAOLO
7 settembre 2018 - 19:16
4
Non sono d'accordo: qualsiasi progetto che preveda un carico di rottura, deve essere calcolato fin da subito per il carico massimo + moltiplicato per un coefficiente di sicurezza a termini di legge; anche nel 1970 poteva accadere che in una giornata da bollino nero il ponte potesse riempirsi di camion e dover reggere il carico massimo di capienza. Inoltre, come si può notare, il ponte è una struttura snella, all'americana (per quegli anni), nella quale i piloni possono ondeggiare e i tiranti allungarsi, anche di qualche punto percentuale, ma quel tipo di struttura è normalmente fatta in metallo, e con le prove di resilienza, si adottano i metalli giusti per quello sforzo. Questo ponte è fatto in cemento armato, quindi andava fatto in forma massiccia, non snella, con grossi e unici piloni inferiori, ma il "colpo di genio" è stato l'aver rivestito i tiranti di cemento vibrato, al primo colpo di vento, nei primi giorni d'uso, i tiranti si saranno allungati … il cemento NO e si sarà crepato fino all'interno, ai tiranti, e per tutta la lunghezza, tante fettine strette, dove acqua e salsedine sono entrate a far danno fin da subito (lo chiamo effetto labbra screpolate), e nessuno ha mai notato niente o fatto niente (fino alla sostituzione di 4 soli tiranti un paio d'anni fa. Chissà perché i ponti snelli in metallo li riverniciano tutti gli anni? Questo si chiama voler fare nozze con lumache, se volevamo un ponte all'americana dovevamo farlo in metallo, all'americana, e manutentarlo tutti gli anni come fanno là. Non serve essere ingegnere per capire queste cose, e se nel 1960 avevamo poca esperienza sul cemento armato (come hanno detto gli esperti), dovevamo copiare dagli americani o meglio commissionarlo a loro non ad un "genio" nostrano. saluti Paul.
Ritratto di Fr4ncesco
7 settembre 2018 - 23:40
2
Teoria interessante.
Ritratto di DRUIDI PAOLO
9 settembre 2018 - 23:44
4
Proprio ieri sera, sabato 08 settembre, al TG, hanno intervistato "la testimone segreta" che ha visto rompersi a metà il primo tirante, subito dopo l' altro e poi il ponte crollare. Non occorreva un ingegnere edile per immaginare che una cosa simile sarebbe accaduta con tiranti metallici (elastici) rivestiti in cemento vibrato (la cosa meno elastica dopo vetro e ghisa), ma tant'è, per anni abbiamo potuto esibire questo oggetto funzionale e di design …, come il ponte di Calatrava a Venezia, che sta sfondando i moli a cui si appoggia (oltreché non centrare niente con l'edilizia antica veneta) o la diga mobile, il MOSE, progetto rifiutato anni fa ad Amsterdam in quanto disfunzionale, costosissimo, costosissimo come manutenzione ordinaria e straordinaria e di vita definita fisiologicamente breve , hanno montato due "cancelli" scorrevoli dal costo infinitesimamente inferiore, che non abbisognano di manutenzione, come le chiuse d'innalzamento sui fiumi che noi abbiamo inventato nel 1200. Ce le andiamo a cercare le rogne, ma così i lavori durano molto, subiscono delle ripreventivazioni, alla fine costano il quadruplo e ci mangiano almeno 3 generazioni di governi. Non lamentiamoci poi se, quando varano questi progetti faraonici, inutili se non dannosi, non ci opponiamo. Questo. ovviamente, è il mio pensiero. Saluti Paul