Abbiamo incontrato Arnaud Deboeuf, vicepresidente del programma Entry del gruppo Renault (ovvero, del marchio
Dacia in Europa). Gli abbiamo rivolto alcune domande: ecco che cosa ci ha risposto.
Dacia vende bene, e con margini di guadagno apprezzabili. Come mai nessun’altra casa ha ancora sviluppato una gamma low cost paragonabile alla vostra?
Confermo che le vendite ci soddisfano pienamente. Giusto per fare un esempio, nei primi due mesi del 2013 in Italia abbiamo consegnato 6.520 vetture: una crescita del 79% rispetto allo stesso periodo del 2012. Eppure, anche se sono passati dieci anni da quando abbiamo iniziato il nuovo corso Dacia come marchio dichiaratamente low cost, nessuno si è avventurato sul nostro terreno. Il fatto è che le nostre vetture sono il frutto di una strategia complessa, lunga e difficile da attuare, che richiede di agire su ogni aspetto che possa influire sul costo finale. Un paio d’anni fa, la Volkswagen aveva annunciato la creazione di un nuovo marchio low cost, ma finora non si è visto nulla. Sono comunque convinto che, prima o poi, la concorrenza arriverà.
Quali sono i “segreti” per produrre low cost e guadagnare bene?
Il primo passo è capire che cosa è davvero importante per il potenziale cliente, e cercare di soddisfarne le esigenze pur tenendo sotto controllo i costi, con un’attenzione fortissima e quotidiana. C’è quindi un confronto continuo con i progettisti, che vorrebbero aggiungere elementi costosi e usare materiali sofisticati, oppure con chi, in azienda, chiede di ampliare molto la gamma. Tutte cose che farebbero salire di molto gli investimenti, e alle quali diciamo spesso di no. Evitiamo poi lo sviluppo di nuove componenti, se non aggiungono vero valore per il cliente; per esempio, tutte le Dacia hanno in comune gli stessi sedili e lo stesso cruscotto. Ci avvaliamo poi di fornitori che operano in Paesi nei quali il costo del lavoro è basso, e anche i nostri stabilimenti sono in aree di questo genere, oppure fortemente automatizzati e molto grandi, e quindi con costi fissi limitati. Importante è infine l’ottimizzazione della logistica: abbiamo 11 stabilimenti nel mondo, e cerchiamo di produrre il più vicino possibile a dove vendiamo, e di sfruttare i mezzi di trasporto più convenienti.
Il cliente Dacia è contento? Apprezza sicuramente il prezzo, ma dopo l’acquisto non vorrebbe “qualcosa in più”?
I riscontri che riceviamo sono positivi, e ovviamente la soddisfazione dei clienti è uno dei nostri obiettivi principali, per cui cerchiamo costantemente di migliorare il prodotto. Ma stiamo molto attenti a bilanciare le novità con i costi. Il concetto di base è che il prezzo non deve aumentare sensibilmente; una Dacia deve costare il 30% in meno di un’auto delle stesse dimensioni, altrimenti perde la sua ragion d’essere. Al contempo, è vero che le esigenze dei clienti crescono continuamente. La nostra strategia è di tenere una lista delle lamentele e dei desideri dei clienti, e poi verificare se esiste una soluzione che ci consenta di mantenere costante il vantaggio di prezzo che ci caratterizza. Per esempio, nel 2014 il navigatore è un’esigenza molto sentita. E infatti noi lo forniamo, su tutta la gamma, e a prezzi molto bassi. Lo stesso vale per il climatizzatore. Nessuno ci rinuncia più; è fondamentale averlo. E poi, i motori. Ne abbiamo di molto moderni, per il semplice fatto che in questo modo riusciamo a contenere i consumi di carburante; ancora una volta, un fattore sul quale il cliente è molto sensibile. Per il futuro, punteremo a progredire ancora nello stile e a garantire una ancora maggiore praticità.
La vostra gamma non crescerà verso modelli più piccoli o più grandi?
Non possiamo escluderlo, ma non a breve termine. Del resto, non è un caso che la gamma sia molto “focalizzata” su vetture di medie dimensioni; così possiamo attuare più sinergie, e ridurre una volta di più i costi.
Non ci sarebbe spazio neppure per una crossover più piccola della Duster? Questo tipo di auto sta avendo un grande successo…
No, perché un modello così esiste già. È la Sandero Stepway, che in effetti è molto apprezzata; costituisce tra il 60 e il 70% delle vendite totali di tutta la gamma Sandero. Non è una versione diversa solo per l’estetica: è rialzata, ha protezioni sulla carrozzeria, motori più potenti: insomma, è una vera crossover, e offerta a un prezzo molto concorrenziale.
Quali novità potremo aspettarci per il prossimo futuro?
Occorre fare una premessa: i modelli Entry del gruppo, cioè “di entrata” come prezzo, sono venduti con il marchio Dacia in Europa, mentre sugli altri mercati arrivano con il nome Renault. Nel Vecchio Continente, con il loro prezzo, servono per conquistare i clienti che altrimenti si rivolgerebbero al mercato dell’usato; altrove, invece, consentono di aumentare l’offerta del marchio Renault. Detto questo, nel 2013 abbiamo lanciato in Europa le nuove Sandero e Dokker, oltre alla Duster aggiornata; uno sforzo notevole, che si evidenzia in una gamma tra le più giovani del mercato. Ora è il momento di concentrarci sul resto del mondo: pochi mesi fa abbiamo lanciato la Renault Logan in Brasile e Argentina, adesso è il momento della Russia, con la Logan e la Sandero. Del resto, il nostro primo mercato non è l’Europa. Otteniamo numeri più importanti in Sud America, nei paesi dell’Est, in Algeria e in Iran.