PROMESSA MANCATA. PER ORA - Torniamo a fine settembre 2015 (
qui la news). Appena scoppiato il
Dieselgate Volkswagen, il ministro dei Trasporti Graziano
Delrio (
nella foto) manifestava su Twitter l’intenzione di eseguire
controlli a campione in Italia su 1000 auto di tutti i marchi del gruppo tedesco. Al costo di 8.000 euro a vettura, per un totale di 8.000.000 di euro. “Avremo i risultati tra due o tre mesi, e capiremo se le emissioni sono nei limiti e se qualcuno ha cercato di fare il furbo”, aveva confermato a La Stampa. E ribadiva: “Partiremo con i controlli a campione. Ho già dato ordini per eseguirli il più rapidamente possibile in maniera che ci sia piena tutela dei consumatori. È una truffa ai danni dei cittadini e ai danni anche delle autorità competenti per il controllo”. Ma per ora, come evidenzia il Fatto Quotidiano, nulla è stato fatto.
SI RESTA IN ATTESA - È che mancano le risorse. A dicembre, nel testo originario della legge stabilità 2016, il governo aveva stanziato 5 milioni di euro per “avviare un programma straordinario di prove su veicoli nuovi di fabbrica e su veicoli circolanti, tese a verificare l’effettività dei livelli di emissioni inquinanti su strada comparati con i valori rilevati durante le prove di omologazione sui rulli”. Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della legge (ha appena avuto l’ok definitivo del Parlamento), bisognerà aspettare il decreto attuativo che predispone le modalità per i test sulle emissioni dei diesel circolanti in Italia. Se tutto filerà liscio, verranno sottoposti ai controlli su strada e nei laboratori circa 30 modelli di diesel tra i più diffusi in Italia. Risultati che interessano anche la procura di Torino: ha avviato un’inchiesta sulle emissioni della Volkswagen in cui sono ipotizzati i reati di frode in commercio e di disastro ambientale. Intanto, la procura di Verona è impegnata in un’indagine per frode in commercio che riguarda sei manager della filiale italiana, basata su dieci esposti inviati da alcuni proprietari di veicoli del gruppo.