PROSCRITTI - Da 10 a 20: questo è il numero, stando alla
Reuters, di coloro che sono responsabili dell’arcinoto “
Dieselgate” Volkswagen, vale a dire la manomissione delle emissioni inquinanti tramite un software in grado di riconoscere le condizioni di test e abbassare ad arte le medesime. Secondo l’agenzia di stampa, questo mese una decina di senior manager è stata sospesa dopo un’inchiesta interna (evidentemente segreta, ma col senno di poi non più di tanto) condotta ai piani alti di Wolfsburg.
CHI SAPEVA? - Oltre a chi ha materialmente realizzato il software (che al gruppo Volkswagen costerà probabilmente più dei 6,7 miliardi di euro preventivati per porvi rimedio), la Volkswagen sta insomma cercando coloro che sapevano del trucco e non hanno agito per evitarlo: secondo la fonte interna della Reuters, “si tratta di una quarantina di persone. Da coloro che hanno materialmente eseguito a coloro che hanno visto ma non hanno denunciato”. Dalla Volkswagen, comunque, la risposta è stata il silenzio; così come silenziosa è, secondo la Reuters, l’indagine della procura di Braunschweig, vicina a Wolfsburg, che agisce nella stessa direzione.
IL NUMERO CONTA - D’altronde, la Volkswagen ha fatto ricorso ai consulenti Deloitte per ricostruire l’accaduto: le minacce legali non sono solo europee, ma anche (e forse soprattutto) provenienti dagli Stati Uniti, dove è esploso il Dieselgate. E c’è chi stima, tra gli analisti, che il conto complessivo ammonterà a 35 miliardi di euro tra accordi stragiudiziali e ripristino delle autovetture mediante richiamo. Lo scorso mese il Presidente e Amministratore Delegato della Volkswagen USA, Michael Horn, aveva parlato di “un paio di ingegneri” come responsabili del software truccato; l’impressione è che le persone coinvolte possano essere molti di più, su vari livelli. Ed è un aspetto, questo, che pesa molto sulle possibili sanzioni comminate al Gruppo tedesco, senza tralasciare nemmeno l’impatto sui ruoli dirigenziali della Volkswagen.