CLAMOROSA SMENTITA - Secondo quanto diffuso dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung e dalle reti televisive NDR e WDR (i tre organi di informazione lavorano di conserva sull’argomento Dieselgate) il gran capo del gruppo Volkswagen, Martin Winterkorn (nella foto), dimessosi due anni fa, già il 21 luglio 2015 aveva saputo dell’esistenza del software che regolava l’alimentazione dei turbodiesel della Gruppo in maniera che durante i rilevamenti per l’omologazione essi emettevano scarichi in regola con gli standard di legge, mentre una volta finito il ciclo di rilevamento (cioè nella normale su strada) le emissioni degli ossidi di azoto crescevano a dismisura. Ciò mentre Winterkorn ha sempre affermato di essere venuto a conoscenza della cosa soltanto dopo lo scoppio dello scandalo, a settembre inoltrato.
UNA TELEFONATA CHE INCHIODA - I tre media tedeschi hanno riportato la clamorosa notizia dicendo che a rivelare la cosa è stato il top manager Bernd Gottweis, per diversi anni responsabile dello sviluppo dei nuovi motori. Gottweis avrebbe raccontato che fu lo stesso Winterkorn a telefonargli, in luglio per chiedere lumi su quel che stava succedendo negli Stati Uniti, dato che le autorità federali americane avevano informato il gruppo Volkswagen che non avrebbero più dato l’autorizzazione alla vendita delle auto dotate del sistema considerato illecito. La novità viene considerata di grande rilievo perché se provata testimonierebbe il coinvolgimento nello scandalo del massimo livello di management del gruppo Volkswagen. Ciò mentre sinora la casa tedesca aveva sempre basato il suo comportamento sull’argomento sul principio che “qualcuno” aveva sbagliato, ma non il Gruppo nella sua essenza.
SENTENZE E MANDATI - Ora, con gli ultimi sviluppi delle indagini, soprattutto negli Stati Uniti, il ragionamento scricchiola, per non dire che crolla del tutto. Proprio due giorni fa, le autorità giudiziarie statunitensi hanno richiesto un mandato di cattura internazionale per sei top manager del gruppo Volkswagen, tra cui appunto Bernd Gottweiss; ciò mentre l’ingegnere James Liang, responsabile tecnico dei dispositivi di gestione del motore, è stato condannato a 40 mesi di carcere e 200 mila dollari di multa, proprio per essere stato responsabile della realizzazione e vendita negli Usa del software irregolare.
PARTITA ANCHE POLITICA - La vicenda ha una sua importanza in assoluto ovunque, ma in Germania risulta ancora più rilevante: tra poche settimane si terranno le elezioni politiche e la vicenda Dieselgate è divenuta uno dei temi più dibattuti nella campagna elettorale. Sia pure senza un riferimento specifico alla vicenda, la cancelliera Angela Merkel nei giorni scorsi ha stigmatizzato i guadagni dei top manager in occasione dell’uscita dalle aziende. Per esemplificare la sua denuncia, la Merkel ha citato proprio il caso di Winterkorn, che dopo essere stato costretto alle dimissioni il 23 settembre del 2015, in seguito appunto allo scandalo Dieselgate, ha percepito una buona uscita dal gruppo pari a 60 milioni di euro.
GIRI DI POLTRONE ALL’AUDI - Altra notizia recentissima relativa al gruppo Volkswagen, è l’avvicendamento manageriale avviato nell’organigramma dell’Audi. Sono ben sette i cambi di posizione al vertice decisi. Tra gli altri cambiano i responsabili della Finanza, della produzione, vendite e risorse umane. È stato infatti comunicato che a breve verranno sostituiti Axel Strotbek, top manager a capo della finanza del gruppo Audi, Hubert Waltl, capo della produzione, il responsabile delle risorse umane Thomas Sigi e il responsabile globale delle vendite Dietmar Voggenreiter.