I MIGLIORAMENTI PIÙ SENSIBILI - La Renault (Dacia compresa) è la casa costruttrice il cui totale delle vendite in Europa nel 2013 ha fatto registrare la media più bassa di emissioni di CO2: 114,9 g/km. Dietro la Renault ci sono il gruppo PSA Peugeot Citroën con 115,7 g/km e la Toyota con 116,8 g/km. La Fiat, che nei tre anni precedenti era stata al primo posto, nel 2013 risulta in quarta posizione con 118,8 g/km. La media delle emissioni dell’intero mercato europeo l’anno scorso è stata di 127 g/km, con un miglioramento del 4% rispetto al 2012, quando il valore fu di 132,2 g/km.
I PRIMI DELLA CLASSE - Il miglioramento più corposo lo ha realizzato la Volvo grazie ai suoi nuovi motori e all’unità plug-in. Passando da 142,1 g/km a 130,8 la casa svedese ha ridotto la propria media dell’8%. Del 7,8% è stato invece la riduzione della media della Renault, scesa da 124,6 g/km ai citati 114,9. Anche qui con buon contributo dell’elettrico. Nella graduatoria delle variazioni risalta il dato registrato dalla Fiat che è l’unica casa a non aver migliorato la propria media ma addirittura l’ha un po’ peggiorata, passando da 118,2 a 118,8 g/km, con una variazione dello 0,5%.
FONTI UFFICIALI - I dati provengono dall’Agenzia europea dell’ambiente, che annualmente pubblica i dati in materia ai fini di controllare l’andamento delle emissioni in funzione di quelli che sono gli standard previsti dalle normative comunitarie (il limite massimo consentito previsto per il 2015 è di 130 g/km; per il 2021 tale limite scenderà a 95 g/km). Va ricordato che le norme europee prevedono forti sanzioni economiche per i costruttori che non rispettano i limiti stabiliti.
BUONI PROGRESSI - Come avviene da sei anni, i dati ufficiali dell’Agenzia europea dell’ambiente sono stati elaborati dall’associazione europea Transport & Environment che ha redatto le classifiche delle medie di emissioni e dei progressi compiuti. Analizzando i dati casa per casa si nota che otto costruttori su quindici già l’anno scorso hanno registrato una media di emissioni inferiore a quella che sarà obbligatoria l’anno prossimo. Altre due case sono al di sopra di tale soglia per meno di un grammo/km.
GUARDANDO AL FUTURO - Oltre al dato relativo allo status quo, Transport & Environment ha anche guardato al futuro, cercando di valutare quali case stanno procedendo in maniera tale da far prevedere che centrino l’obiettivo dei 95 g/km del 2021. Secondo l’analisi di Transport & Environment vi sono case che realizzeranno l’obiettivo prima del 2021, altre che arriveranno in tempo e diverse altre che arriveranno in ritardo.
PRESUNTI BRAVI E MENO BRAVI - Le prime a raggiungere l’obiettivo, secondo il report di T&E saranno la Volvo e la Toyota (nel 2018), seguite da PSA, Renault, Ford e Daimler (nel 2020). Per il 2021, dunque in tempo con le previsioni della normativa, arriveranno la Volkswagen e la Nissan. In ritardo dovrebbero essere Fiat (2022), Suzuki (2023), BMW e GM (2024), Hyundai e Mazda (2025) e Honda (2027). Questo per quanto riguarda i dati ufficiali dell’Agenzia europea dell’ambiente e le elaborazioni dell’associazione Transport & Environment. Vanno però aggiunte alcune considerazioni di segno diverso.
IL PESO DELL’ELETTRICO - Anzitutto il fatto che i risultati medi risentono non poco della presenza o meno nelle diverse gamme di modelli con emissioni inferiori a 50 g/km di CO2, cioè le auto elettriche o le ibride plug-in. Queste ultime infatti danno diritto ai cosiddetti “supercrediti” che consentono di abbassare la media delle emissioni di CO2. In particolare per il 2013, ogni veicolo elettrico è stato considerato come 3,5 veicoli; quest’anno il coefficiente sarà di 2,5, e nel 2015 scenderà a 1,5. Da notare che la media delle emissioni senza questo meccanismo risulterebbe in generale superiore di circa il 20%.
L’ESEMPIO ZOE - Questo meccanismo ha contribuito sensibilmente al risultato della Renault, che punta parecchio sui veicoli elettrici e di quelli ibridi plug-in. Lo testimonia il risultato relativo alla nuova Zoe, appunto a motore elettrico: ne sono state immatricolate 8.262 esemplari, pari a circa l’1% del totale Renault (senza Dacia), ma contano come quasi 30 mila. Tale meccanismo impone quindi una valutazione attenta del quadro semplicemente numerico.
CONTESTAZIONI - Ma c’è dell’altro. L’agenzia inglese di analisi e consulenza International Strategy & Investment ha diffuso un suo studio che critica il metodo di valutazione della Transport & Environment, in particolare due suoi aspetti. Anzitutto il fatto che la previsione di quali costruttori rispetteranno o meno le scadenze europee è elaborata semplicemente tenendo conto dei progressi compiuti nei sei anni precedenti, come che non ci fossero mai variazioni significative, sia in accelerazioni che rallentamenti. Poi il fatto che l’analisi di T&E non terrebbe conto delle innovazioni (nuovi prodotti) che le case avranno pronte nell’immediato futuro.
COME FARE LE MISURAZIONI - Sull’altro fronte, è da sottolineare la critica che il report di Transport & Environment muove da tempo all’attuale sistema di misurazione delle emissioni (che avviene in sede di omologazione). Il metodo e i dati che produce sono utili per una comparazione tra modelli diversi, ma non è significativo per quanto concerne la realtà sulla strada. Già nello scorso marzo Transport & Environment aveva scritto che i dati reali sono mediamente superiori del 23% a quelli di ufficiali scaturiti dai cicli di omologazione. Per i modelli più recenti, tecnologicamente più evoluti, la differenza arriva a essere del 37%. Per alcuni modelli addirittura T&E ha rilevato un gap del 50%. Da lì, la sottolineatura della necessità di modificare il ciclo di omologazione, di cui si parla da tempo e che potrebbe arrivare per il 2017.