MAI AMATA - A soli due anni dal debutto, nei listini dell'Aston Martin non comparirà più la Cygnet: un'auto che, con il senno di poi, non è stata amata quanto la dirigenza sperava. L'amministratore delegato dell'azienda inglese, Urlich Bez, aveva previsto vendite per circa 4.000 esemplari l'anno; secondo la rivista inglese Autocar, il dato reale non è andato oltre qualche centinaio di unità.
BASE TOYOTA - L'Aston Martin Cygnet è nata nel 2011 sulla base della Toyota iQ, di cui conserva la linea, pur se impreziosita da alcuni elementi stilistici realizzati dall'Aston Martin, tra cui l'appariscente mascherina anteriore a listelli orizzontali cromati. Profondamente rivisti, e improntati al lusso, gli interni, anche se la componentistica di provenienza Toyota non sfugge a un occhio attento. Invariata la meccanica: il motore è l'unità da 1,3 litri, alimentato a benzina, della iQ: 98 onesti cavalli ed emissioni inquinanti (120 g/km di CO2) ben più ridotte rispetto alle sportive marchiate Aston Martin.
INQUINAVA POCO - Proprio questo aspetto ha condizionato, in positivo e in negativo, la nascita della Cygnet: nel 2011 sembrò il modo più rapido per abbassare la media delle emissioni medie di CO2 come richiesto dalle leggi dell'Unione Europea. Ma la cosa non ha funzionato: la Cygnet era troppo distante dalla tradizione Aston Martin e troppo costosa per chi voleva un'utilitaria pur se di lusso: al momento del lancio, la Cygnet costava più di 40.000 euro, contro i 12.000 della iQ. Quasi certamente la Cygnet non avrà un'erede:la nuova proprietà, rappresentata da Andrea Bonomi, ha già detto che la casa inglese non ripeterà l'errore.