QUOTA RIDOTTA - “Anche dopo la fusione con la Chrysler, resteremo il primo socio”. Nella sua veste di presidente e amministratore delegato della Exor, la holding finanziaria della famiglia Agnelli che controlla la Fiat, John Elkann (nella foto in alto a destra di Sergio Marchionne) non ha usato giri di parole. Certo, sarà pressoché inevitabile una diluizione dell’attuale quota 30,4% in un gruppo che, secondo i piani, raddoppierà produzione e fatturati; tuttavia, assicura Elkan, “la Exor resterà il primo azionista”. Le parole del rampollo di casa Agnelli, pronunciate durante l’assemblea per l’approvazione del bilancio, arrivano a stretto giro da un comunicato diramato oltreoceano dall’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, che ribadisce l’intenzione della Chrysler di rimborsare entro giugno il proprio debito con i governi di Stati Uniti e Canada. Un’operazione che consentirà alla Fiat di salire, contestualmente, al 46% della sua controllata statunitense, come già annunciato nei giorni scorsi, rendendo più vicino l’obiettivo di quota 51% e, dunque, della fusione tra i due gruppi.
SOLDI IN PRESTITO - Tutto bene, se non fosse per una questione centrale: dove troverà i fondi necessari a restituire i 7,5 miliardi di dollari (oltre 5 miliardi di euro) che Stati Uniti e Canada hanno prestato alla Chrysler nel 2009 per salvarla dalla bancarotta? “Tramite prestiti e strumenti di debito venduti a investitori istituzionali”, si legge nel comunicato. In altre parole, indebitandosi con le banche. Poco importa che 1,27 miliardi arriveranno da mamma Fiat, quale corrispettivo per salire dal 30 al 46%. Giunti a questo punto, ragionare in termini di società distinte non ha molto senso. “Non avrei fatto l’annuncio se non ritenessi la Chrysler attraente per i mercati”, ha spiegato Marchionne. Senza contare che il saldo del debito porterebbe a risparmiare qualcosa come 270 milioni di dollari l’anno di interessi sul prestito, oltre alla possibilità di accedere a un ulteriore finanziamento da 3,5 miliardi dal dipartimento dell’Energia a stelle e strisce. Un finanziamento a tasso agevolato di cui già si avvale anche la Ford.
LA “TESTA” NEGLI STATES? - Quando invece si tratta di chiarire dove sorgerà la sede legale del futuro gruppo Fiat-Chrysler, John Elkann si “esibisce” in un’ampia serie di giri di parole per non chiarire sostanzialmente nulla. La stessa filastrocca che i vertici della Fiat ripetono da mesi: “Un’organizzazione che ha un perimetro così ampio ha per natura più teste”; in fin dei conti, “una società è dove sono i suoi clienti, non dove si prendono le decisioni”; tanto più che, “la cosa importante è ricordare da dove veniamo”. Il sospetto, fondato, è che si voglia prendere tempo per ritardare le pressoché inevitabili polemiche sull’italianità del gruppo in vista del (probabile) trasferimento negli Usa, ad Auburn Hills.