MANCA POCO - Non passa settimana senza che arrivino aggiornamenti sulle auto a guida autonoma: una vera e propria rivoluzione, destinata a quanto pare a diventare realtà (con la possibilità di comprae uno dei primi modelli) già nel 2020, e forse anche prima. Informazioni interessanti arrivano da una ricerca sul tema condotta per il World Economic Forum dal Boston Consulting Group, che ha intervistato quasi 6.000 persone in 10 paesi diversi.
LE CASE DANNO FIDUCIA - Questo tipo di veicoli, con il loro “carico” di nuove tecnologie, hanno stimolato l’interesse anche di giganti dell’informatica come Google (nella foto la Google Car) e Apple, che stanno lavorando sulle loro vetture. Tuttavia, solo il 16% degli intervistati preferirebbe un modello progettato da uno di questi colossi al debutto nel settore, mentre il 46% acquisterebbe una vettura sviluppata da un costruttore che si occupa da sempre di automobili; il 69%, invece, darebbe fiducia a una macchina sviluppata congiuntamente da aziende provenienti dai due diversi “mondi”.
GIAPPONESI POCO INTERESSATI - È da notare che la maggior fiducia nelle case tradizionali (dal 50 al 58%) arriva dagli intervistati di paesi nei quali l’industria automobilistica è un fiore all’occhiello (Francia, Germania e Giappone), mentre negli Usa, patria di case gloriose ma anche di Google e Apple, la percentuale crolla al 32%. Per i due terzi degli intervistati, poi, modelli all’avanguardia come quelli a guida autonoma dovrebbero essere spinti da motori elettrici o ibridi, mentre il 60% si è detto interessato a una prova (con valori variabili dall’85%, in India, fino a un semplice 36%).
AFFASCINANTI, MA… - Come per tutte le rivoluzioni, all’entusiasmo si contrappone anche qualche timore: la maggioranza degli intervistati (il 51%) ha infatti espresso preoccupazione sul viaggiare su un’auto controllata da un “cervellone”, facendo anche riferimento alla possibilità che un hacker ne prenda il controllo. E quanto a lasciare che i propri figli ancora minorenni viaggino su un’auto di questo tipo, solo il 35% dei genitori darebbe il proprio ok.