PAROLA ALLA DIFESA - La FCA ha smentito le ricostruzioni del quotidiano francese Le Monde, secondo cui il gruppo italo-americano potrebbe ricevere una multa fino a 9,62 miliardi di euro nel caso venisse provata la manomissione di alcuni motori diesel, per superare i test di omologazione e nascondere le emissioni reali di ossido d’azoto. L’indagine è in corso presso la magistratura francese e fa seguito ad altre simili dopo lo scoppio del Dieselgate, lo scandalo di cui si è macchiato il gruppo Volkswagen per aver falsificato le emissioni inquinanti di motori a gasolio. La FCA ritiene le ipotesi prive di fondamento, stando alla nota pubblicata nelle scorse ore, e rivela che finora non gli è stata notificata alcuna violazione. Il gruppo ha annunciato inoltre che sta già collaborando collaborare con le autorità e precisa che ha già “fornito dimostrazioni dettagliate alla Dgccrf e al Ministero dell'ambiente francese del fatto che i risultati di alcuni test effettuati non corrispondono a quelli dei test fatti non solo da FCA ma anche dal ministero italiano dei Trasporti”. La casa italiana esprime quindi “le più ampie riserve su test condotti su singoli veicoli e con metodologie non previste dalla normativa vigente”.
CONTANO LE VENDITE - La FCA è intervenuta dopo l’articolo pubblicato sull’edizione odierna di Le Monde, fra i principali quotidiani francesi, che avrebbe esaminato un documento dell’inchiesta (ancora secretato) e ha fatto trapelare l’importo della multa, superiore di quasi il doppio rispetto alla sanzione ipotizzata per la PSA: l’accusa ha proposto una sanzione pari a 5 miliardi di euro. Le irregolarità contestate al gruppo riguardano i motori Euro 6 (di 1.6 e 2.0 litri) ed Euro 5 (1.3), che secondo la Direzione nazionale antifrodi (DGCCRF) non riuscirebbero a superare i test anti-inquinamento senza il ricorso a manomissioni. L’importo della multa è calcolato anche in base al valore complessivo delle vendite in Francia di questi modelli nel 2014, 2015 e 2016. L'inchiesta riguarda anche altri costruttori: PSA, Renault e Volkswagen, ma a carico della FCA, sempre secondo il quotidiano francese, ad aggravare la situazione ci sarebbe anche una seconda accusa che non viene mossa ai concorrenti, quella di ostacolo alle indagini.