TRAGUARDO VICINO - Si fa sempre più viva l’attenzione del mondo economico-finananziario per le vicende Fiat. L’interesse è legato alla dichiarata volontà di acquisizione del 100% del capitale Chrysler che dovrebbe essere perfezionata nei prossimi mesi (“entro il prossimo agosto” ha detto il presidente della Fiat John Elkann, nella foto insieme a Marchionne) e richiede l’esborso di un numero di miliardi di dollari non ancora definito ma che va da due a quattro, a cui poi seguirà la necessità di un altro congruo numero di miliardi per consolidare il debito del nuovo gruppo che sarà venuto a crearsi. Da queste esigenze le notizie della trattativa avviata dalla Fiat con un gruppo di banche per l’ottenimento di un prestito nell’ordine di 10 miliardi di dollari, pari a circa 7,7 miliardi di euro.
LA CHIAVE NEL DELAWARE - Ma se è vero che la partita del finanziamento si gioca tutta nelle sedi finanziarie internazionali, americane ed europee, curiosamente la prima tappa importante della vicenda ha per location lo stato americano del Delaware, per la precisione il locale tribunale. Perché è proprio in quella sede che deve essere presa una decisione molto importante ai fini degli sviluppi della procedura di acquisizione.
CONTROPARTE SINDACALE - La parte di azioni che la Fiat intende acquistare (il 41,5% della società, essendo il rimanente 58,5% già in mano alla casa italiana) appartiene al Veba, Vouluntary employees beneficiary association, cioè il fondo per l’assistenza sanitaria del sindacato americano dei lavoratori metalmeccanici UAW-United Auto Workers.
DISCORDANZE MILIARDARIE - A suo tempo la Fiat aveva ipotizzato di pagare quel 41,5% di azioni circa 2 miliardi di dollari, ma il Veba aveva risposto negativamente, dicendo che il valore delle azioni è almeno del doppio. Da lì, l’avvio della causa-arbitrato presso il tribunale del Delaware, il quale è previsto che emetta la sua decisione entro luglio. Ecco perché questa grande partita di rilevanza mondiale deve guardare al Delaware. Val la pena precisare che la questione del valore delle azioni non è un fatto dipendente esclusivamente da valutazioni economiche: le norme statunitensi regolano in maniera particolare e rigida la compravendita di beni appartenenti a soggetti previdenziali.
IPOTESI DI UN ACCORDO - È evidente che sino a quando non si saprà quanto dovrà essere l’esborso della Fiat per avere la Chrysler ogni cosa è incerta. In proposito va anche aggiunto che da parte della Fiat non si esclude l’ipotesi di un accordo amichevole con il Veba, anche se al momento non ci sono trattative in corso. Lo ha detto esplicitamente il presidente della Fiat John Elkann.
RICHIESTA DI FINANZIAMENTI - Pur con questo punto interrogativo determinante, la Fiat ha comunque avviato i contatti con gli istituti finanziari internazionali (diverse banche di qua e di là dell’Atlantico) per avere i finanziamenti che saranno necessari all’intera manovra. In proposito le cifre che si fanno (i citati 10 miliardi di dollari) sono superiori al semplice prezzo del 41,5% delle azioni perché tengono conto dei costi della ristrutturazione del debito che ci dovrà essere una volta creata la nuova società Fiat-Chrysler.
DUE TEMPI - Secondo quanto diffuso dalla agenzia Bloomberg il piano della Fiat prevederebbe appunto due fasi: l’acquisizione prima, il consolidamento del debito dopo. Con la manovra, gli azionisti della Fiat procederebbero allo scambio delle loro azioni con quelle della nuova società Fiat-Chrysler.
AGNELLI ADDIO? - L’intera manovra presenta due aspetti delicati che si impongono all’attenzione: l’ipotesi che a conclusione dell'operazione la finanziaria Exor facente capo alla famiglia Agnelli possa non essere più l’azionista di controllo, e il trattamento che la società deve avere nella concessione dei finanziamenti necessari, vale a dire il rating riconosciuto alla società, e quindi i tassi di interesse applicati per l’insieme del prestito. Questo per quanto riguarda la vicenda nel suo complesso. Ci sono poi gli aspetti più prettamente italiani, e cioè l’interrogativo sulla sede del gruppo, se in Italia o negli Usa, e il peso che la nuova società attribuirà alle attività in Italia.
VOLONTÀ DI AUTOSUFFICIENZA - Prese di posizione ufficiali in proposito non ce ne sono, ovviamente, ma da quanto è emerso ieri nel corso dell’assemblea di bilancio della Exor, pare che la famiglia Agnelli non sia disposta a perdere il suo ruolo, tanto che il presidente John Elkann ha dichiarato che da un lato la Fiat è in grado di acquisire la Chrysler, e la Exor ha i mezzi e la volontà di sostenere l’operazione. E quanto sia la determinazione in tal senso lo si può misurare da un riferimento fatto da Elkann a proposito delle prospettive post fusione Fiat-Chrysler: “Se ci saranno opportunità di fare di più, abbiamo l’ambizione di essere il più grande gruppo autobilistico” (secondo le parole riportate dal quotidiano Il Sole 24 Ore), insomma, non c’è paura di pensare in grande. Nella pratica, John Elkann ha comunque tenuto a dire che è prematura ogni ipotesi sui percorsi che saranno compiuti, sino a che non ci sarà “la prossima sentenza del tribunale del Delaware”.
INCONTRI ROMANI - Quanto alle questioni relative al rapporto del gruppo Fiat-Chrysler con l’Italia, sicuramente esse sono al centro dell’incontro che John Elkann e l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchioinne hanno avuto questa mattina a Roma con il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonanto. Dopo l’incontro c’è stata solo una brevissima dichiarazione di Marchionne secondo cui l’incontro è andato benissimo e la Fiat ha confermato i propri impegni per l’Italia. È attesa una qualche valutazione da parte del ministro.