RIPRESA ANCORA INCERTA - In occasione di un incontro a Madrid, dove ha parlato in qualità di presidente dell'Acea, l'associazione dei costruttori operanti in Europa, Sergio Marchionne ha annunciato che gli investimenti per il 2012 della Fiat in Europa saranno praticamente dimezzati e ridotti a 500 milioni euro. Si tratterebbe di una scelta maturata in base alla previsione che anche nella seconda metà dell'anno il mercato europeo non mostrerà segni di ripresa: da gennaio a maggio, le immatricolazioni si sono contratte del 7,7% (leggi qui per saperne di più). Secondo l'amministratore delegato della Fiat, il cambio di rotta dell'Europa “dipende da una serie di fattori: innanzitutto la Grecia, l'andamento dell'euro e i provvedimenti che l'Unione Europea prenderà per sostenere la crescita”.
LA NUOVA PUNTO SI FA ATTENDERE - Come prima conseguenza, il taglio negli investimenti dovrebbe portare a un ritardo nel lancio di nuove vetture. Uno dei modelli che lo stesso top manager annuncia essere sotto osservazione è l'erede della Punto: inizialmente prevista per gli inizi dell'anno prossimo, dovrebbe slittare di un anno. Secondo le indiscrezioni, la Fiat sarebbe ancora alla ricerca di un partner con il quale condividere i costi di sviluppo e produzione, dato che nella fascia di mercato delle utilitarie i margini di guadagno sulle vendite sono ridottissimi. Una strategia ben nota in casa Fiat: si pensi alla Punto e alla Opel Corsa, basate sulla stessa ossatura, alla Fiat Sedici realizzata dalla Suzuki in Ungheria, alla Ka, prodotta nella fabbrica polacca della Fiat su base 500 per conto della Ford. Senza dimenticare il recente accordo per sviluppare insieme alla Mazda la nuova Alfa Romeo Spider (leggi qui per saperne di più).
NESSUNA FRETTA CON CHRYSLER - Sergio Marchionne ha parlato anche di un'ulteriore crescita nell'azionariato di Chrysler. La Fiat avrebbe già inviato una lettera formale per esercitare l'opzione che permetterà di salire al 61,8% in Chrysler, acquisendo un ulteriore 3,3% per una cifra che si annuncia inferiore ai 200 milioni di euro. Il gruppo torinese non avrebbe comunque nessuna fretta a possedere l'intero pacchetto azionario della Chrysler, né di arrivare alla fusione dei due gruppi. Per questa ragione sarebbero infondate le voci circolate nell'ultimo periodo di una possibile quotazione in borsa della Ferrari, una possibilità da tempo paventata per recuperare la liquidità necessaria a completare la scalata alla Chrysler.