IN VENDITA ENTRO FINE ANNO - Alla presenza di Sergio Marchionne (nella foto in alto al centro), amministratore delegato della Fiat, e delle alte cariche del gruppo torinese e della GAC (Guangzhou Automobile Group Corporation), il costruttore con il quale la Fiat ha creato la joint-venture per produrre auto in Cina, è stato oggi inaugurato lo stabilimento GAC Fiat di Changsha, nella provincia cinese di Hunan, e dato l'avvio alla produzione della nuova berlina Viaggio: sarà in vendita entro la fine dell'anno attraverso una rete vendita composta da 91 concessionarie e 125 autosaloni. La Fiat ha investito circa 650 milioni di euro nella fabbrica che ha una capacità di 140.000 auto l'anno che potranno diventare 250.000 in un secondo momento.
SPECIFICA PER LA CINA - Lunga 468 cm, larga 185 e con un passo di 271 cm (la distanza tra le ruote anteriori e posteriori), la Fiat Viaggio sarà commercializzata con il 1.4 a quattro cilindri turbo T-Jet declinato in due livelli di potenza, 120 e 150 CV, abbinato al cambio manuale a cinque marce o al robotizzato a doppia frizione e sei rapporti.
Un'immagine della cerimonia d'inugurazione dello stabilimento GAC Fiat di Changsha.
OBIETTIVO AMBIZIOSO - Grazie alla nuova berlina, che affiancherà la 500 e la crossover Freemont, la Fiat punta a vendere in Cina 300.000 auto l'anno entro il 2014. Uno degli ultimi costruttori ad investire pesantemente nel paese asiatico, la Fiat l'anno scorso ha venduto poco meno di 1.500 vetture, grazie anche all'importazione della 500 e della Bravo. Ricordiamo che la Fiat è presente in Cina dal 1986 con la produzione dei veicoli commerciali Iveco e dal 2001 con i mezzi da lavoro Case New Holland. Nel 1999 ha creato una joint venture con la Nanjing Auto, poi interrotta nel 2007, e nel 2008 una collaborazione con la Chery Automobile, per la produzione della Fiat Linea e la fornitura di motori: entrambe con scarsi successi.
La nuova Fiat Viaggio.
AUMENTA LA QUOTA IN CHRYSLER - Se il gruppo Fiat in Europa decide di “tagliare” a 500 milioni di euro il budget per il 2012 (leggi qui per saperne di più), sul fronte americano le cose vanno diversamente. Stando a quanto riportato dall'autorevole Wall Street Journal, il gruppo torinese dovrebbe aumentare il proprio azionariato in Chrysler (dal 58,5% al 61,8%) già la settimana prossima, acquistando una parte della quota detenuta dalla Veba, il fondo pensione affiliato con l'UAW (United Auto Workers), il maggiore sindacato americano del settore auto. Le voci confermerebbero le indiscrezioni trapelate a metà mese, secondo le quali la Fiat avrebbe inviato una lettera formale per esercitare l'opzione che le permette di acquistare entro il 2016 una quota massima del 3,3% ogni sei mesi del pacchetto azionario in mano alla Veba: oggi detiene il 41,5% della Chrysler.