CATTIVE NOTIZIE - Mala tempora currunt. Tra le notizie provenienti dal mondo dell’auto si fanno ricorrenti quelle sulle modalità seguite dalle case costruttrici per ridurre gli organici e alleggerire i costi, ergo: “tagliare” i posti di lavoro. L’ultima in ordine di tempo arriva dal Belgio e riferisce che la Ford ha raggiunto un accordo con i sindacati per procedere alla chiusura dello stabilimento di Genk (nelle foto) entro il 2014, dove attualmente vengono prodotte le Ford Mondeo, S-Max e Galaxy, e dove lavorano circa quattro mila operai con contratto di lavoro “a ore” (quelli con rapporto a tempo indeterminato sono 300).
145 MILA EURO A TESTA - L’intesa raggiunta riguarda appunto i lavoratori precari e prevede che il programma di dismissione dell’impianto di Genk potrà procedere a fronte del pagamento di un’indennità di fine rapporto che alla Ford costerà 750 milioni di dollari, pari a un’indennità pro-capite di circa 187 mila dollari (145.800 euro). Gli osservatori rilevano che la Ford ha pagato più di quanto pagò la General Motors per procedere a un’operazione analoga nello stabilimento di Anversa, nel 2010. Allora ai 2.600 lavoratori a ore furono pagati 527 milioni di dollari, pari a circa 156 mila euro per ciascun lavoratore.
PROFONDO ROSSO - La sistemazione del problema per i lavoratori a ore permette adesso di affrontare il problema dei 300 dipendenti fissi, per i quali le trattative sono in corso. E sul tappeto la Ford ha anche gli analoghi “tagli” da attuare in due stabilimenti in Inghilterra. Ciò per fare fronte alle perdite che sta sopportando in Europa a causa del ridimensionamento del mercato (nel 2012 il “rosso” è stato di 1,38 miliardi di euro, con la previsione che il 2013 sarà ancora peggiore).
NESSUNA SPERANZA - Secondo i piani comunicati dalla Ford Europa, la produzione che attualmente avviene a Genk verrà trasferita presso lo stabilimento di Valencia in Spagna. I vertici Ford hanno anche detto che se il mercato europeo manifesterà ulteriori perdite, non sono esclusi altri “tagli”. Comunque, la realtà è che già solo i tagli decisi e in via d’attuazione significano che le previsioni a lungo termine sono per un mercato molto ridimensionato rispetto a quanto è stato negli ultimi dieci anni. Senza ipotesi e speranze di recupero. Ed è questa la vera nota dolente dei tempi attuali.