PROBLEMA TRUFFE - Da un decennio, l’Unione europea cerca di limitare le truffe durante le operazioni di revisione obbligatoria delle auto nei vari Paesi membri, per tutelare la sicurezza stradale e tenere sotto controllo le emissioni nocive allo scarico. Ma FederIspettori (la federazione che rappresenta chi effettua le revisioni periodiche nelle officine private) dice che si sono ottenuti ben pochi risultati. Vediamo perché.
UN BENE E UN MALE - Prima del 1997, le revisioni erano svolte presso la Motorizzazione civile locale. Da allora, invece, il compito è affidato ai centri di controllo: si chiamano così le officine (oggi circa 9.000 in tutta Italia) che hanno ottenuto una delega dal ministero delle Infrastrutture. Da una parte, questo cambiamento ha dato un grosso vantaggio all’automobilista in termini di risparmio di tempo: se, durante il controllo, l’auto mostra la necessità di una riparazione, si può intervenire subito. Ma c’è un conflitto di interessi, denuncia FederIspettori: gli ispettori sono dipendenti delle officine. Pur di conservare la clientela, i centri “furbetti” possono essere indotti a promuovere vetture che invece andrebbero bocciate. Con ricadute negative su sicurezza stradale e ambiente.
CHE COSA DICE L’UE - L’argomento non è nuovo: una direttiva UE del 2014 prevede l'eliminazione dei conflitti d'interesse nella revisione, ma è rimasta lettera morta in Italia. La soluzione? Secondo FederIspettori, rendere gli ispettori indipendenti dalle officine-centri di controllo, trasformandoli in liberi professionisti privati, ma gestiti dalla Motorizzazione. Proprio come già avviene nelle revisioni dei camion o per altre pratiche burocratiche pubbliche: così, con una verifica imparziale, sarebbero garantiti gli standard richiesti dall’UE.