ASTA STRABILIANTE - 10,14 miliardi di dollari, pari a
7,9 miliardi di euro, per l’acquisto di un terreno. È quanto il gruppo
Hyundai ha deciso di offrire per un appezzamento di 79 mila metri quadrati nel quartiere di Gangnam di Seoul, cioè la zona più trendy della capitale sudcoreana. L’importo pagato è più del triplo di quanto fosse la stima del lotto.
OLTRE TRE VOLTE IL VALORE DI STIMA - Il gruppo Hyundai ha fatto la strepitosa offerta nell’asta indetta dalla società precedente proprietaria del lotto, la Kepco-Korea Electric Power (di proprietà pubblica), che ha deciso di impiantare la propria sede (nella foto sopra quella attuale) in una zona nel sud del Paese al centro di un grande piano di sviluppo e di utilizzare il ricavato della vendita per ridurre i propri debiti. Da notare che anche la Samsung era interessata al terreno di Seoul, ma la sua offerta è stata surclassata da quella della Hyundai che evidentemente voleva a tutti i costi l’appezzamento.
DUBBI SUL LEADER - L’operazione ha suscitato perplessità in molti analisti economici. È stato fatto osservare che l’importo impegnato nell’acquisto del terreno sarebbe stato sufficiente per realizzare diversi impianti di produzione e che una scelta del genere fa nascere qualche dubbio sulla governance del gruppo. Dal 1999 a capo del gruppo Hyundai c’è Chung Mong-koo, che ha guidato la casa coreana (anche attraverso l’acquisizione della Kia) in una crescita spettacolare, ma che oggi ha 76 anni.
AZIONISTI IN FUGA - Se da parte degli analisti economici vengono solo delle valutazioni, più concrete sono state le reazioni degli azionisti e dei sindacati della Hyundai. I primi hanno reagito negativamente dando luogo a massicce vendite (da notare che l’azionariato Hyundai è per il 46% di origine straniera), così che il titolo Hyundai ha perso il 9,2% alla Borsa di Seoul, quello della Kia è sceso del 7,9% e sorte analoga è toccata alle azione della società Hyundai Mobis, terzo anello del gruppo Hyundai che ha compiuto l’operazione. Al contrario la società elettrica Kepco, che ha ceduto l’area, ha visto le proprie azioni guadagnare il 5,8%.
SCIOPERI DI PROTESTA - Quanto ai sindacati, già in stato di agitazione per il rinnovo del contratto, essi sono scesi in piazza protestando contro la scelta della società, sottolineando che sarebbe stato più utile investire quel denaro in impianti produttivi. Gli analisti economici sottolineano che essendo gli stabilimenti americani del gruppo già al massimo delle loro capacità produttive, gli scioperi in Corea possono avere conseguenze pesanti sull’attività della Hyundai e della Kia.
ANCHE QUALCHE GIUDIZIO POSITIVO - Se l’operazione immobiliare del gruppo Hyundai in generale ha suscitato giudizi e reazioni critiche, va anche detto che non è mancata qualche opinione in controtendenza. Tali opinioni si basano su diverse argomentazioni. Anzitutto quella che nella cultura economica coreana ha molta importanza l’immagine e, nel caso specifico, il quartier generale del gruppo nella esclusiva zona di Gangnam sarebbe appunto una sorta di status symbol dell’appartenenza della società al Gotha dell’economia coreana, utile per poter rivaleggiare con le case straniere più prestigiose. Tutto ciò avrebbe spinto la Hyundai e il suo presidente a volere assolutamente il terreno in questione, ormai l’unico disponibile nella zona.
PROGETTO PRODUTTIVO? - Meno prosaicamente, qualcuno ha fatto osservare che la Hyundai ha già detto di prevedere lo spostamento nel nuovo complesso delle sedi principali di una trentina di società in qualche modo collegate al gruppo, cosa che darà luogo a un monte affitti pari più o meno agli interessi che renderebbero i dieci miliardi di dollari pagati. Oltre a ciò, dalla Hyundai è stato anche fatto circolare l’essenza del progetto immobiliare, che prevede sì il quartiere generale della Hyundai, della Kia e della Hyundai Mobis, ma anche un grande hotel, un centro convegni e un parco a tema, cioè attività che produrranno reddito.