PERBACCO! - Countach, il nome della Lamborghini più spettacolare di sempre, in dialetto piemontese letteralmente significa peste o contagio, ma in realtà - ha spiegato qualche tempo fa sul sito internet della casa di Sant’Agata Bolognese Marcello Gandini - viene usato più spesso come “espressione di stupore o ammirazione, come “perbacco!’”. Al geniale designer torinese, all’epoca responsabile dello stile della Bertone e artefice del design mozzafiato della supercar che nel 2021 taglia il traguardo del suo primo mezzo secolo di vita, quell’espressione dialettale che sarebbe diventata leggenda viene suggerita da un giovane collaboratore addetto alle serrature, impressionato da quelle linee così affilate e audaci, così cariche di dinamismo e di futuro. La Lamborghini Countach fa il suo esordio nelle vesti di show-car al Salone di Ginevra del 1971. Rispetto alla Miura uscita solo cinque anni prima (altra sbalorditiva testimonianza su quattro ruote dell’ingegno gandiniano), è un salto quantico. Il telaio a traliccio progettato da Paolo Stanzani, una gabbia di sottilissimi tubi d’acciaio ispirato alla struttura delle Maserati Birdcage degli anni 50 e 60, è rivestito da superfici tese costituite da piani e spigoli. La Countach è un cuneo affilato che sembra pronto a scattare velocissimo da un momento all’altro, e infatti promette di superare la soglia dei 300 km/h.
CHE LA LEGGENDA ABBIA INIZIO - Se la scelta di un motore a 12 cilindri, che sul prototipo Lamborghini Countach LP 500 svelato a Ginevra nel 1971 viene maggiorato da 4 a 5 litri di cilindrata, conferma il frazionamento del potente propulsore della Miura, una grande novità è la collocazione in posizione posteriore longitudinale, e non più posteriore trasversale, con il cambio installato a ridosso dei sedili e l’albero di trasmissione che attraversa il monoblocco.
LA PIÙ AMBITA - Dopo un biennio di intenso e appassionato lavoro, tecnici e collaudatori trasformano la concept car che aveva brillato come nessun altra sotto i riflettori del Salone di Ginevra in un’auto vera. A tenere a battesimo la prima generazione della Lamborghini Countach, nel 1973, è di nuovo la kermesse ginevrina. La macchina - modificata con l’aggiunta di pochi, ma decisivi elementi come le due grandi prese d’aria Naca sulle fiancate e quelle a periscopio sopra i passaruota posteriori - è una logica evoluzione del prototipo svelato due anni prima. Come suggerisce il nome - Countach LP 400 -, la cilindrata del motore a 12 cilindri viene ridotta a 4 litri: si tratta della stessa, collaudatissima unità che aveva già equipaggiato la Miura. La potenza massima di 375 CV consente allunghi mozzafiato sul filo dei 300 km/h. Altamente scenografico l’innovativo sistema di apertura delle portiere, che diverrà un marchio di fabbrica anche per le future generazioni di bolidi Lamborghini. Si aprono a forbice, in alto e in avanti, una soluzione mai vista prima che fa invecchiare di colpo persino i sistemi all’epoca in uso sulle più evolute auto da corsa. Costruita in 152 esemplari tra il 1973 e il 1977, la LP 400 è oggi la Countach più ambita dai collezionisti.
UNA “S” CHE FA LA DIFFERENZA - Nel 1978 debutta la Lamborghini Countach LP 400 S. Realizzata in collaborazione con Walter Wolf - all’epoca patron dell’omonima scuderia di Formula 1 - e immediatamente riconoscibile per i passaruota allargati e i pneumatici super ribassati, monta a richiesta un vistosissimo alettone posteriore che in molti sceglieranno per rendere il look ancora più spettacolare. Dai cancelli di Sant’Agata bolognese, dove rimane in produzione fino al 1982, ne escono 235 unità.
L’ULTIMO BALLO - Il canto del cigno della Lamborghini Countach si materializza al Salone di Parigi del 1988, a 15 anni esatti dall’avvio della produzione del modello e a 25 dalla fondazione della divisione automobilistica della Lamborghini. Battezzata 25° Anniversario, viene rivista nella carrozzeria da un giovanissimo Horacio Pagani, che smussa leggermente gli spigoli sui fianchi raccordando in maniera più morbida i codolini dei passaruota e le bandelle sottoporta. L’ultima Countach prodotta - un esemplare color argento metallizzato con gli interni in pelle grigia che è anche l’ultima delle 658 25° Anniversario costruite - lascia la fabbrica di Sant’Agata Bolognese il 4 luglio 1990. È la fine di un mito senza tempo che, a cinquant’anni di distanza, continua a sedurre e ispirare nuove visioni estetiche nel mondo delle quattro ruote. E non solo.