DIFFICILE SCELTA - Giorgetto Giugiaro ha lasciato la Italdesing, azienda da lui fondata nel 1968, dopo aver ceduto tutte le azioni in suo possesso al gruppo Volkswagen (leggi
qui la news). Una buona occasione per rivedere le auto più rappresentative uscite dalla matita del geniale designer piemontese. Dal 1968 a oggi la Italdesign di ha realizzato oltre 150 modelli, fra auto di serie e concept car. In molti casi si tratta di macchine innovative e di successo. Noi ne abbiamo selezionate 26 (13 modelli di normale produzione e altrettante concept car) fra le più significative e famose. Secondo voi, quali sono le più riuscite? Partecipate al sondaggio, votando il miglior modello di serie e il miglior prototipo.
> Auto di serie
MASERATI BORA E MERAK (1971)
Sportive a motore centrale dalle forme particolarmente pulite e fluenti, il cui sviluppo inizia nel 1968, poco dopo l’acquisizione della casa modenese da parte della Citroën. La prima a debuttare è la più potente Bora, che, al lancio, è spinta da un 4.7 V8 con 310 cavalli. La Merak, molto simile nell’estetica, debutta a fine 1972 e ha due piccoli posti supplementari dietro quelli anteriori, grazie al minor ingombro del motore (un 3.0 V6 da 190 CV, ma in seguito arriva anche una versione 2.0, con 170 cavalli).
ALFA ROMEO ALFETTA GT/GTV (1974)
Con il suo profilo a cuneo e le linee spigolose è un’auto di rottura, che nulla ha da spartire con il modello che sostituisce: l’iconica Giulia GT. Basata sul pianale della berlina Alfetta, ma accorciato di 110 mm, questa coupé (successivamente ribattezzata semplicemente GTV) va anche incontro alle esigenze di una famiglia: ha quattro posti veri e un baule ampio (con portellone). Nel progetto, Giorgetto Giugiaro ha proposto alcune innovazioni che, poi, non hanno avuto seguito nel modello di serie, come i tergcristallo coperti dal cofano quando sono in posizione di riposo, per migliorare l’aerodinamica (soluzione oggi comune a molte auto), e i fari parzialmente carenati (come quelli dell’Alfa Romeo Montreal).
VOLKSWAGEN GOLF (1974)
A questo modello è spettato l’arduo compito di raccogliere l’eredità del Maggiolino e di rilanciare la Volkswagen che, nei primi anni 70, si trovava in difficoltà. La casa tedesca incarica l’importatore italiano del marchio, Gerhard R. Gumpert, di scegliere il designer cui affidare il compito di realizzare quella che sarà la Golf. Gumpert individua sei vetture da cui trarre spunto per il progetto, quattro delle quali disegnate da Giorgetto Giugiaro. Pertanto, la Volkswagen decide di affidare al designer piemontese il nuovo modello. Giunta oggi alla settima generazione, la Golf è ancora il riferimento nel suo settore.
LOTUS ESPRIT (1975)
Questa coupé a motore centrale con bassissima carrozzeria in vetroresina “tutta spigoli” ha costituito il modello più importante nella gamma della casa inglese per lungo tempo (rimanendo in produzione fino al 2004). Nei quasi trent’anni di sviluppo è soggetta a lievi aggiornamenti estetici e, soprattutto, vive un’escalation nella potenza e nelle prestazioni: dal 2.0 con 160 cavalli della versione di esordio, fino a un V8 3.5 da 350 CV.
BMW M1 (1978)
Modello di immagine della casa tedesca, viene sviluppato principalmente come auto da competizione. L’avvento di un nuovo regolamento sportivo, che obbliga a produrne almeno 400 esemplari, induce però la BMW a cercare dei partner. E così, la Italdesign, oltre a essere artefice della linea, ne cura l’assemblaggio presso lo stabilimento di Moncalieri (Torino); la meccanica, incluso il sei cilindri 3.5 con 277 CV, è opera del comparto BMW Motorsport.
DELOREAN DMC 12 (1978)
Conosciuta principalmente per essere l'auto del film “Ritorno al futuro”, la DMC 12 era un progetto per una originale coupé dal prezzo abbordabile. Il nome viene da De Lorean Motor Company e “12.000 dollari”, che avrebbe dovuto essere il prezzo di lancio (in realtà, fu molto superiore). L’auto aveva soluzioni originali come le porte con apertura ad “ala di gabbiano” e una carrozzeria in acciaio spazzolato non verniciata. Ben più “banale” il motore: un 2.9 V6 della Volvo con appena 130 cavalli. A causa di problemi tecnici, la produzione in serie non iniziò prima del 1981, per terminare già alla fine del 1982: le DMC 12 costruite in totale sono circa 9000.
LANCIA DELTA (1979)
E’ l’auto che ha riportato al successo il marchio torinese dopo i difficili anni della Beta ed è poi diventata un’icona dei rally. L’idea parte dal progetto Golf, ma alla vettura viene conferita maggiore eleganza e più cura negli interni, in sintonia con il marchio Lancia. Nello studio era previsto il divano scorrevole: un’innovazione poi eliminata nella produzione di serie.
FIAT PANDA (1980)
Dimensioni da citycar, ma tanto spazio, è questo il punto di forza della piccola Fiat. Ma Giorgetto Giugiaro ha voluto anche dare due tratti distintivi alla vettura: massima praticità (la “tascona” al posto della plancia fu innovativa) e un aspetto accattivante, che piacesse anche ai giovani. Per questo progetto nel 1981 Giorgetto Giugiaro vince il Compasso d’oro.
FIAT UNO (1983)
Per anni l’auto più venduta in Europa, introduce soluzioni moderne (come l’assenza dei gocciolatoi sul tetto e i vetri a filo della carrozzeria) e si segnala per gli interni particolarmente spaziosi in rapporto alle dimensioni della carrozzeria. Inizialmente l’auto era stata concepita come Lancia: doveva essere l’erede della Autobianchi A112. Poi, le cose presero una piega diversa e divenne una delle Fiat di maggior successo: prodotta in circa nove milioni di esemplari, è l’ottava auto più venduta al mondo.
LANCIA THEMA (1984)
È uno dei quattro modelli nati dal progetto “Tipo 4”, che ha portato alla realizzazione di Alfa Romeo 164, Fiat Croma, Lancia Thema e Saab 9000. I lavori sullo stile iniziano già nel 1978 e il risultato è una equilibrata e spaziosa berlina dalle forme “pulite”. Sul mercato per dieci anni, la Thema è stata prodotta anche nella rara versione 8.32: il motore 8 cilindri con 32 valvole (da qui il nome) da 215 CV era di origine Ferrari, trasformando l'auto nella trazione anteriore più veloce dell'epoca: 240 km/h. Abbastanza da rendere necessario dotare il baule di uno spoiler a scomparsa, per aumentare la stabilità.
FIAT PUNTO (1993)
L’utilitaria che sostituisce la Uno ne mantiene l’ottimo sfruttamento dello spazio interno e la pulizia delle forme, che, però, sono più arrotondate; innovativi i fanali posizionati in alto, a fianco del lunotto. Rimane in produzione fino al 1999, quando viene sostituita dalla Punto disegnata dal Centro Stile Fiat.
ALFA ROMEO 159 (2005)
L'erede della fortunata 156 nasce dal prototipo Brera del 2002: l'auto è ben più massiccia della vettura che sostituisce e le linee sono più tese e aggressive. Originale il muso, con i fari ad elementi tondi incassati e “a vista”, senza vetro protettivo. La piattaforma, nata da un progetto in comune con GM, è all'origine del peso non certo contenuto (la 2.0 a gasolio sfiorava la tonnellata e mezzo), che “azzoppa” le prestazioni. Di alto livello, però, la guida: merito delle sospensioni raffinate e dello sterzo preciso. Nel 2006 arriva anche la versione famigliare Sportwagon.
FIAT GRANDE PUNTO (2005)
La “quattro metri” italiana ha forme particolarmente ben proporzionate, eleganti e al contempo grintose; il frontale, con i fari che si allungano sui fianchi, ricorda le Maserati contemporanee. La linea è così riuscita che la Punto di oggi (e la Punto Evo che ha fatto da intermezzo) sono solo lievissimi aggiornamenti del progetto di dieci anni fa.
> Concept car
MANTA (1968)
È il primo prototipo della Italdesign: realizzata a soli quaranta giorni dalla fondazione della compagnia, dispone di un telaio tubolare che Giotto Bizzarrini (geniale progettista e costruttore) ha ricavato modificando una Grifo Competizione. I posti sono tre, col guidatore al centro, mentre il motore è un V8 della Chevrolet con ben 400 CV: la velocità massima ufficiale di 330 km/h è “stratosferica” per l'epoca. Per aumentare la visibilità anteriore, scarsa a causa del parabrezza fortemente inclinato (ben 15°), erano stata ricavata una sorta di “persiana” sotto il vetro, con le alette orientabili.
MASERATI BOOMERANG (1972)
Spigolosa, con linee molto tese e superfici vetrate particolarmente estese questa coupé con meccanica della Maserati Bora (4.7 V8 da 310 CV) è, per l’epoca, un’auto futuribile. Fra le soluzioni più singolari, il volante che ingloba al centro il cruscotto e il piantone dello sterzo che anticipa concetti della sicurezza passiva: diviso in più sezioni, in caso di urto frontale non arretra molto, salvanguardando il torace del guidatore.
BMW NAZCA M12 (1991)
Questa filante concept è un concentrato di soluzioni derivate dalle vetture da gara: il telaio e la carrozzeria sono interamente in fibra di carbonio, contribuendo a contenere il peso in soli 1100 kg. Originali le portiere, che si aprono in maniera tradizionale ma hanno vetri che si sollevano “ad ala di gabbiano”. Dietro i due posti, troviamo un 12 cilindri a V da 5 litri, “preso in prestito” da una BMW 850i (abbinato a un cambio manuale a cinque marce) e capace di erogare 300 cavalli. Al Salone di Tokio del 1992 fu presentata l'evoluzione della M12: la Nazca C2 (350 CV e linee più aggressive).
LUCCIOLA (1992)
Presentata al MotorShow di Bologna, è il concept di una citycar monovolume a bassissimo impatto ambientale: motore elettrico, carrozzeria in lega leggera e ampio uso di materiali riciclabili. L’importanza della Lucciola sta però soprattutto nel modello di serie che prefigura: la Daewoo Matiz del 1998, che avrà un enorme successo.
LAMBORGHINI CALÀ (1995)
Coupé 2+2 dalle forme “dolci” ma dalla sportività assai manifesta, ha una struttura in lega leggera sulla quale sono montati pannelli in fibra di carbonio. Il motore V10 4.0 con 372 cavalli è montato in posizione centrale, la trazione è integrale. Da questo prototipo deriva, nel 2002, la Lamborghini Gallardo: finora, il modello più venduto del marchio bolognese.
SCIGHERA (1997)
In dialetto milanese, Scighera è la nebbia e l'auto è un omaggio al marchio più famoso della città: l'Alfa Romeo. Le linee sono una miscela di elementi moderni e passati, con il basso muso dotato di un profilo alare e le portiere con apertura ad ala di gabbiano che integrano due montanti inclinati verso la coda, come sulle più celebri sportive degli anni 50 e 60. Originali ancora oggi i fari, definiti dall'Italdesign come “a occhio di clown”. Dietro i due posti, “batte” un 3.0 V6 Alfa Romeo biturbo, che scarica a terra i suoi 400 CV attraverso un cambio manuale e ha la trazione integrale permanente.
VOLKSWAGEN W12 SYNCHRO (1997)
Questa supercar dallo stile corsaiolo è una vera e propria vetrina tecnologica per il marchio tedesco: mossa da un motore W12 5.6 e con la trazione 4x4 (da cui il nome Synchro), dà credibilità alla Volkswagen anche come produttore di auto di lusso (all’inizio degli anni 2000 arrivano alla produzione di serie la berlina Phaeton e la suv Touareg).
BUGATTI EB118 (1998)
Poderosa coupé dalle linee assai arrotondate, con qualche richiamo alle fuoriserie prodotte negli anni 30 del glorioso marchio francese. Il cofano motore, enorme, ospita un 18 cilindri con 555 cavalli; la trazione è integrale.
ALFA ROMEO BRERA (2002)
Esposta al Salone di Ginevra del 2002 anticipa l'omonima coupé e la berlina 159, entrambe arrivate nel 2005. Rispetto all'auto di produzione, la Brera prototipo ha un passo più corto ed è assente il vetro dietro le portiere; inoltre, in alcuni punti le forme sono leggermente più bombate e “lisce”. Il risultato è un'auto più equilibrata e meno massiccia rispetto a quella venduta nei concessionari. Sotto il cofano, un V8 da 400 CV di origine Maserati.
MASERATI KUBANG GT WAGON (2003)
Questa vettura miscela alcune caratteristiche tipiche delle suv (quattro ruote motrici ed elevata distanza da terra) con la sportività tipica delle Maserati: frontale basso ed aggressivo e motore V8 da 390 cavalli. Non c’è un seguito produttivo, ma l’auto lascia il segno. Nel 2011 la casa di Modena presenta un altro concept di suv sportiva, sempre chiamato Kubang, e opera del Centro Stile Maserati, e nel frattempo questo genere di auto diventa di moda.
ALESSANDRO VOLTA (2004)
Esemplare unico di supercar a motore centrale che vuole unire sportività e rispetto dell’ambiente (il nome è quello dell’inventore della pila). La spinta è fornita da due motori elettrici (uno per le ruote davanti e l’altro per quelle dietro), alimentati dal sistema ibrido (V6 a benzina e generatore di elettricità) della Lexus, che è il marchio di lusso della Toyota.
PARCOUR (2013)
È una coupé sportiva e prende il nome dal parkour: uno sport che prevede di seguire un percorso urbano superando gli ostacoli con salti, arrampicate e volteggi. Presentata al Salone di Ginevra del 2013, questa due posti è caratterizzata dall'elevata altezza da terra (variabile) e dalle ruote “tutto terreno”. Dotata di trazione integrale, monta un motore Lamborghini V10 5,2 litri da 550 CV e, secondo la casa, è in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in soli 3,6 secondi
GEA (2015)
È la più recente concept di Italdesign: presentata al Salone di Ginevra del 2015, prefigura una lussuosa berlina del futuro. La vera novità è all'interno dove, grazie al fatto di sfruttare la guida autonoma, l'abitacolo è stato ripensato. Grazie a un comando, può essere configurato come un ufficio viaggiante, un’area per il benessere (apposite maniglie e tavolette a scomparsa consentono di eseguire esercizi per il risveglio muscolare) o uno spazio dedicato al riposo (il sedile posteriore destro può distendersi fino a formare, congiungendosi con quello anteriore, un letto).
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ALFA ROMEO 159 (2005)
22%
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LANCIA DELTA (1979)
10%
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ALFA ROMEO ALFETTA GT/GTV (1974)
9%
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FIAT PANDA (1980)
9%
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FIAT UNO (1983)
8%
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VOLKSWAGEN GOLF (1974)
8%
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ALFA ROMEO BRERA (2002)
6%
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LANCIA THEMA (1984)
6%
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DMC 12 (1978)
5%
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FIAT GRANDE PUNTO (2005)
3%
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MASERATI BORA E MERAK (1971)
3%
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LAMBORGHINI CALÀ (1995)
3%
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BMW M1 (1978)
2%
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MASERATI BOOMERANG (1972)
2%
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SCIGHERA (1997)
2%
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PARCOUR (2013)
1%
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VOLKSWAGEN W12 SYNCHRO (1997)
1%
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MANTA (1968)
1%
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BMW NAZCA M12 (1991)
1%
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FIAT PUNTO (1993)
1%
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LOTUS ESPRIT (1975)
1%
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GEA (2015)
1%
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LUCCIOLA (1992)
0%
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BUGATTI EB118 (1998)
0%
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MASERATI KUBANG GT WAGON (2003)
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ALESSANDRO VOLTA (2004)
0%