DOLCE COME LO “ZUCCHERO” - Si chiama Lina, è una city car elettrica a quattro posti, con velocità di 80 km/h e dal futuro commerciale improbabile. A renderla attrattiva, però, sono i materiali utilizzati per la scocca, il telaio e altre parti della vettura e pensati per essere biodegradabili in modo da facilitarne il riciclaggio a fine vita. A realizzarla è stato un gruppo di studenti dell’Università di tecnologia di Eindhoven, in Olanda, che ha sviluppato una struttura costituita da due fogli di biomateriale composito creato con i derivati del lino con al centro un’anima a nido d’ape prodotta con acido polilattico, una bioplastica ricavata dalle barbabietola da zucchero. L’esito sarebbe un materiale molto resistente e leggero, tanto che l’intera struttura della vettura pesa soltanto 310 kg, un valore equivalente a quello ottenibile con la vetroresina.
MINORE IMPATTO SULL’AMBIENTE - L’adozione di materiali di origine vegetale comporta un doppia vantaggio teorico. Oltre alla riciclabilità a fine vita, l’impiego di strutture bio riduce sensibilmente l’impatto ambientale nella fase di produzione. Per recuperare le materie prime tradizionali, infatti, è necessario un alto quantitativo di energia per l’estrazione, operazione che ha pure impatti negativi sugli ecosistemi. Altrettanto energivora è la successiva lavorazione necessaria per creare le tradizionali lamiere. Per contro, per produrre il lino indispensabile per la costruzione della Lina basterebbero, secondo gli studenti olandesi, 300 mq di terreno coltivato, per altro in grado di assorbire anidride carbonica durante la crescita delle piante. Non a caso altri studiosi stanno sviluppando materiali alternativi basati su componenti di origine vegetale, come bambù e agave. Si tratta di sperimentazioni ancora lontane dall’applicazione nella produzione di serie, come lo stesso biomateriale pensato per la Lina. Tra i limiti riscontrati dai ricercatori olandesi, infatti, c’è l’estrema rigidità della struttura che non ha consentito di superare i crash test poiché il biomateriale non si piega come le tradizionali lamiere, ma si spezza.